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9 Maggio 2011

Uncategorized · Canyoning · Christian Roccati · forra · GISM · torrentismo

Il GISM ed il canyoning

Estratto dal convegno al TrentoFilmFestival:

Che cos’è il canyoning e perché il GISM è strettamente legato a questa nuova genesi “odierna”? Nel 2010 il Gruppo Italiano degli Scrittori di Montagna ha appoggiato il raduno internazionale ad opera dell’Associazione Italiana Canyoning che si è tenuto in val d’Ossola. La domanda è perché? La relativa risposta è niente meno che una speranza del sodalizio: il ritrovare anche nelle discipline più moderne, antiche radici che collimano con i valori comuni dell’Accademia d’Arte e Cultura Alpina.

Si può affermare che da sempre l’uomo abbia frequentato gli ambienti particolari che tanto hanno attirato asceti o monaci di sorta. I siti nascosti ed impervi, misteriosi e difficilmente raggiungibili, furono usati storicamente come riparo. Eppure le gole sono sempre state legate ad una sorta di sacralità. Si parla infatti di antri delle streghe, di orridi ecc… Si possono facilmente citare ascesi come quelle di San Patrizio (secondo tradizione) e dei molti altri “guru” appartenenti alle più svariate religioni o religiosità.

Questa base mistica in armonia con la natura si ritrova anche in celebri popolazioni come gli Anasazi ed i posteri Navajo. Questi popoli nativi del nord america, vissero a partire dal VII secolo conoscendo a fondo, e quindi avendo già sondato, il plateau del Colorado.
Ciononostante, generalmente, si considera come il primo esploratore torrentista della storia il conquistadores Francisco Vázquez de Coronado (1510-1554). Egli nel 1540 aprendo la via verso il Messico scoprì il Grand Canyon, l’immensa gola creata dal fiume Colorado, avvicinandosi alla figura di un pioniere. Ciò ricorda molto ciò che avvenne agli albori di ciò che oggi consideriamo alpinismo: si pensi agli esploratori di Alessandro Magno verso l’Himalaya.
Per chiudere questo periodo iniziale è possibile citare il maggiore James Wesley Powell dell’esercito nordista, che per scopi scientifico-geografici nel 1869 esplorò il Grand Canyon. (Pionierismo esplorativo non cosciente).

Il pionierismo dei “padri” è la seconda fase relativa alla genesi del canyoning. È il caso di citare il grande speleologo francese Alfred Martel (1859-1938). Egli a cavallo tra XIX e XX secolo fu protagonista di alcune imprese straordinarie tra cui la traversata della grotta di Bramabiau nel Tarn, il dipartimento francese dei Pirenei. Martel nel 1905 esplorò a bordo di una sorta di zattera la gola del Verdon che a quei tempi, priva di dighe a monte, aveva una portata circa cinque volte superiore a quella attuale. Si trattò di affrontare una sorta di mostro acquatico davvero spaventoso, quasi richiamante per potenza e suggestione al biblico Leviatano.
È inoltre importante citare un’altra grande leggenda: Ignazio Piussi (1935-2008). Come sappiamo fu un patriarca delle Alpi Giulie, alpinista, esploratore, bracconiere e pastore. Egli esplorò il Vinadia, la prima forra ad essere stata scesa in questa zona, nel 1958. Piussi cercò vari ingressi: il rio Chiantone, il rio Picchions ed il Vinadia stesso. I suoi furono per altro scopi scientifici di ricerca di fonti idroelettriche. Anche questo lato richiama molto a numi tutelari intrecciati con l’alpinismo quali ad esempio De Saussure che fu il promotore per fini scientifici, (lo studio dell’ebollizione dell’acqua), della prima grande conquista del monte Bianco, ad opera di Balmat e Paccard. (Pionierismo dei padri: i canyon come luogo specifico).

La terza fase della genesi del torrentismo fu quella che diede al canyoning una sua coscienza. Non si pensò più ad una disciplina speleo-alpinistica, cioè derivata da altre, ma ad un lato a se stante di ciò che è outdoor, mediante il quale esplorare e vivere le montagne. Se fino gli anni ’70 furono prevalentemente gli speleologi i veri pionieri della nuova disciplina, a partire dagli anni ’80, grazie all’enorme spinta francese prima e spagnola poi, il torrentismo si conquistò una sua autonomia che raggiunse a partire dall’ultima decade del ‘900. (Il canyoning come disciplina: la vera genesi).

Oggi ci troviamo nella quarta fase di ciò che è canyoning, quella in cui esso si riconosce come un’attività che ha una sua autonomia, ed è il caso di capire quale essa sia e dove si direzioni.
Per definizione ufficiale si afferma che il canyoning (o torrentismo) consiste nella discesa a piedi di corsi d’acqua che scorrono all’interno di strette gole, profondamente scavate nella roccia, caratterizzate da portata ridotta (in genere inferiore ai 200 litri al secondo) e forte pendenza. Proprio per queste caratteristiche le rive dei torrenti adatti alla pratica del canyoning risultano inaccessibili ed una volta intrapresa la discesa, non è assolutamente possibile ritornare indietro, ma solo proseguire fino all’uscita.
Non si può ad esempio battere in ritirata come sulle pareti, effettuando una serie di doppie. Quando si parte per una forra ci si trova nella situazione dell’alpinista che effettua un lungo traverso tagliandosi la via di fuga senza possibilità di ritorno sino alla vetta.

Quando esplose il fenomeno canyoning i media cercarono subito di dare risalto alla pratica come uno sport estremo. In realtà tale disciplina ha componenti esplorative ed ambientali ed è estrema solo se ricercata come tale. Delle migliaia di torrentisti appassionati infatti, solo una minima parte è dedicata alla ricerca della performance.
I torrentisti sono appassionati di montagna che usano le corde e si dedicano all’esplorazione, ricacciando per la maggior parte la finalità esclusiva del cronometro o dell’agonismo puro come unico scopo.
I canyoner cercando l’aggregazione riescono a dedicarsi ad obiettivi più elevati come il rispetto ambientale, grazie a progetti internazionali quale ad esempio il C6, appoggiato dall’AIC (Associazione Italiana Canyoning). Il Climatic Changes and Carbon Cycle in Canyons and Caves contribuisce allo studio dei cambiamenti climatici globali. Tra i vari protocolli dell’AIC vi è il catasto italiano delle forre con più di 900 torrenti censiti.
Le varie associazioni di settore aderenti all’AIC organizzano campagne di pulizia delle forre aderendo a manifestazioni come Clean Up the World. La SNC, cioè la Scuola Nazionale Canyoning, si occupa di erudizione preparando i torrentisti per discese in autonomia. Non a caso le tematiche del raduno internazionale 2010, appoggiato dal GISM, furono la sicurezza, il rispetto ambientale e l’aggregazione.
Recentemente anche il CAI si è interessato al torrentismo ed i suoi istruttori si stanno preparando per evolvere le varie collaborazioni con le associazioni tematiche in una propria branca di riferimento.
I canyoner sono in continua esplorazione, ma non riempiono di chiodi o rifiuti i torrenti; al loro passaggio le forre sono più pulite e le pagine di montagna risultano segnate da più o meno importanti storie di appassionati.

Ovviamente per chi vuole mirando alle difficoltà vi è il cosiddetto “pane per i denti”. Negli ultimi anni una ristretta cerchia di torrentisti sta puntando alla libera delle forre. In pratica si cerca di percorrere i canyon senza l’adozione di mezzi artificiali, specificatamente la corda. Ciò sta aumentando di molto il livello di rischio assunto dai tali appassionati. Questa corrente però richiama per ora ben pochi adepti, che agiscono a proprio rischio e pericolo, secondo la propria filosofia e coscienza.
Parlare della ricerca dell’estremo richiama anche ad un’altra scelta, quella dell’ice canyoning, cioè l’esplorazione o ripetizione delle forre in condizioni estreme con ghiaccio e neve. Ciò moltiplica in maniera esponenziale i rischi oggettivi all’interno delle gole e le capacità tecnico-fisiche richieste. La differenza tra invernali ed estive nel torrentismo, è estremamente più elevata rispetto all’alpinismo.
Ciò ci porta a pensare che anche nel canyoning possa esistere una porzione di praticanti che ricercano l’arte e l’esplorazione senza per forza una caduta di stile nell’assoluta performance, ma piuttosto nella ricerca dell’evoluzione personale o collettiva.

Elevazione, rispetto ambientale e miglioramento attivo relativo, aggregazione e valori afferenti, amore per le montagne e per la natura, sono ciò che il GISM rileva ed appoggia nel torrentismo e nelle persone che lo praticano in quest’ottica.

Christian Roccati
www.christian-roccati.com

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