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26 Maggio 2017

Cultura · Alpine Studio · Narrativa

Samatari

La tribù dei “Samatari”, nel racconto di Alfonso Vinci

È il racconto di due straordinarie spedizioni, la spedizione Shiriana e la spedizione Guayca (1953-1955), nel cuore delle giungla venezuelana-guaianese.

In questa vasta regione, in gran parte inesplorata, vivevano gli indios più primitivi d’America, gli Yanomami, che sopravvivevano in un continuo girovagare per la foresta alla ricerca di frutti silvestri e di animali, la loro unica fonte di sostentamento. I più selvaggi tra questi indios erano i Samatari, una tribù di cui, prima della spedizione raccontata nel libro, se ne conosceva solo vagamente l’esistenza e la particolare ferocia.

Dopo essere entrato in contatto con loro, l’autore Alfonso Vinci è riuscito a stare coi Samatari, prima come prigioniero e poi, dopo aver conquistato la loro fiducia, come ospite onorato e temuto, tanto da venir nominato Lahallatuàn, o “grande stregone”.

Condividendone la vita per lunghi periodi, Vinci ha avuto così modo di studiarne l’organizzazione sociale, i costumi, il linguaggio, la psicologia e i riti: dal ricchissimo materiale documentario raccolto è nato “Samatari”, ora pubblicato da Alpine Studio nella collana “Orizzonti”, che se ha il fascino romanzesco della grande letteratura d’esplorazione, è anche un’opera di conoscenza storica, per la luce che getta sulle fasi più primitive dell’evoluzione dell’umanità.


Samatari

Editore: Alpine Studio - 2017

Pagine: 354

Prezzo di copertina: € 18

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