
Gli argentini Pedro Odell, Tomas Odell e Bauti Gregorini hanno realizzato una delle pochissime ripetizioni della Royal Flush, la complessa via aperta nel 1995 da un team tedesco composto da Kurt Albert, Bernd Arnold, Jörg Gerschel e Lutz Richter, sulla parete est del Fitz Roy, la più lunga e verticale dell’intero massiccio. Da evidenziare che i primi salitori di questa via non raggiunsero la vetta del Fitz Roy, a causa di un incidente che colpì Albert. L’alpinista rimase ferito dalla caduta di un masso, così il quartetto decise di interrompere la scalata nel punto in cui la via si congiunge con un altro itinerario, chiamato El Corazon, a circa 350 metri dalla vetta. A completare l’ascensione, fino in cima, ci avrebbe poi pensato un’altra cordata tedesca, tre anni dopo.
La Royal Flush si sviluppa per circa 1250 metri lungo un complesso sistema di fessure che incide la parete est. E solo una manciata di cordate (non più di cinque) l’hanno ripetuta integralmente. Nessuno però è ancora riuscito a liberare la via, la cui difficoltà è oggi valutata in 7b A0. “Si tratta di terreno duro e verticale, con difficoltà tra il 6c e il 7a” ha spiegato Pedro Odell, che da anni sogna questa salita, dopo la ripetizione.
La salita
Il trio, sfruttando una finestra di bel tempo perfetta, era partito con l’ambizione di tentare la prima libera integrale, ma ha dovuto fare i conti con le condizioni tipiche della Royal Flush: la presenza di acqua nei tiri più difficili, talvolta impossibile da aggirare. “Giunti all’ottavo tiro, un 7a, scorreva acqua lungo tutta la fessura” racconta Odell sui social. “Poi ci siamo resi conto che anche altre sezioni, incluso il crux, erano bagnate. Così abbiamo capito che non avremmo potuto pensarla come una libera”.
Le condizioni della via erano mutate anche a causa di una frana avvenuta a marzo, che ha trasformato il primo camino in una cavità vuota e instabile. “Alcuni alpinisti ci avevano avvertiti che il primo tiro era crollato. Ora il camino è largo e scavato, con molti blocchi ancora mobili. L’abbiamo salito comunque in libera, ma con molta cautela”.
La parte superiore della parete, spesso invasa dal ghiaccio, si è rivelata invece sorprendentemente asciutta. Un dettaglio decisivo per la progressione finale fino in vetta, dove i tre hanno celebrato il momento mostrando un mazzo di carte: una scala reale, la “royal flush”.
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