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21 Agosto 2025

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Kirghizistan · Resto del Mondo

Tragedia sul Peak Pobeda: muore l’alpinista italiano Luca Sinigaglia mentre tenta di soccorrere la russa Natalia Nagovitsyna

Peak Pobeda - Fonte: WikipediaTragedia sul Peak Pobeda: muore l’alpinista italiano Luca Sinigaglia mentre tenta di soccorrere la russa Natalia Nagovitsyna

Coraggio, solidarietà e dolore nel dramma accaduto sul Peak Pobeda (7.439 m), nel massiccio del Tien Shan al confine tra Kirghizistan e Cina, dove è deceduto Luca Sinigaglia, 49 anni, durante un disperato tentativo di soccorrere la collega russa Natalia Nagovitsyna, 47 anni, rimasta gravemente ferita e bloccata da giorni a oltre 7.000 metri.

Il dramma di Natalia Nagovitsyna

Il 12 agosto, Natalia Nagovitsyna, alpinista russa esperta, si è fratturata una gamba durante la discesa dalla vetta del Pobeda. La caduta le ha reso impossibile muoversi, lasciandola intrappolata in un luogo remoto e inospitale, con scarse scorte di cibo e acqua e priva di qualsiasi mezzo per comunicare.

In seguito, un drone sorvolando la zona ha confermato che Natalia era ancora viva all’interno della sua tenda, nonostante le condizioni sempre più critiche.

Il tentativo di soccorso e la morte di Luca Sinigaglia

Nel tentativo di salvarla, Sinigaglia, insieme ad altri due compagni (un tedesco e un russo), ha raggiunto la donna portando viveri, bombola per il fornello e un sacco a pelo.

Durante un secondo tentativo di soccorso il 15 agosto, l’alpinista italiano è stato colpito da un edema cerebrale da alta quota, aggravato da ipotermia e congelamento, probabilmente durante una bufera che ha colpito la zona a circa 6.900 m di altitudine. È morto poco dopo, senza che nessun intervento potesse salvarlo.

Il corpo di Sinigaglia non è ancora stato recuperato, bloccato in una grotta tra enormi difficoltà logistiche e meteo avverso. Anche l’evacuazione di Natalia resta un’impresa: un elicottero Mi‑8 del Ministero della Difesa kirghiso ha rischiato di precupitare a circa 4.600 m, ferendo alcuni soccorritori e ritardando ulteriormente le operazioni.

Le squadre di soccorso continuano a monitorare la situazione: si tenta di organizzare una nuova missione via terra, condotta da soccorritori italiani, ma le condizioni meteo estreme rendono l’intervento sempre più arduo.

Il Peak Pobeda

Il Peak Pobeda, noto anche come Jengish Chokusu, è la montagna più alta del Tien Shan ed è famosa per la sua difficoltà estrema tra i cosiddetti “Settemila” ex sovietici.

Il Peak Pobeda non appartiene alla catena himalayana, ma è considerato altrettanto, se non più, impegnativo. Fa parte delle montagne che compongono il prestigioso riconoscimento dello “Snow Leopard”, attribuito a chi riesce a scalare le cinque cime sopra i 7.000 metri dell’Asia centrale. Ma tra queste è senza dubbio la più temuta: oltre all’altitudine, la sua conformazione e le condizioni meteo rendono ogni salita una vera impresa.

Molti alpinisti la considerano una delle montagne più difficili del mondo, non solo per la tecnica ma per la totale assenza di vie di fuga. Le tragedie che si sono consumate sul Peak Pobeda negli ultimi decenni ne hanno consolidato la reputazione di cima molto difficile.

La notizia della morte di Luca Sinigaglia ha suscitato profondo cordoglio nel mondo dell’alpinismo. Il CAI (Club Alpino Italiano) ha espresso grande commozione per il suo gesto, definendolo un esempio di altruismo estremo: mettere a rischio la propria vita per tentare di salvare un’altra, al di là di ogni logica di convenienza.

Amici e colleghi lo ricordano come un alpinista preparato, generoso, che credeva profondamente nella solidarietà tra chi sfida le montagne.

Natalia Nagovitsyna si è già trovata in passato ad affrontare situazioni estremamente complesse in alta quota. Nel 2021, ha assistito alla morte del marito Sergey, colpito da un ictus fatale, a 6.900 metri sul Khan Tengri (7.010 m), rimanendo al suo fianco fino all’ultimo, nonostante le richieste dei soccorritori di scendere di quota. L’anno successivo, è tornata sulla montagna per posizionare una targa commemorativa. Alla coppia è stato dedicato un documentario, realizzato dal regista Dmitry Sinitsyn, intitolato “Restare con il Khan Tengri“.

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