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26 Luglio 2012

Uncategorized · Christian Roccati

Il sangue è tempo

Il tempo passa, le stelle sono sempre lì. Ci fu chi desiderò esser ricordato per la ragion pura, dentro se stesso, ma il cielo stellato, sopra di lui. A me non interessa molto, per lo meno per ora. Il cielo è cielo, per noi limitati che vediamo quadri per dire universo, ed io son passo di formica.

Penso a ciò che sento, e credo che viverlo sia più importante. Ha un valore la scia di lucciole che mi accompagna a casa e quel profumo di umido che me la ricorda. …è fondamentale quel secco giornaliero, quando tira vento, e per un istante mi pare d’esser nel mio chalet in Vallée… e ciò mi porta a chiedere “perché mai io non sia davvero lì, di ritorno dal mondo e dalle spedizioni?”

Arrivo a casa e so che ho cinque ore davanti da amministrare tra doccia, sonno e pensieri, e poi dovrò alzarmi e riaffrontare il mondo. ma le uso, od almeno una parte di esse, per sfamare qualche gattino e per accorgermi di una lumaca sul lato del piatto dei mici, che dal bosco è venuta fuori.

La prendo in mano ed essa afferra il mio indice con il suo corpo. La lascio fare e con una morsa che stritola passa dalla falange dell’indicazione a quella del gesto liberatorio. Altro che il mio settimo od ottavo grado, lei si che sa scalare. Il suo corpo si modifica e genera due antenne lunghissime e due baffi più minuti. Lascia la stessa bava magnifica che saprebbero creare due ventose senzienti e mi dimostra che la sua ricerca dell’assoluto è migliore della mia, in vocazione ed in capacità arrampicatorie.

…eppure tutto continua.

Questa sera, tra le mille altre cose, dopo 6 ore di scrittura a casa e 7 di vendita al reparto tecnico di montagna, ho scoperto che il sole si posa sulle pietre antiche che cinquecento anni fa erano vecchie rocce giovani, squadrate dall’uomo. Un modo gentile per evitare un altro pensiero.

Ho ritrovato l’unica mia sorella non consanguinea. …guarda un po’?! Ho saputo che quella volta, proprio quella… si quella… quella in cui il dottore mi chiamò a gran voce, perché serviva il mio sangue per un bimbo, non uno a caso, proprio quello, non un sangue a caso proprio il mio… Era il figlio di mia sorella, quella che non ha il mio sangue. Ho scoperto che anche se non vedi o non senti una persona da una vita, la storia è storia e fa sempre il suo corso. E così accade. Sic. Ero emozionato quel giorno, la vita rossa passava dal mio corpo, ora in salute, a quello di un piccolo bimbo. Mi sorprese quel momento, sapevo che vita è ciò che vita chiami e senti. Non sapevo che quel bimbo, fosse quel bimbo.
Ma ora che lo so, è come se l’avessi sempre saputo.

Forse non è più tempo per le pietre del ‘500… fors’è il momento di dormire. Oramai sono tre le possibili ore di sonno, ed ogni minuto è perduto, o forse, impiegato.

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