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18 Novembre 2011

Senza categoria · action · blogger · Climbing · giulia monego · Monte Aspiring · Nuova Zelanda · Patrick Poletto · sci

SCIATA LA RIPIDA PARETE OVEST DEL MONTE ASPIRING (3033 m) IN NUOVA ZELANDA

Sono quasi di rientro, dopo una breve pausa di surf in Australia, la sciatrice Giulia Monego e la Guida Alpina del Cervino, Patrick Poletto, dopo aver passato circa un mese a sciare nell’isola del Sud della Nuova Zelanda.

Hanno girato per qualche settimana nelle varie stazioni di sci e nei famosi Club Fields Neozelandesi, ma il loro obiettivo era di scalare la parete ovest del Monte Aspiring (Titinea, 3033 m.) per poi scenderla con gli sci.

Obiettivo raggiunto il 5 ottobre, sfruttando una finestra di bel tempo di soli tre giorni, eppure difficile da trovare in questo periodo dell’anno.

Saliti al Colin Todd Hut (1800 m.), dove hanno passato due notti, il giorno 6 hanno portato a termine la loro impresa.

Il giorno seguente è stato di rientro attraverso il Quarterdeck pass e poi giù per la French Ridge.

Ci raccontano:”Nella parte bassa della parete c’era neve abbastanza buona sia per salire sia per sciare. Poi da metà in su, la neve era molto variabile. Si alternavano placche di ghiaccio a neve ventata.
L’ultimo quarto della parete si restringe e diventa più ripido (ca.45°/50°), fino ad arrivare a una piccola goulotte verticale di circa 30 m. di ghiaccio vivo.
Sopra al tiro di corda, gli ultimi 150metri (ca. 55°) prima della cima la neve è durissima, lavorata dal vento, impossibile da sciare.

Raggiunta la vetta ci siamo goduti il sole e la giornata fantastica, assenza di vento e con una vista da togliere il fiato”.

“Da sotto la goulotte, si poteva sciare in sicurezza, anche se la neve non era delle migliori dal punto di vista della sciabilità” dice Giulia, “però ci dispiaceva non sciare la parete dopo aver fatto così tanta strada…” aggiunge Patrick. “Così siamo scesi a marcia indietro fino alla goulotte, dove abbiamo fatto una piccola doppia.

Appena sotto, siamo riusciti a calzare gli sci sfruttando una piccola placca di neve soffice riportata dal vento”.

La discesa non è stata banale, vista la variabilità e la compattezza della neve, e non lasciava il minimo spazio a errori o distrazioni. Ogni curva era calcolata e trattenuta, senza poter sfogare fluidità e velocità ma alla ricerca di controllo e sicurezza.

“I 900 metri di parete sono stati impegnativi ma di un’esteticità e bellezza unica; tutto sommato ci siamo tolti una bella soddisfazione” conclude Giulia.

A breve disponibile anche il video della salita.

Maggiori informazioni sulla salita

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