Un milione di specie viventi a rischio estinzione in pochi decenni
Giornata mondiale della biodiversità: un appello da Slow Food Italia per salvare il nostro futuro comune
Il 22 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore cruciale della diversità biologica e sull’urgenza di tutelarla, in un momento storico in cui la sua erosione minaccia il futuro dell’intero pianeta. In Italia, Slow Food lancia un appello deciso: «Basta indifferenza e sete di profitto immediato. Difendere la biodiversità significa difendere noi stessi».
Che cos’è la biodiversità
La biodiversità (o diversità biologica) è la varietà della vita sulla Terra, a tutti i suoi livelli: genetico, di specie e di ecosistemi. Comprende l’incredibile mosaico di forme viventi che popolano il pianeta – dalle piante ai microrganismi, dagli animali agli esseri umani – e le complesse interazioni tra loro e con l’ambiente. La biodiversità è fondamentale per il funzionamento degli ecosistemi e per i servizi che essi ci offrono: purificazione dell’aria e dell’acqua, fertilità del suolo, impollinazione delle colture, regolazione del clima, fino al cibo che portiamo in tavola.
Ma questa ricchezza inestimabile è oggi gravemente minacciata. Secondo il rapporto IPBES 2019, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione entro pochi decenni. La causa? Le attività umane.
L’allarme di Slow Food: l’agricoltura industriale come primo responsabile
Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, in occasione della giornata del 22 maggio, non usa mezzi termini: «L’indifferenza dei più, la miopia e la sete del profitto di una parte dell’industria sta uccidendo la biodiversità, l’unica ricchezza in grado di salvarci».
Secondo Slow Food, il principale responsabile della distruzione della biodiversità è l’attuale sistema agroalimentare, basato su monocolture, allevamenti intensivi e uso massiccio della chimica di sintesi. Un sistema che ha condotto alla standardizzazione delle varietà vegetali e animali: oggi, ad esempio, il 60% dei mammiferi è rappresentato da bovini d’allevamento, mentre il 70% degli uccelli è costituito da polli. Solo quattro colture – grano, riso, mais e patate – coprono il 60% del fabbisogno energetico globale.
Questa omologazione agricola rende i sistemi alimentari fragili, vulnerabili agli shock climatici e sanitari, e ha effetti devastanti sull’ambiente: inquinamento di suoli e falde, perdita di habitat naturali, erosione genetica, impoverimento delle comunità rurali.
Le minacce globali: dallo sfruttamento genetico alla digitalizzazione della natura
Oltre alla devastazione ambientale diretta, un altro pericolo incombe sulla biodiversità: lo sfruttamento commerciale delle risorse genetiche, sempre più digitalizzate. Le nuove tecnologie consentono infatti di isolare sequenze genetiche da organismi naturali, digitalizzarle (DSI, Digital Sequence Information) e inserirle in microrganismi modificati per ottenere nuovi prodotti commerciali – alimenti, farmaci, cosmetici – spesso senza alcun ritorno economico per i Paesi d’origine delle risorse biologiche.
Questo sistema sfugge in gran parte al controllo delle normative internazionali e pone serie questioni etiche e di equità: i popoli indigeni e le comunità locali, veri custodi della biodiversità e delle conoscenze tradizionali, rischiano di venire esclusi dai benefici economici e culturali derivanti dall’utilizzo delle loro risorse. Ne hanno discusso, senza però giungere a piena regolamentazione, diversi vertici internazionali, come la COP 16 sulla biodiversità.
Biodiversità come bene comune
«Difendere la biodiversità non è un gesto nostalgico – continua Nappini – ma un atto di intelligenza ecologica collettiva. Significa scegliere un modello di sviluppo armonico tra esseri umani e natura, che metta al centro la durabilità, la cooperazione e il bene comune».
Il tema 2025 della Giornata mondiale, “Armonia con la natura e sviluppo sostenibile”, richiama proprio questa necessità di uscire dalla logica dello sfruttamento e della competizione per adottare pratiche produttive e di consumo che rigenerino gli ecosistemi e rafforzino le comunità locali.
Cosa possiamo fare noi
Il messaggio che la Giornata della biodiversità ci consegna è chiaro: non bastano le aree protette, non è sufficiente delegare. Occorre riportare la biodiversità al centro della nostra vita quotidiana, attraverso gesti semplici ma potenti:
- scegliere prodotti locali e stagionali;
- privilegiare piccole aziende e filiere sostenibili;
- evitare sprechi alimentari;
- sostenere la conservazione delle varietà tradizionali;
- partecipare a reti di economia solidale;
- educare bambini e ragazzi al rispetto della natura.
Un impegno per il futuro
La biodiversità è la nostra assicurazione sulla vita. Ogni specie perduta è una possibilità in meno per la resilienza della Terra, per la sicurezza alimentare, per la salute umana. Come afferma Slow Food, difenderla significa difendere il futuro.
Il 22 maggio non deve essere solo una data sul calendario, ma un’occasione per prendere posizione. Per sostenere politiche lungimiranti, per chiedere che la Strategia europea per la biodiversità 2030 venga attuata e rafforzata. Per passare, finalmente, dalla consapevolezza all’azione.