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16 Luglio 2025

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

“Eid al Adha”: nuova via sul’Hunza Peak per Zdenek Hak e Radoslav Groh

Zdenek Hak e Radoslav Groh

Eid al Adha: un’avventura verticale tra neve, ghiaccio e pareti inviolate nel cuore del Karakorum

Con 2300 metri di sviluppo verticale e passaggi estremi su roccia, ghiaccio e misto, gli alpinisti cechi Zdenek Hak e Radoslav Groh hanno aperto una nuova via sulla parete sud-est dell’Hunza Peak (6300 m), una delle montagne meno frequentate del massiccio del Batura Muztagh, in Karakorum, Pakistan.

La via – battezzata Eid al Adha, come la festa musulmana del sacrificio celebrata proprio nei giorni della salita – è stata tracciata in puro stile alpino, con difficoltà tecniche che toccano il grado UIAA 5+, M6+, WI5. Un’impresa dura e intensa, vissuta in quota con il respiro della montagna e lo spirito della determinazione.

Un ritorno desiderato

Non era la prima volta che Hak e Groh mettevano piede sull’Hunza Peak. Già nel 2024 avevano tentato un approccio alla montagna, durante la fase di acclimatazione per un obiettivo ancora più ambizioso: il Muchu Chhish (7453 m), la vetta inviolata più alta del Pakistan. Ma un improvviso malore di Hak li aveva costretti a rientrare, lasciando parte dell’attrezzatura sul ghiacciaio. Da allora, la promessa del ritorno era rimasta sospesa nell’aria.

Nel maggio 2025 quella promessa si è trasformata in realtà. Arrivati in Pakistan il 20 maggio, i due alpinisti hanno velocemente raggiunto le pendici della montagna, e dopo giorni di attesa e acclimatazione, una finestra di bel tempo il 6 giugno ha segnato l’inizio della salita.

La linea della sfida

Fin dall’inizio, l’impresa si è rivelata ostica: neve fresca profonda, passaggi rocciosi fino al 5+ e pericolo valanghe. Il primo bivacco è stato raggiunto a quota 4500 m, seguito da un secondo stop a 5100 m e un terzo a 5900 m, scavando una piazzola tra roccia e ghiaccio con le stelle come unico tetto.

Il 9 giugno, con un attacco leggero dalla tenda, Hak e Groh affrontano una serie di sezioni chiave: un canalone con un muro di ghiaccio verticale, un traverso tecnico sotto un seracco e infine una torre finale di ghiaccio alta 50 metri, sormontata da un fungo nevoso, “come quelli della Patagonia”.

Poi, la cresta sommitale: esile, affilata, tanto da non lasciare spazio per due persone. Uno alla volta, si sono alternati sulla vetta, scavando perfino un piccolo buco nella neve per guardare il versante opposto. Un momento raro, che entrambi hanno definito “un’esperienza mai vissuta prima”.

Zdenek Hak

Il ritorno

Con la vetta conquistata e un abbraccio ad alta quota, i due alpinisti hanno intrapreso la discesa lungo la stessa via, rientrando al bivacco nella stessa giornata e poi al campo base il 10 giugno. Un’impresa intensa, vissuta tra tecnica, concentrazione e grande rispetto per la montagna. Un nuovo tracciato inciso nel cuore del Karakorum, nel silenzio delle sue pareti più remote.

Photo Credits: © Instagram Zdenek Hak

Fonte: Lo Scarpone

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