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29 Luglio 2025

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Perù · Resto del Mondo

Simon Gietl sul Jirishanca:
“Roccia fantastica, via impegnativa”

Arnold, Gietl e Huber sulla cima est dello Jirishanca

Arnold, Gietl e Huber sulla cima est dello Jirishanca © YT S. Gietl – Instagram

Simon Gietl, alpinista altoatesino, racconta la nuova via sul Seimila peruviano, aperta con un vero “dream team”: “Condizioni difficili in alto, ma una roccia incredibile e un’avventura totale”. Il versante sud-est, più che per le sue conquiste, è noto per le numerose ritirate.

Dopo l’annuncio della nuova via sul Jirishanca, Simon Gietl ha condiviso nuovi dettagli sulla salita compiuta insieme a Thomas Huber e Roger Schäli, in quella che lui stesso ha definito una “cordata da sogno”. Conoscendo lo stile riservato della guida alpina della Valle Aurina, è evidente che non si tratta di vanagloria: il “dream team” è piuttosto una squadra mossa da passione comune e dal desiderio di inseguire progetti ambiziosi.

Gietl racconta così l’impresa:

“Il 15 luglio, alle 9:15, siamo arrivati sulla cima est dopo due bivacchi. La via parte nella parte bassa della parete, con sezioni in placca e strapiombi spesso difficili da proteggere. Qui si affrontano passaggi fino al grado 8, alcuni in artificiale (A2), con lunghi tratti senza protezioni. La roccia è qualcosa di unico: calcare compatto, ruvido, aderente, qualità rarissima a oltre 5000 metri. A metà parete abbiamo seguito la rampa della via italiana, per poi proseguire su un sistema di fessure che ci ha condotti alla cresta est, lungo la linea della prima salita del 1957”.

La decisione di non proseguire fino alla cima principale è stata dettata dal buonsenso:

“Le condizioni della neve erano troppo pericolose, il rischio oggettivo troppo elevato. Rinunciare è stata una scelta netta e consapevole”.

Simon Gietl sul JirishancaUn versante difficile, una storia fatta di tentativi

La parete sud-est e la cresta est dello Jirishanca (6.125 m) non sono certo un terreno facile. Fin dagli anni ’50, questa montagna isolata nella Cordillera Huayhuash ha messo alla prova anche le spedizioni più determinate.

Tutto comincia nel 1957, quando gli austriaci Toni Egger e Siegfried Jungmair aprono la via originale sulla cresta est. Dopo un primo tentativo interrotto per neve profonda, i due tornano in vetta al termine di un lungo assedio, completando la salita del Seimila vergine più alto del Perù.

Nel 1973 è la volta di un’imponente spedizione giapponese guidata da Masayuki Shinohara: dopo oltre un mese di sforzi salgono sulla sinistra della parete per collegarsi all’itinerario del 1957. L’anno successivo, un nuovo team austriaco guidato da Jürgen Gumpold tenta una nuova via all’estremità orientale della parete, ma il maltempo impone il ritiro.

Negli anni successivi i tentativi si alternano con lunghi silenzi. Nel 2000 la cordata sloveno-boliviana Kovac–Kozjek–Monasterio tenta la cresta sud senza successo. Tre anni dopo, i britannici Bullock e Powell salgono per 900 metri a sinistra della via giapponese, mentre i francesi Aymeric Clouet e Didier Jourdain raggiungono la vetta per lo sperone est, combinando corde fisse nei primi tiri e stile alpino nella parte superiore. Sempre nel 2003, gli italiani Piccini, De Luca e Stoppini tracciano una nuova linea sulla parte destra della parete, collegandosi alla via del ’57, ma si fermano prima della cima.

Dopo un lungo silenzio, nel 2022 si registra una nuova ondata di interesse. Vince Anderson e Josh Wharton firmano Suerte Integral, salendo in libera la parte bassa della via italiana e poi la cresta est fino in cima. Nello stesso anno i canadesi Alik Berg e Quentin Roberts aprono Reina Hongo, via che percorre il contrafforte sud-sud-est e poi la cresta sud fino alla vetta principale.

Ora, nel 2025, è Gietl con Huber e Schäli ad aggiungere un altro tassello a questa storia affascinante. La loro salita non solo rappresenta una nuova via d’accesso alla cima est dello Jirishanca, ma riafferma anche il valore della prudenza e del rispetto per la montagna, in una zona dove i successi si contano sulle dita di una mano e le rinunce fanno parte dell’avventura.

Fonte: Lo Scarpone

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