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29 Maggio 2019

Sale a 11 il numero di vittime sull’Everest nella stagione primaverile

Everest. Fonte: THT

L’alpinista americano Chrisopher Kulish è deceduto all’alba di lunedì poco dopo essere arrivato in cima all’Everest e aver coronato il suo sogno di scalare tutte le “Seven Summits”

Christopher Kulish, 62 anni, avvocato di Boulder (Colorado), ha perso la vita lunedì in un campo sotto la vetta dell’Everest (8.850 m) durante la sua discesa. La causa non è ancora nota, lo ha riferito il fratello, Mark Kulish di Denver.

Christopher Kulish aveva appena raggiunto la cima della montagna più alta del pianeta con un piccolo gruppo.

Con la conquista dell’Everest, l’alpinista ha coronato il suo sogno:“ha scalato le Seven Summits, le  vette più alte di ogni continente”, ha dichiarato Mark in una nota, precisando che il fratello era “un scalatore incallito di vette in Colorado, in Occidente e in tutto il mondo”.

“È morto per ciò che amava, dopo essere tornato al campo sotto la vetta”, ha riferito Mark Kulish.

Con questo ultimo decesso sale a 11 il numero di vittime sull’Everest nella stagione primaverile. Molti  hanno perso la vita mentre scendevano dalla vetta. Si ritiene che la maggior parte di loro  sia stato colpito  da mal di montagna per le basse quantità di ossigeno ad alta quota, che può causare mal di testa, vomito, difficoltà respiratorie e confusione mentale.

Alpinisti verso la vetta dell’Everest. Foto (non datata): Lydia Bradey.

Mentre il Nepal rilascia più permessi per l’Everest, le morti sulla montagna aumentano

La riluttanza del Nepal a limitare il numero di permessi per scalare l’Everest ha contribuito al pericoloso affollamento del “tetto del mondo”, con la presenza sulla montagna di scalatori inesperti che ostacolano gli altri, causando rallentamenti mortali.

Pochi giorni fa,  una lunga coda di alpinisti si è ritrovata sulla cresta di Colle Sud, tutti assicurati ad un’unica linea di corda, arrancando verso la cima e rischiando la morte ad ogni minuto.

Sono 11 le persone morte sull’Everest in questa stagione, il numero più alto dal 2015.

Un tempo l’Everest era accessibile solo ad alpinisti d’élite; il fiorente mercato dell’alpinismo in Nepal ha ridotto il costo delle spedizioni, aprendo l’Everest ai meno esperti e agli avventurieri. Per accedervi occorre solo un certificato medico di idoneità fisica, che non conferma la resistenza a quote estreme.

A causa dell’alta quota, gli alpinisti hanno solo poche ore a disposizione per raggiungere la cima prima di essere a rischio di edema polmonare. Le lunghe attese nella spinta finale dell’Everest, da Campo 4 (8.000 metri) alla vetta  (8.850 metri), nota come “zona della morte”,  possono essere fatali. Lì le condizioni sono così estreme che se una persona muore, nessuno può permettersi di destinare ulteriori energie per riportare il corpo giù dalla montagna.

“Lì conta ogni minuto“, ha dichiarato Eric Murphy, una guida alpina di Bellingham, Washington, che ha scalato l’Everest per la terza volta il 23 maggio. Ha riferito di aver impiegato 17 ore a causa di alpinisti in difficoltà, esausti, senza che qualcuno li guidasse o li aiutasse.

Chiunque abbia un certificato medico e pagando la tassa di  $ 11.000, può ottenere un permesso di scalata,  ha affermato Mohan Krishna Sapkota, segretario presso il Ministero del turismo e dell’aviazione civile. Quest’anno sono stati rilasciati permessi per  381 persone (dato record), secondo quanto reso noto dal governo. Gli alpinisti erano accompagnati da un egual numero di guide Sherpa nepalesi.

Sull’affollamento, ha influito anche il limite posto quest’anno dalla Cina, che ha ridotto il numero di permessi per il versante Nord dell’Everest, per effettuare un’operazione di bonifica. Sia il versante Nord che quello Sud della montagna sono, infatti, disseminati di bombole di ossigeno vuote, imballaggi alimentari e molti altri rifiuti.

Foto arch. Nirmal Purja. Fonte: facebook

Secondo Sapkota, le  morti di quest’anno non sono da imputare all’affollamento ma causate dal tempo, dalle attrezzature e dall’insufficienza di ossigeno supplementare.

“C’è stata preoccupazione per il grande numero di scalatori sul Monte Everest, ma non è stata questa la causa di tutte queste vittime”, ha dichiarato  Sapkota. Tuttavia, ha reso noto che  “nella prossima stagione lavoreremo per avere una doppia linea di corda nell’area sotto la vetta, per una migliore gestione del flusso di alpinisti”. Invece di limitare l’accesso, Saptoka ha affermato che il governo del Nepal incoraggerà ancor più turisti e scalatori.

Mirza Ali, alpinista pakistano e proprietario di una compagnia turistica, in vetta all’Everest per la prima volta questo mese al suo quarto tentativo, ha affermato: “Tutti vogliono arrivare in cima al mondo”, ma i turisti impreparati alle condizioni estreme dell’Everest mettono in pericolo tutti. “Non c’è un controllo sufficiente sul rilascio dei permessi”, ha detto Ali. “Più gente viene, più permessi, più affari. Ma è molto rischioso e ne vale della vita “.

L’indiana Ameesha Chauhan, che si sta riprendendo dal congelamento alle dita in un ospedale di Kathmandu, ha descritto l’angoscia di allontanarsi dalla vetta quando si è resa conto che la sua riserva di ossigeno supplementare si stava esaurendo. Due membri della sua squadra sono morti durante la salita il 16 maggio. Lei ha raggiunto la vetta una settimana dopo. “Molti alpinisti sono troppo concentrati sulla vetta –  ha detto –  non rischiano solo la proprio vita, ma mettono a repentaglio anche quella degli altri”.

Fonte: THT