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16 Marzo 2015

Senza categoria

Soldati di montagna

“Quante ne hai fatte?”
“Quante ne vuole la Max”
“E quante ne vuole la Max?”
“Una più del diavolo”
“ E quante ne vuole il diavolo?”
“Una meno della Max”

-Un “Nonno” che interroga il “Figlio”, in una caserma, da qualche parte… (1987-1988)

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img306“I piedi sono doloranti. Anche oggi. Siamo appena rientrati dall’ennesima ricognizione in montagna e sono stanco. Nel corridoio delle camerate, mentre trascino lo zaino, respiro quell’odore famigliare di vecchie mura appena riverniciate di smalto, mescolato a quello della canfora delle coperte che ricoprono i cubi fatti ad arte. Su ognuno di essi vi è un cappello alpino. In ciascuno di essi vi è la storia di ognuno di noi, quaggiù. La nostra pelle puzza di tela verde e di lana infeltrita. Siamo soldati di montagna, “alpieri”. Non abbiamo chiesto di esserlo ma sulle rocce di queste montagne, lontani da casa, abbiamo imparato che cosa significhi davvero. Claudio, Ettore, Alessandro, Luca, Giovanni, Daniele,Davide…e ancora Fabio, Fabrizio, Massimiliano… ormai non sono solamente dei nomi sconosciuti da imparare a memoria e da ricordare, ma compagni e fratelli sulla comune via di una montagna che nessuno di noi avrebbe immaginato di scalare. Lo sguardo è stanco, perso tra le foto di chi si ama, a casa, fisso sul soffitto mentre nelle cuffiette si ascolta un po’ di musica, oppure rivolto alla finestra da cui si vede solo una distesa prativa.
img070Non abbiamo voglia di uscire stasera. E poi per andare dove? Attenderemo che si spengano le luci e che il Silenzio suoni di nuovo. Aggiungeremo un’altra croce sulla casella. Qualcuno griderà “30 e non per tutti!”, qualcun altro “è finita!”. Nessuno, forse, penserà a questo periodo della nostra giovinezza che domani non ci sarà più. Domani, all’alba, la tromba suonerà e porteremo i nostri zaini per essere ancora soldati di montagna…”. Il vecchio diario uscito dalla scatola si richiude e con esso i ricordi di tanti anni fa. Siamo invecchiati, diventati mariti, padri, uomini persi nella quotidianità. Le nostre caserme sono vuote e invase dalla vegetazione. Molti di noi salgono ancora quelle montagne, altri le hanno lasciate per sempre. Ogni tanto annuso quel pezzo di tela verde che mi sono portato a casa tanti anni fa. Ne cerco il puzzo. Chissà se anche altri lo fanno? Forse, se ci incontrassimo per caso, nemmeno ci riconosceremmo. Per ognuno di noi domani in qualche modo suonerà una sveglia. Ciascuno dovrà fare i conti con la propria realtà, bella o brutta che sia. Domani, all’alba, saremo comunque e di nuovo soldati di montagna.

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