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22 Giugno 2020

Hiking e Trekking · Walking · Resto del Mondo

Alaska. Il “Magic bus” descritto da Krakauer, rimosso dallo Stampede Trail

Christopher McCandless. Fonte: facebook

Nel celebre autobus visse il ventiquattrenne avventuriero Chris McCandless per oltre 100 giorni. Vi morì denutrito e in solitudine nel 1992

La Guardia Nazionale dello stato dell’Alaska il 18 luglio ha rimosso  dallo Stampede Trail, a ovest del fiume Teklanika,  il “Bus 142” o “Magic Bus” degli anni ’40, descritto nel libro e nel film “Into the Wild”.

In collaborazione con il Dipartimento delle risorse naturali, 12 guardie nazionali  dell’Esercito e un reggimento dell’aeronautica, hanno caricato in un aereo l’autobus abbandonato, ormai una leggendaria attrazione turistica, e lo hanno trasferito in un posto sicuro.

“Dopo aver studiato attentamente la questione, valutando molti fattori e considerando una serie di alternative, abbiamo deciso fosse meglio rimuovere l’autobus dalla sua posizione sullo  Stampede Trail”, ha dichiarato Corri A. Feige, commissario del Dipartimento delle risorse naturali. “La Guardia nazionale dell’esercito dell’Alaska ha potuto svolgere la missione nell’ambito di un’esercitazione, senza incidere sui costi pubblici e senza costi aggiuntivi per lo stato”.

Fonte: U.S. Army. Magic Bus, Alaska rimosso dallo Stampate Trail

Il veicolo,  collocato a 25 miglia a ovest della Parks Highway vicino a Healy, era stato collocato dalla Yutan Construction Co. per ospitare i dipendenti durante la costruzione di una strada tra Lignite e Stampede. Successivamente al completamento dei lavori, nel 1961, fu abbandonato.

Utilizzato da allora come rifugio d’emergenza, l’autobus divenne noto dopo che il libro di John Krakauer “Into the Wild” del 1996,  e l’omonimo film diretto da Sean Pean, del 2007, resero popolare la storia del ventiquattrenne avventuriero Chris McCandless, che vi morì in solitudine nel 1992, dopo avervi soggiornato per 114 giorni.

Da allora, l’autobus è diventato meta di pellegrinaggio per molti viaggiatori che hanno tentato di raggiungerlo ripercorrendo le orme di McCandless. Molti di loro –  impreparati ad affrontare condizioni meteorologiche avverse e l’attraversamento dei fiumi Teklanika o Savage – hanno avuto necessità dell’intervento dei soccorritori, altri sono morti tragicamente.

Nel luglio 2019, una donna bielorussa di 24 anni è deceduta mentre cercava di attraversare il fiume Teklanika sul sentiero vicino a Healy. A febbraio di quest’anno, cinque turisti italiani sono stati salvati mentre in aprile la stessa sorte è toccata ad un turista brasiliano.

Il Magic Bus di Christopher McCandless nel parco nazionale di Denali (Alaska), divenuto meta di pellegrinaggi dopo la morte del viaggiatore. Fonte: Wikipedia

L’autobus è stato quindi frequentemente oggetto di discussioni controverse in tutto lo Stato dell’Alaska. Anche se il distretto non era proprietario del bus e del terreno, i servizi di emergenza del Denali Borough sono stati spesso incaricati dallo Stato dell’Alaska del salvataggio di viaggiatori in difficoltà durante i loro viaggi da o verso il veicolo.

“Incoraggiamo la gente a godersi le zone selvagge dell’Alaska in tutta sicurezza, e comprendiamo l’attrazione che questo bus ha sull’immaginario collettivo”, ha riferito Feige. “Tuttavia, questo veicolo abbandonato e in via di deterioramento è motivo di pericolosi e costosi interventi di soccorso. E, cosa ancora più importante,  è costato la vita ad alcuni viaggiatori”.

Nel marzo 2020, l’Assemblea del Denali Borough ha approvato la rimozione del “Fairbanks City Bus 142” ed il sostegno allo Stato in caso di rimozione del bus, in quel sito dal 1959.

La risoluzione è nata subito dopo che le famiglie di alcune delle persone decedute hanno incaricato una società di ingegneria di studiare la fattibilità della costruzione di una passerella sul fiume Teklanika per rendere più sicuro il viaggio da e per l’autobus.

Il commissario Feige ha dichiarato in un comunicato stampa che “il bus sarà conservato in un luogo sicuro mentre il DNR sta valutando tutte le opzioni e le alternative per la sua esposizione permanente”. Fonte

L’avventuriero Christopher McCandless

Christopher McCandless nasce il 12 febbraio 1968 nel Sud della California, da Walt McCandless, un dipendente della NASA, e Wilhelmina Johnson, un’impiegata. Dopo sei anni a El Segundo, la famiglia si sposta prima a Washington e poi ad Annadale in Virginia. Nel 1990 Christopher si laurea con una media-voto molto alta all’Università Emory, ottenendo una specializzazione in Storia e Antropologia. Benestante di famiglia, decise di attraversare l’Ovest Americano da solo, dopo aver donato 24000 dollari di risparmi alla Oxfam. Intraprese inizialmente il suo viaggio con la sua auto, una Datsun B210 gialla del 1982, un acquisto dell’ultimo anno di liceo, con cui amava viaggiare durante le vacanze scolastiche.

La Datsun fu in seguito ritrovata da un gruppo di ricercatori di fiori rari nel deserto del Mojave: all’interno McCandless aveva abbandonato una chitarra Giannini, un pallone da football, un sacchetto di immondizia pieno di vecchi indumenti, una canna da pesca, 10 kg di riso, un rasoio elettrico nuovo, un’armonica a bocca, i cavi della batteria e le chiavi. Il ragazzo aveva abbandonato il proprio mezzo a causa di un’inondazione proveniente dal fiume accanto al quale si era accampato, che aveva bagnato il motore rendendo l’automobile inutilizzabile. Prima di lasciare la sua auto bruciò parte dei suoi risparmi (tenne 300 dollari di scorta in una tasca nascosta) e gettò via la targa dell’auto, tenendo però con sé i documenti di identità: proseguì quindi a piedi facendo l’autostop, girovagando tra Stati Uniti occidentali e Messico settentrionale.

Selfie di McCandles sullo Stampede Trail, recuperata dalla macchina fotografica trovata dopo la sua morte. Fonte: en.wikipedia.org e www.christophermccandless.info

Trascorse gli ultimi 112 giorni della sua vita nei boschi dell’Alaska, nel parco nazionale di Denali, avendo come unico rifugio un vecchio autobus abbandonato, trovato per caso e da lui chiamato Magic Bus (“Bus magico”). Per un certo periodo Chris riuscì a sopravvivere con l’ausilio di pochi strumenti: un fucile Remington Nylon 66 calibro 22, con cui poteva procacciarsi della selvaggina, una sacca di riso, un libro sulle piante commestibili del luogo, una mappa del luogo e altri semplici oggetti da campo. A luglio il giovane si ricarica lo zaino in spalla e si mette in marcia per tornare nella civiltà ma, dopo aver camminato per due giorni, capisce che il fiume che qualche settimana prima aveva attraversato senza troppe difficoltà adesso è in piena, gonfiato dal disgelo dei ghiacciai; per cui è costretto a tornare indietro verso il Magic Bus. Il giovane fu ritrovato morto all’interno dell’autobus nel settembre del 1992 da due cacciatori che ne scoprirono il corpo a circa due settimane dal decesso: la versione ufficiale è che sarebbe morto di fame (al momento del ritrovamento il cadavere pesava circa 30 kg), ma altre possibili cause sono il freddo e l’aver accidentalmente mangiato i frutti di una pianta velenosa. (Fonte)