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26 Settembre 2017

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Cultura · Alpi Centrali · Aree Montane · Italia · Lombardia

“Emozioni sorprendenti con uno scalatore-esploratore”: Marcin Tomaszewski

Marcin Tomaszewski. Fonte: Gruppo Gamma

Si svela con il titolo della serata del 17 ottobre a Lecco, l’avvincente personalità del talentuoso alpinista polacco Marcin Tomaszewski

L’alpinismo estremo e di ricerca è un’attività che può spingere l’uomo ai limiti della resistenza fisica e psichica e in tal senso la Polonia ha espresso personaggi tra i più innovativi ed imprese fondamentali.

Per conoscere meglio la nuova generazione dell’alpinismo polacco e per tutti coloro che amano l’alpinismo e desiderano avere una visione esauriente della scena alpinistica internazionale, il Gruppo Gamma ospita martedì 17 ottobre a Lecco  Marcin Tomaszewski, un alpinista di riconosciuto ed apprezzato talento, che ha compiuto scalate in tutto il mondo e ha aperto numerose “prime” sulle Alpi e sulle principali catene montuose di tutti i continenti, prevalentemente con obiettivi di ricerca ed esplorazione avventurosa.

L’appuntamento è presso il Cine Teatro Palladium, (quartiere Castello, zona stadio), a partire dalle ore 21.Impareggiabie interprete della serata lecchese,  Luca Calvi.

Di seguito,  un ampio spazio sulla figura dell’alpinista che animerà la serata-evento “Emozioni sorprendenti con uno scalatore-esploratore”.

Marcin Tomaszewski

Comprendiamo che la serata programmata susciti già notevoli aspettative per l’eccezionale novità rappresentata dal protagonista polacco, che a quarantadue anni ha raggiunto l’apice delle sue potenzialità e della sua esperienza. Possiamo perfino pensare che proprio da lui prenda forza quel ritorno di fiamma di cui da tempo sentiamo la mancanza, soprattutto se ritroviamo in lui quella stessa “nouvelle vague” dell’alpinismo polacco, la cui punta di diamante è rappresentata da un trio di fortissimi scalatori: Jakub “Kuba” Radziejowski, Marek “Regan” Reganowciz e Marcin “Yeti” Tomaszewski. Tutti e tre sono degnissimi eredi della grande tradizione dell’alpinismo polacco, sovrano indiscusso delle “invernali” sulle pareti più dure del mondo con personaggi del calibro di Kukuczka, Wielicki, Hajzer, Kurtyka, tanto per citarne solo alcuni. Eredi che hanno avuto la fortuna di poter crescere umanamente e alpinisticamente in un’epoca del tutto differente da quella dei predecessori, potendo quindi accedere alle nuove tecnologie, ai nuovi materiali e soprattutto a quella libertà di movimento che fino all’89 è stato il maggior cruccio di chiunque arrivasse “da di là della cortina di ferro”.

Marcin Tomaszewski in azione sul Preikestolen un vertiginoso appicco granitico che dalla sua piatta sommità precipita per 600 metri sul Lysefjorden in Norvegia – Photo: Grzegorz Skorny

Marcin Tomaszewski, come spesso accade con i grandi alpinisti esploratori, non nasce a ridosso dei monti, ma in una delle zone polacche in assoluto più distanti dalle montagne. Nasce infatti a Stettino (Szczecin), il 17 ottobre del 1975, ma fin da giovane si appassiona alla montagna ed è sulle montagne “di casa” della Polonia meridionale, sui Monti Tatra, che fanno parte dei Carpazi, le più alte montagne tra le Alpi e il Caucaso, dove trova quella che sarà la sua culla alpinistica, ricevendo un’istruzione di eccellenza per l’arte di andar per monti. Un’istruzione che lo terrà impegnatissimo a salire, tra il 1992 ed il 2003, praticamente tutte le linee più interessanti di quelle montagne, permettendogli di diventare in breve tempo maestro non solo di arrampicata, ma anche di scalate su ghiaccio e di
dry-tooling.
Come la maggior parte dei suoi connazionali, anche Marcin, oltre ai Tatra, un piccolo massiccio con un’estensione di 40×20 Km, inizia a frequentare ed a girare in lungo ed in largo le Dolomiti e le Alpi, salendo tanto le classiche che le vie moderne più ambite, come, tanto per citarne alcune, “Tempi Moderni” e la “Via attraverso il Pesce” in Marmolada e la “Diretta Americana” al Petit Dru sul Monte Bianco.
Il suo amore per la conoscenza e la spinta alla ricerca dell’ancora ignoto o ancora da scoprire lo porta ad aprire parecchie vie nuove sulle pareti più difficili d’Europa ed oltre, ma, contemporaneamente, anche a diventare uno dei maggiori fautori dell’arrampicata sportiva in Polonia. Istruttore di quella disciplina dal 2005, Marcin fin dal 1997 è fervente attivista “della causa”, sostenendo la nascita di scuole e club dedicati all’arrampicata, compreso un “fight club” arrampicatorio con tornei annuali a livello nazionale.
La sola arrampicata, però, non può bastare ad un uomo simile, ed a partire dal 2001 iniziano i suoi viaggi alla ricerca di luoghi remoti e di pareti inviolate e bellissime. In questi diciassette anni ha quindi effettuato numerosi viaggi in Groenlandia (2000), in Pakistan (2001), all’Isola di Baffin (2002), in Alaska, Norvegia e Nepal (2003), al Meru in India del Gharwal (2004), a El Capitan nella Yosemite Valley (2005), in Norvegia, in Cina e al Cerro Torre in Patagonia (2006), di nuovo in Alaska (tra il 2007 e il 2009), al Fitz Roy in Patagonia (2009), Venezuela (2010), Cina (2010), Isola di Baffin (2012), Cerro Torre (2012), Grande Torre di Trango nel Baltoro (2013), di nuovo Alaska tra il 2014 e il 2016, nuovamente Norvegia (2015), fino a tornare a chiudere i conti con l’Eiger, parete Nord, via nuova in invernale, assieme all’inglese Tom Ballard, con il quale sempre nel 2016 ha anche aperto una nuova via di VII grado in Civetta, sulla parete Nordovest.
Attualmente ha, come dice lui, ancora qualche “cantiere aperto” tanto in Alaska che in Norvegia, ma questi sono solo quelli che rende noti…

Genio e sregolatezza per il pendolo di Marcin “Yeti” Tomaszewsky sulla Nord dell’Eiger, durante l’apertura di Titanic, in Svizzera. Foto: Tom Ballard

Per la sua attività di scalatore e esploratore ha già raccolto la bellezza di più di venti premi e attestazioni in patria, oltre ad essere costantemente citato e seguito dalle riviste più importanti a livello polacco, europeo ed extraeuropeo, dedicate all’arrampicata, alpinismo, esplorazione e viaggi.
Sposato e padre di famiglia, si mantiene grazie alla sua insaziabile curiosità e voglia di vivere, fornendo la propria consulenza come motivatore per aziende, con le serate dedicate a temi in funzione alpinistica, con serate dimostrative dedicate all’arrampicata, come esperto di lavori in altezza e come disegnatore di abbigliamento per lo sport.
Attivo anche come fautore di stili di vita salutari, dal 2009 è anche il motivatore e l’ispiratore del progetto “Quattro elementi vitali”, che propugna scalate in quattro regioni del mondo che maggiormente rappresentano questi quattro elementi: Alaska (freddo), la Patagonia (vento), l’Isola di Baffin (l’acqua) ed il Venezuela (i tropici). L’obiettivo è quello di andare a scalare le pareti più grandi e più difficili di quelle quattro regioni del mondo. Recentemente ha pubblicato un libro, in cui ha raccolto idee e pensieri dei suoi primi quarant’anni, in verticale, ovviamente.

 

Renato Frigerio