
Andrea Lanfri e Luca Montanari, spedizione all’Everest primavera 2022. Fonte: Andrea Lanfri
Il pluriamputato atleta lucchese e la guida alpina trentina, dopo una rotazione a Campo 3 (7.200 m), sono rientrati al Campo Base. Previsto dopo il 7 maggio, il tentativo alla vetta
Andrea Lanfri e Luca Montanari sono rimasti sulla montagna per diversi giorni, con l’obiettivo di ultimare il processo di acclimatazione e adattamento del corpo all’altissima quota. Uno step fondamentale per poter tentare la vetta dell’Everest (8.848 m) senza l’ausilio di ossigeno supplementare.
Dopo aver salito, nelle scorse settimane, la vetta del vicino Lobuche Est, un Seimila nell’area del Khumbu, i due alpinisti hanno proseguito la fase di acclimatazione lungo la via nepalese al ‘tetto del mondo’, la stessa seguita dai primi salitori nel 1953.
Partiti dal Campo Base si sono trovati subito di fronte al grande ostacolo della Cascata di Ghiaccio del Khumbu, un vero e proprio labirinto con enormi crepacci e seracchi pronti a crollare da un momento all’altro. “Divertente, se la fai una volta sola”, scherza Lanfri. Per superarla servono corde fisse, pazienza e velocità. Oltre, si sono affacciati nella Valle del Silenzio. Un enorme pendio ghiacciaio in costante salita che accompagna fino ai piedi della parete del Lhotse, da cui poi si sale al famoso Colle Sud (7.900 m), la porta di accesso agli 8.848 metri dell’Everest. “L’avevamo davanti a ogni passo. La cima sembrava così vicina, pensavamo quasi di poterla toccare con mano”.
Con passo costane, hanno raggiunto il terzo campo (7.200 m), dove hanno passato la notte prima di iniziare una progressiva discesa fino al Campo Base.

Luca Montanari e Andrea Lanfri, spedizione all’Everest primavera 2022. Fonte Andrea Lanfri
Ora qualche giorno di riposo, poi di nuovo in marcia. Questa volta per il tentativo di vetta, presumibilmente dopo il 7 maggio.

spedizione all’Everest primavera 2022. Fonte Luca Montanari facebook