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23 Marzo 2011

Climbing · action · Andrea Imbrosciano · arrampicata · Christian Roccati · Climbing · Interviste · Parco nazionale Lazio Abruzzo Molise · Climbing · Vertical

ANDREA IMBROSCIANO intervistato da Christian Roccati

Andrea Imbrosciano è un ragazzo, un uomo, innamorato ed appassionato di montagna ed ambiente… non so davvero come definirlo perché ha fatto alpinismo, arrampicata, ha aperto vie, ne ha chiodato altre, ha preso dei luoghi verdeggianti ma sconosciuti nel panorama del verticale e, senza impossessarsene, gli ha donato un cammino…
È difficile riuscire a ricondurre Andrea ad una figura specifica, ad un’apposizione, ad una definizione. Possiamo rifarci ai dati, questo è più semplice.

Imbrosciano è nato il 25 novembre del ’64, ad Isola del Liri, un comune nella provincia di Frosinone, come lui afferma «un tempo fu un centro nevralgico dell’Impero Borbonico».
Oggi vive a Sora, in Provincia di Frosinone, nel Lazio, a tre km dall’Abruzzo, sotto i monti Ernici/Marsicani, dove lavora. «Da più di 7 anni però faccio il pendolare, contro corrente, in Molise, a Castelnuovo al Volturno, nel PNALM – Parco nazionale Lazio Abruzzo Molise, dove abbiamo creato un’ associazione per lo sviluppo del territorio, con relativo centro di accoglienza ed ospitalità per turisti e non, che vi si avventurano e praticano attività outdoor. Lì ci occupiamo di eco compatibilità».

Da quando vai in montagna?
Vivo in montagna da più di trenta anni

Come hai iniziato?
Da piccolissimo; dietro casa ci sono montagne (rotondoni) di 2000 mt ancora selvagge. Le escursioni erano all’ordine del giorno, camminavamo a lungo fin oltre le faggete.

Da quanto pratichi l’arrampicata?
Ho iniziato a scalare negli anni ’80.

Com’è cominciato tutto?
Mio fratello maggiore mi regalò un libro per il mio compleanno e da lì è stato travolgente.

Quale libro?
Walter Bonatti, “Le mie montagne”.

Hai fatto anche alpinismo?
Per alpinismo intendi se sono mai stato sulle Alpi o se ho praticato le tecniche per salire delle montagne in modo tradizionale.
Comunque, prima dell’alpinismo ho fatto tanto Appenninismo: i rotondoni in inverno si trasformavano, pareti friabili diventavano pareti di dura roccia, possenti e ancora più selvagge, e lì ho messo a punto le tecniche per affrontare i grandi colossi delle Alpi. Prima le storiche grandi classiche e poi le più moderne difficili: è stato un bel momento. Il militare, ero negli alpini, non mi è piaciuto per niente, mi ha comunque dato la possibilità di frequentare i massicci delle Alpi essendo in zona.

Quando hai iniziato ad aprire vie e chiodare?
Praticamente ho iniziato appena mi sono impratichito delle tecniche di scalata. Non esisteva nulla dove vivevo e c’era pochissimo al Gran Sasso; le falesie attrezzate erano poche ed anche molto selettive.

Quante vie hai aperto e quante ne hai chiodato?
Ho aperto, in siti d’Avventura (Montagna), una quarantina di itinerari su roccia e trenta su neve e misto, ho chiodato in tutta l’Italia 900 vie ed una cinquantina sparse per l’ Europa.

È il tuo mestiere?
No è la mia passione, anche se ho una qualifica e una formazione specifica.

Quale qualifica e quale formazione specifica hai?
Ho un diploma di Equipeur (gestion équipement de sites) conseguito presso F.F.M.E / CO.SI.ROC. Grenoble, con annessa formazione sulla gestione dei siti naturali per l’ arrampicata e una tesi su gli ancoraggi a secco e chimici utilizzabili per l’arrampicata sportiva

Cosa pensi della possibilità di fare il chiodatore come mestiere?
Sarebbe bello.
Per far sì che l’ arrampicata diventi uno sport è assolutamente necessario creare una formazione, non solo per la conoscenza delle tecniche di posa degli ancoraggi, ma soprattutto per conoscere la normativa giuridica di un sito naturale che possa essere destinato all’arrampicata sportiva.
Se si frequentasse di più l’Europa arrampicatoria, ma non solo per tirare prese, ma partecipando a corsi, meeting, sui siti naturali per l’arrampicata, ci accorgeremmo che la figura del chiodatore ha un importanza vitale.
Per prima cosa si dovrebbe definire le differenze tra i siti con una regolamentazione ministeriale, in questo modo formazione ed un eventuale patentino avrebbero importanza.
Guide Alpine, Istruttori CAI, FASI, UISP fanno formazione per acquisire brevetti, diplomi, istruendosi su normative ed altro e poi vanno a scalare e portano clienti e allievi in siti attrezzati da sconosciuti senza formazione, definendo questi luoghi “siti per l’arrampicata sportiva”, ma per me sono tutti “siti d’avventura”.

Dove sta il senso?
Un equipaggiatore di siti per l’arrampicata dovrebbe assolutamente avere, oltre ad un’elevata competenza nelle tecniche e nel metodo per l’arrampicata, una buona competenza in botanica, geologia, ornitologia ed anche ingegneria ambientale.

In Francia è possibile?
Si che è possibile: è una figura professionale riconosciuta dal ministero dello sport.

Se ipotizzassimo i chiodatori come persone formate e titolate, l’arrampicata non sarebbe ecocompatibile oltre che turistica? Non sarebbe un ecoturismo al contrario di ciò che avviene nel resto del “pianeta montagna” in cui sradicano boschi e sbancano montagne per costruire piste, impianti ed alberghi?
Si… ma anche i medici fanno il giuramento di Ippocrate eppure………..

Cosa pensi della possibilità di fare il maestro di scalata come professione?
Se avessi 20 anni e fosse stato bandito il concorso per maestro di arrampicata mi metterei subito ad allenarmi e a studiare le scienze motorie e spero che questa nuova figura faccia formazione sulle tecniche motorie, non solo sulle tecniche di sicurezza.

Ma non c’è alcun concorso come maestro di arrampicata: ci sarà mai? Perché non c’è in Italia ed in altre nazioni invece si?
Le nuove figure professionali per l’attività montana sono pronte da un pezzo. In queste c’è la figura di maestro di arrampicata (Legge Brambilla). Credo che per l’ anno prossimo sicuramente ne bandiranno il primo concorso
Il perchè lo posso immaginare. Finora in Italia non aveva senso una figura di questo genere perché l’arrampicata sportiva non esisteva; veniva paragonato tutto all’alpinismo e quindi le guide ne avevano l’esclusiva. Ma tu quante guide conosci che sanno cosa sono le scienze motorie? e poi l’Italia è la nazione delle caste.

Molte persone sostengono che l’arrampicata può generare turismo ecocompatibile: tu che ne pensi?
Sono d’ accordo sul turismo, ma non tanto sull’ecocompatibile.

È ciò che hai cercato di fare con la tua opera in Molise? Ci puoi parlare della tua associazione?
Si, in Molise siamo riusciti a risollevare le presenze turistiche in un’area quasi abbandonata dai flussi turistici. Le attività outdoor sono state riconosciute nello statuto del Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise (PNALM); anche l’ arrampicata, solo dopo numerose indagini sull’ impatto ambientale che in quell’area è regolamentata, ma non è l’ attività trainante.
La nostra associazione INNATURA si occupa di sviluppo del territorio, è affilata alla UISP Lega Montagna. Abbiamo rilevato una vecchia osteria trasformandola in un centro d’incontro per le attività culturali ed all’aria aperta dell’Alto Volturno, facendo soprattutto laboratori di tradizione.
Ma gli arrampicatori non sono tanto presenti … … in questo.

In tempi recenti vi è stato uno storico incontro su queste tematiche tra FASI e UISP: che cosa ha rappresentato tale evento?
Non so se la FASI porti avanti tematiche sulla ecocompatibilità e sulla regolamentazione per i siti di arrampicata. In quell’incontro, si è cercato di fare un po’ di cultura, ma credo che si cercasse la scappatoia per poter organizzare corsi senza essere definiti degli abusivi, ma non c’è stato seguito collaborativo, infatti FASI e UISP hanno realizzato diverse formazioni per questa figura.

C’è stato o ci sarà un seguito?
Credo nulla!

In quest’epoca si stanno mischiando parecchie situazioni in ambito di turismo outdoor davvero particolari. C’è un movimento trad alla ribalta ed una serie di esponenti di una chiodatura sportiva “ecocompatibile”, da un altro lato non sembra esserci problema per i progetti di costruzione di strade od impianti in vallate e valloni precedentemente “selvaggi”. Che cosa ci puoi dire a riguardo?
Una buona parte delle persone che praticano attività in ambienti naturali non si pone nessuno di questi problemi ambientali ed in special modo gli arrampicatori e gli alpinisti.
Siamo cosi stupidi da pensare ancora se uno spit valga meno di un chiodo o di un nut quando, in regioni con grande presenza di arrampicatori, non ci si è schierati nemmeno su deviti assurdi sulla disciplina; credi che importi che in Molise non c’è più un luogo senza una inutile e inutilizzabile pala eolica?

Per quali ragioni consideri le pale eoliche inutili ed inutilizzabili?
Quelle costruite in Molise non servono a niente, moltissime sono ferme e restano li a deturpare.
Credo che esistano per l’Italia altre fonti alternative tipo il sole.

Tornando a parlare di scalate: tu hai arrampicato in molti luoghi, dove davvero ti sei ritrovato?
Non c’è un luogo in assoluto, la Ciociaria mi ha fatto scoprire questa attività, la mia vita. La Provenza mi ha regalato giornate sportive fantastiche. Il finalese la certezza che esiste l’amicizia. L’area di Arco che poi l’ arrampicata non è poi cosi eco…..
Ma quello che mi sta dando il Molise è inspiegabile: sono felice anche se non è il posto dove vivo.

Cosa ne pensi del metodo Caruso?
Sono convinto che faciliti tantissimo l’apprendimento della disciplina arrampicata, ma soprattutto con il metodo si potrà far capire che l’arrampicata è per tutti, è per ogni età …Ma bisogna praticarlo e conoscerlo per insegnarlo. Quindi bisogna affidarsi agli istruttori IAMA.

Cosa pensi di ciò che IAMA sta pian piano costruendo?
Spero che riescano nel loro grande progetto, importante e sicuramente unico, ma non credo purtroppo che troveranno tanto aiuto: sono troppo avanti.

Cosa diresti ad un ragazzo che inizia a fare arrampicata?
Bravo. Sorriderei magari riscoprendomi giovane in lui, soprattutto se l’utilizzasse come momento sociale ed aggregante, di crescita. Ho visto ragazzi di quartieri non fortunatissimi rinascere con l’arrampicata

E se inizia a fare alpinismo?
Bene, stai attento… E se fosse uno di quelli che conosco, lo sarà sicuramente.

Qual è il futuro dell’arrampicata e quale quello dell’alpinismo?
Ancora futuro? è tutto fatto e tutto visto.

Hai qualche progetto che ci puoi svelare da parte della tua associazione o qualche nuova apertura?
Ne ho uno realizzato, uno importantissimo, sono riuscito a non perdermi più in discussioni sull’arrampicata…

Intervista di Christian Roccati
Blog MB: www.mountainblog.it/christianroccati
Sito personale: www.christian-roccati.com

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