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23 Ottobre 2013

Uncategorized · Christian Roccati

Il sapore delle castagne

Mi siedo a mangiare in un bar di amici. Sparecchiano il tavolino portando via un piatto pieno di rucola.
Il cliente che mi ha preceduto ha mangiato l’eccellente carne che riposava sul giaciglio verde lasciando il materasso.

In questi momenti risulta evidente che qualche cosa nel mondo funziona in un modo che davvero non comprendo.

Oggi ho parlato con Fabio: una ragazzo dolce e gentile che non vedo da due anni. Si è trasferito in uno dei tanti paesi abbandonati d’Appennino che si raggiungono soltanto a piedi, via sentieri, alla maniera della mamma di mia nonna. Scende in vallata per lavorare e racimolare qualche soldo. Vive coltivando la terra e mangiando i frutti del bosco. Adesso è felice perché la foresta gli regala castagne a milioni, e visto il clima per ora mite, riesce a coltivare patate e altri tesori.

Sta mettendo via i soldi, un euro alla volta; deve comprarsi una giacca in goretex perché “l’inverno sta arrivando”.
Quest’anno ha una stufa nuova, mi sottolinea entusiasticamente fiero: è il suo biglietto per il paradiso.

Ha persino un vicino, un amico che da cinque anni vive nello stesso agglomerato, coltivando la terra a sua volta.
Una vallata per due persone; quando scende il sole è notte, quanto c’è luce, è giorno.

Ripenso all’insalata lasciata nel piatto: ma come si può?
A parte il fatto che era viva ed è morta per niente.
Sento milioni di pensieri relativi agli animali…
…e mai nemmeno un respiro per le piante che vengono uccise perché siano cibo.

Esiste chi pensa che l’Iphone sia necessario…
Ma com’è possibile? Non divertente: necessario?

Non dipende da ciò che fai, ma di chi sei.
Di fatto ciò che si fa, a sua volta dipende da ciò che si è, quindi, in ogni caso, si arriva al punto.

Il mondo è un luogo strano: non posso pensare che davvero una quantità di persone vivano per bisogni superflui indotti e credano veramente di poter comprare la felicità con due o tre o dieci mila euro al mese, invece di vivere una vita adatta a loro, non una preconfezionata, e avere la moneta come merce di scambio nominale.

Ci sono persone che lottano per il proprio posto di lavoro, tutti i giorni, altre per la propria vallata,. senza che il mondo largamente li ascolti. Molto più lontano c’è chi lotta per un parco o per un università tagliata in due da una strada. C’è chi combatte per la propria libertà, con il proprio pensiero e le relative parole…

…e c’è chi oggi ha lasciato un piatto di insalata a marcire, forse nemmeno chiedendosi “ma io chi sono?”

Christian Roccati
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