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10 Settembre 2018

Climbing · Vertical · Resto del Mondo

Alex Honnold scala un grattacielo, nel New Jersey, fino al 24esimo piano. Il racconto dell’impresa

Alex Honnold su Urby, Jersey City. Foto: Kathryn Palmieri

L’edificio di sessantanove piani totali, è stato affrontato dal celebre climber in free solo. Honnold si è fermato al 24esimo piano

Giovedì sera,  l’alpinista Alex Honnold – non riuscendo a dormire – si è alzato dal letto, ha preso lo zaino e – dopo aver attraversato la strada davanti al suo hotel di Jersey City, nel New Jersey, si è diretto verso un grattacielo di sessantanove piani, un condominio di lusso conosciuto come Urby.

Secondo il racconto di Charles Bethea, redattore del quotidiano The NewYorker, Honnold, ha nascosto la chiave della sua camera, la Candlewood Suites, e le sue infradito, sotto una staccionata.“Spero che nessuno li prenda”, ha pensato. Ha mangiato del cioccolato fondente e poi, afferrata una grata alla base dell’edificio, ha iniziato la sua salita verso quella che ha battezzato la “cresta nord-est” dell’edificio, senza un’imbracatura o una corda.

Aveva piovuto poche ore prima, e le previsioni non erano buone. “Se ricomincia a piovere, busserò alla finestra di qualcuno”…

Honnold è il più grande della storia a scalare in free solo. Si è guadagnato questo titolo la scorsa estate, quando ha salito in meno di quattro ore, in solitaria e senza assicurazione,  El Capitan, forse la più famosa e bella parete rocciosa del mondo (i primi a salire la via, negli anni Cinquanta, impiegarono quarantasette giorni).

Giovedì Honnold si è  preso  il suo tempo, godendosi la vista  della città mentre si inerpicava sui primi nove piani di Urby. L’edificio, è stato costruito due anni fa. Nella parte iniziale del  percorso Honnold ha attraversato il recinto di metallo forato del garage del palazzo: le sue pareti sono piene di “belle e sicure prese”, ha dichiarato, fino a una terrazza sopraelevata dove, più tardi Honnold ha spiegato:  “Ho trascorso dieci minuti lì”, osservando la gente fumare sotto, e  valutando ulteriormente l’edificio. Non era l’arrampicata che preoccupava Honnold, a questo punto, ma le finestre sopra, dove poteva vedere le luci accese..

Alex Honnold su Urby, Jersey City. Foto: Kathryn Palmieri

Non era l’unico con questa preoccupazione. Poche ore prima, aveva discusso del suo progetto con David Barry, proprietario dell’edificio, che aveva accettato di lasciare che Honnold scalasse l’Urby. Barry temeva solo che i suoi inquilini si allarmassero, per cui decise di non avvisarli prima del tempo. “Sarò tranquillo e discreto,” aveva assicurato Honnold a Barry, “purché non diano un pugno alla finestra.”

Comunque, la squadra di Barry aveva un piano di emergenza. Alexander Waxman, direttore creativo di Urby, aveva deciso cosa dire se un inquilino fosse andato “fuori di testa” durante l’arrampicata di Honnold. “Diremo: ‘Va tutto bene. Siamo al corrente. Vi daremo più informazioni in seguito.”

Molti scalatori, tra i migliori al mondo, come  John Bachar, Dwight Bishop, Ueli Steck, sono morti. Altri resistono, come il cinquantenne francese Alain Robert,  ossessionato dai grattacieli.
Honnold ha volontariamente fatto esaminare il suo cervello, curioso di sapere se la sua capacità di stare  a migliaia di metri da terra su piccoli pezzi di marmo e frammenti di roccia è indicativo di qualche anomalia neurologica. Pare di no. E un tracciato di alcuni anni fa, ha mostrato come lui reagisca in maniera meno ansioso, rispetto ad altri, in ambienti pericolosi.

Alex Honnold su Urby, Jersey City. Foto: Kathryn Palmieri

Honnold può sembrare introverso e si descrive come “non molto caldo”, ma non ha  “desiderio di morire”. La maggior parte delle sue scalate le realizza assicurato . Le sue salite in free solo di El Capitan e della Moonlight Buttress, una parete rocciosa  nel Parco nazionale di Zion, sono state realizzate solo dopo un’attenta pianificazione e molti tentativi (nel caso di El Capitan, ha effettuato provato in sicurezza per più di un anno, memorizzando ogni movimento).

Pare che il sindaco Steven Fulop abbia confessato di non essere  lucido quando, per la prima volta ha suggerito a Honnold di salire sul condominio del suo amico Barry, dopo che i due si erano incontrati nell’esclusivo Yellowstone Club, nel Montana.

Una volta che Honnold ha lasciato la terrazza del nono piano dell’edificio, il percorso è diventato più difficile: sollevatosi da davanzali e cornici e si è portato su sporgenze della larghezza di una forchetta, cercando di non fissare le luci accecanti provenienti da sotto o di spostare la telecamera. Ha assunto quello che ha definito un ritmo “casuale”, prendendosi alcuni minuti per piano. Le sporgenze erano più umide di quanto si  aspettasse. “Era strano,” ha dichiarato più tardi. “C’erano molte persone ancora sveglie, all’una e mezzo del mattino di giovedì”

Si è arrampicato in laterale più di quanto avesse previsto, per evitarle. “Non volevo intromettermi nel privato delle persone”, ha detto. Il suo piede ad un certo punto è anche scivolato.  Ha superato le persone che dormivano a pochi passi da lui e ha cercato di non battere  contro le  finestre. Si è affrettato a superare un uomo mezzo nudo. Ha visto persone guardare la televisione,  impegnati sui loro computer e fare altre cose banali. “Un tizio ha fatto un selfie con me ad una delle finestre del ventunesimo piano”, ha riferito. “Gli ho mostrato il pollice in su. Era strano. La sua ragazza sembrava profondamente a disagio”.

Honnold si è fermato al ventiquattresimo piano, dopo circa un’ora dall’inizio della salita, dove un balcone sporgeva abbastanza  da dargli spazio per distendersi. “Non c’era modo di andare oltre senza passare nel salotto di qualcuno e avevano ancora le luci accese.”

Quindi  ha preso il suo telefono e ha mandato un messaggio a Barry per chiedere se qualcuno potesse  farlo entrare. Si è tolto le scarpe e ha chiamato la sua ragazza, sulla costa occidentale. Per tre ore ha cercato di ripararsi dalla pioggia. Ha ricevuto notizie.  Un fulmine è caduto in lontananza. “E ‘stato epico”, ha raccontato. Per stare al caldo, si è accucciato vicino allo scarico di una presa dell’aria condizionata. “Ho anche effettuato il mio allenamento quotidiano”, ha proseguito. Di solito non trascorre molto tempo in ambienti urbani. “È incredibile quanta luce ci sia lassù nel bel mezzo della notte”, ha detto. Honnold ha paragonato la scalata alle sue avventure alpinistiche.

Alle dieci meno cinque di venerdì mattina, un addetto alla manutenzione dell’Urby, è salito in ascensore a un’unità vuota del ventiquattresimo piano, è entrato e ha acceso una luce. Quando Honnold ha visto la luce accendersi, si è alzato.  L’uomo gli ha aperto la finestra è ha fatto entrare Honnold.  “Che notte!” ha esclamato il climber, prima di tornare al suo hotel per riposare un po’.