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1 Agosto 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Ambiente e Territorio · Cultura · Insight · Italia · Val Gardena

150 anni dalla prima ascesa del Sassolungo: intervista ad
Ivo Rabanser

Dopo l‘intervista a Mauro Bernardi, oggi vi proponiamo un secondo “faccia a faccia” con un altro protagonista del Sassolungo: Ivo Rabanser.

Noti alpinista delle Dolomiti – Ivo nasce  in >Val Gardena nel 1970. Già alla tenera età di 12 anni raggiunge per la prima volta la vetta del Sassolungo. Dopo aver studiato alla Scuola d’arte, svolge  per diversi anni l’attività di intagliatore prima di fare (nel 2001) della sua passione, una professione. Da allora lavora come guida alpina e si considera un privilegiato: da alpinista può vivere infiniti attimi di felicità.

Quante volte è già stato sul Sassolungo, percorrendo quante vie differenti e quante di queste ha aperto Lei stesso?

Non ho mai contato le mie salite al Sassolungo, ma dovrebbero essere alcune. In particolare mi interessavano le ascensioni sul lato nord, che rientrano tra le arrampicate più lunghe delle Dolomiti. Inoltre era una mia ambizione quella di aprire alcune vie mie su questa parete nord che si sviluppa per un’altezza di oltre mille metri. In 30 anni sono sorte diverse decine.

Che cosa l’affascina della “montagna di casa” della Val Gardena?
Posso ammirare il Sassolungo con la sua parete nord, che si staglia verso il cielo, dalla finestra del soggiorno. Inoltre è la vetta più alta della Val Gardena nonché la formazione rocciosa più imponente. A questi stimoli estetici si aggiunge la storia alpinistica straordinariamente interessante del Sassolungo. Questi fattori continuano a esercitare su di me un grande fascino.

Lei ha scritto diversi libri, tra cui “Sassolungo. Dolomiti fra Gardena e Fassa” nella collana “Guida dei Monti d’Italia” (edito da CAI e Touring Club Italiano, 2001) e “Sassolungo. Le imprese e gli alpinisti” (casa editrice Zanichelli, 2003). Che cosa l’ha spinta a dedicarsi in maniera così intensa al Sassolungo?
Da un lato, motivi meramente pratici, il fatto di avere il monte qui, davanti alla porta di casa; dall’altro lo stimolo a esplorare e studiare a fondo un massiccio montuoso. All’interesse per le arrampicate, che mi hanno entusiasmato sin da ragazzo, si sono uniti la gioia dello scrivere e, così, il tentativo di fissare fatti storici. L’uno compensa l’altro in maniera straordinaria!

Ormai Lei ha già scalato il Sassolungo innumerevoli volte. Che cosa prova quando è in cima? Ci si può abituare in qualche modo alla sensazione travolgente di essere lassù in alto?
La vetta rappresenta soltanto la fine dell’ascesa. Poi è la volta di una discesa lunga e faticosa in una natura impervia dominata da rocce frastagliate. Particolarmente vivo è il ricordo della sensazione che ho potuto provare in cima, assieme a mio figlio undicenne: dopo aver raggiunto il punto più alto la sera, ci siamo goduti il tramonto per poi andare a dormire nel bivacco.

Quali caratteristiche contraddistinguono il Sassolungo e ci sono parallelismi con il Suo carattere?
Bella domanda. Le caratteristiche del Sassolungo possono essere sintetizzate in una generosità sostenibile e una superiorità consapevole. Se queste si addicano anche a un carattere umano, non lo so.

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