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21 Gennaio 2011

Holga

Holga e la montagna

Crozzon di Brenta - Holga e Infrarosso ( Best Landscape Photo Holga Contest 2010 - ©Alberto Bregani)

Possiedo sei Holga; che non è come avere sei Leica o sei Hasselblad. Intendo a livello di investimento; 180 euro e si portano a casa tutte, a volerlo. E’ plastica… lente compresa, almeno le prime versioni. Possiedo sei Holga, ma ho impiegato quattro anni a sceglierle e conoscerle a fondo; sono pezzi unici e ognuna ha un carattere diverso, più o meno spigolosa, scura, vignettata, dolce, morbida, bisognosa di più o meno scotch sulle fessure per gestire le infiltrazioni di luce (leaks) e a seconda del soggetto porto con me l’una o l’altra. E ognuna di loro mi riporta sempre ciò che voglio. Beh… sempre è un po’ esagerato. Diciamo molto spesso. Comunque sia di casuale, qui, non c’è nulla.

Holga N 6x6 - Mirino a pozzetto - Collez. A. Bregani

Fotografare con una Holga è entrare in un’altra dimensione, è varcare le soglie dell’inconscio, è entrare fino in fondo alla propria memoria, scavare tra i ricordi e impressionarli per tentare di riportarli a galla. E in questo modo visualizzarli: tra il chiaro e lo scuro, tra l’indefinito e il definito, tra una luce soffusa e una piena accecante. La memoria e i ricordi sono cosi. Ci vuole anima per scovarli e portarli al presente. E per questo la Holga è la migliore compagna di viaggio che ci sia. Una volta conosciuta per bene, s’intende. Holga non è la moda o la tendenza; si, certo può darsi… il marketing è marketing, io ne so qualcosa. Holga rimane comunque una macchina fotografica e una grande scuola di fotografia: un 1/100 fisso a f/8-f/10 fisso (a seconda di come la trovate), un rullino 120mm solitamente. That’s it. E’ cosi che si impara a gestire la luce… La moda e le tendenze girano, passano e poi vanno, in cerca di altre cose … un gran polverone e poi chissà. La Fotografia, invece, rimane.

“Parecchi fotoamatori evoluti e PRO apprezzano lo scatto con Holga soprattutto per le imperfezioni, per la tipica vignettatura e le infiltrazioni di luce. In questa era digitalizzata, la Holga permette di realizzarsi rimirando il passato con un approccio più personale ed orientato alla riscoperta della motivazione della realtà senza esasperate ed inutili tecnologie. E’ una sorta di ripensamento, un ritorno alla semplicità, all’essenzialità ed all’origine del meccanismo della visione e della produzione dell’immagine Fotographica. Lo scatto diventa così, una sorta di gesto feticistico…quasi snob…occasione per conoscere in profondità il proprio animo fotografico. Ogni Holga é una sorta di pezzo unico per quanto riguarda i difetti; e non sono rari i fotografi che possiedono diverse Holga per sfruttare le varianti dei suoi difetti che, sia chiaro, devono essere gestiti con grande maestria“. Maurizio Rebuzzini – Docente di Storia della Fotografia, Università Cattolica di Brescia