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26 Gennaio 2022

Senza categoria · Alpinismo e Spedizioni · Ciaspole · Vertical · Walking · In montagna con le racchette da neve

Il kit di autosoccorso:
Artva, pala e sonda.

arva sonda pala

Come dicevamo nel precedente articolo, da gennaio 2022 è in vigore l’obbligo di essere dotati, durante le escursioni invernali “fuori pista” di artva, pala e sonda. Io personalmente preferisco dire che bisogna essere dotati anche di testa, nel senso che prima di doverci trovare nella condizione di utilizzare la dotazione di auto-soccorso bisogna aver utilizzato lo strumento più utile per ridurre i rischi, ovvero la capacità di valutare il percorso e comprendere i bollettini del pericolo valanghe. Inoltre non basta possedere questa attrezzatura per ridurre i rischi e salvare vite, occorre anche conoscere i metodi di ricerca e il funzionamento.

Stiamo parlando di un argomento complesso che non può essere sviluppato con un solo articolo, ma necessita la frequenza di corsi di diverse ore, che insegnano metodi di valutazione e comportamenti da tenere. Sia le Guide Alpine che il Club Alpino Italiano organizzano periodicamente corsi “Neve e Valanghe”. Se non siamo in grado o non vogliamo prenderci in carico queste valutazioni e responsabilità, il consiglio è quello di appoggiarsi ad una guida che si occuperà per noi di valutare i rischi e organizzare una bella gita in ambiente invernale.

I compiti a casa

Quali sono i compiti da fare a casa prima di intraprendere una gita.

• Valutare le previsioni meteo (nevicate recenti, perturbazioni, vento, rialzo termico)
• Lettura dei bollettini di pericolo valanghe (non solo i colori, ma leggere anche il testo)
• Studio del percorso e dei potenziali pericoli lungo il tracciato (pendii ripidi, esposizione)

Link: Guida all’interpretazione del bollettino pericolo valanghe.

Osservazione
Una volta sul posto è importante fare alcune considerazioni:

• Condizioni meteo sul momento (non sempre le previsioni sono corrette)
• Capacità dei partecipanti alla gita e/o condizioni fisiche personali.
• Condizioni della neve (ghiaccio, neve fresca, etc…)
• Equipaggiamento, vestiario e kit di auto-soccorso.

Le osservazioni ovviamente non si limitano al momento della partenza, ma si effettuano anche durante l’escursione. Per esempio può cambiare repentinamente la temperatura, le condizioni della neve sono diverse in alto rispetto che alla partenza, ecc. Mentre ci spostiamo lungo l’itinerario dobbiamo sempre considerare ciò che abbiamo attorno, se vogliamo ridurre i rischi.

Se abbiamo fatto tutto correttamente comunque un certo rischio è sempre presente e l’incidente può accadere ugualmente (per fatalità o errore di valutazione). Ecco che in questi casi entra in gioco l’auto-soccorso!

Perché auto-soccorso?

Molti escursionisti, specie chi è alle prime armi, pensa che in caso di incidente da valanga sia sufficiente chiamare il soccorso alpino (112/118) per ricevere assistenza e salvare chi è rimasto sepolto nella neve.

Purtroppo chi è sepolto completamente nella neve può, oltre aver subito gravi lesioni (fratture, traumi cranici), non essere in grado di respirare per via della neve che è entrata nelle vie respiratorie. Successivamente entreranno in gioco altri fattori quali l’ipotermia.

È stato stimato che la principale causa di morte dei travolti da valanga completamente sepolti è per il 65% dovuta all’asfissia acuta. Il 20% da traumi gravi e il restante 15% da ipotermia, ipossia e ipercapnia.

Salvare un travolto da valanga è questione di minuti! Bisogna pensare che una volta chiamati i soccorsi, specie se ci troviamo in zone remote, non è detto che questi arrivino in tempi brevi. Ecco che l’auto-soccorso è la strategia per cercare di salvare i travolti. (Organizzando anche la chiamata dei soccorsi).

Un’operazione di autosoccorso è efficace al 93% se completata nei primi 15min (ad esclusione di traumi gravi). Se il sepolto viene liberato tra i 15 e i 45 minuti le possibilità di sopravvivenza decrescono dal 93% al 25% circa. Oltre i 45 minuti si scende al 20% e superati i 90 minuti il corpo del sepolto muore per ipotermia.

Soltanto i compagni superstiti sono quindi in grado, in così poco tempo a disposizione, di salvare la vita del travolto. Ecco perché parliamo di auto-soccorso!

L’autosoccorso in valanga viene svolto in 4 fasi. Diversa è la gestione se si è in due o si è un gruppo più o meno numeroso.

1. ricerca vista e udito e chiamata soccorso alpino;
2. ricerca veloce (con artva, per captare il segnale);
3. ricerca fine (con artva, per individuare il punto esatto);
4. disseppellimento del ferito (con sonda e pala robusta).

Artva, sonda, pala fonte ortovox

Il KIT DI AUTOSOCCORSO

Il kit di autosoccorso è composto da 3 elementi:

• Sistema di ricerca ARTVA;
Sonda per l’individuazione esatta del sepolto o ricerca manuale se il sepolto non è dotato di artva;
Pala per scavare.

L’Artva “Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga”

L’Artva è un dispositivo radio in grado di emettere e ricevere (non simultaneamente) un segnale detto “beacon” ad una frequenza specifica. (475Khz). Tutti gli Artva in commercio sono omologati e inter-operanti tra loro. Durante l’escursione l’apparecchio sarà indossato e acceso in modalità di trasmissione. Il nostro artva quindi continuerà ad emettere un impulso radio.

In caso di valanga, il travolto rimarrà sepolto e il suo apparecchio continuerà ad emettere il suo impulso. Le persone non coinvolte dovranno coordinarsi, per chiamare i soccorsi e attivarsi nella ricerca. Tutti i superstiti dovranno commutare l’artva in posizione di ricezione segnale “ricerca”. In questo modo ricevendo il segnale del disperso, e seguendo specifiche procedure di individuazione e lettura delle informazioni del display potranno individuare il punto di seppellimento.

L’Artva non è un GPS, quindi non indica direzione e posizione esatta del seppellito. Il dispositivo composto da 1 a 4 antenne è in grado di indicarci la potenza del segnale (con un effetto sonoro sempre più forte e ravvicinato). Molti Artva, di ultima generazione offrono un’indicazione approssimativa e di distanza per una ricerca sommaria che permette di restringere la zona di perlustrazione. Tipicamente se si è in più soccorritori si procede con una ricerca in parallelo a distanza di 40m uno dall’altro (questo ovviamente se l’area da ricercare è piuttosto vasta).

Ricevuto il segnale di presenza del sepolto si procede riducendo sempre più lentamente e cercando di trovare i punti di maggiore potenza del segnale acustico. Esiste una procedura corretta, che si insegna nei corsi, per procedere sul terreno in modo da ridurre i tempi di individuazione dell’area di scavo. A meno di 2 metri e mezzo dal sepolto, tipicamente l’artva commuta su ricezione di precisione.  Muovendo l’artva, vicino al terreno con il cosiddetto metodo a “croce” potremo individuare con precisione il punto in cui scavare. Molti Artva offrono diversi sistemi di segnalazione e indicazione, per cui – oltre alle metodologie di ricerca – occorre conoscere anche il funzionamento del proprio modello.

Spesso troviamo in commercio molti modelli sofisticati che sono in grado di funzionare con tre antenne (due per la posizione orizzontale e verticale) e una per la ricerca di precisione, inoltre sono forniti di funzione di marker per la ricerca di più dispersi. Alcuni modelli sono equipaggiati con sistema “RECCO” per l’individuazione da parte dei soccorsi nel caso l’Artva si sia scaricato o non trasmetta più.

È importante prima di ogni escursione valutare la carica residua della batteria e il corretto funzionamento degli strumenti. È norma effettuare un check “cancelletto” alla partenza per verificare che i dispositivi siano tutti in trasmissione.

Una volta individuato il punto di scavo? Sonda e Pala.

In questo momento entrano in gioco la sonda e la pala.La localizzazione o sondaggio si effettua dopo aver contrassegnato il punto dove percepiamo il segnale maggiore. Con la sonda (un asta pieghevole lunga circa 2/2.5 metri) si inizia a perlustrare un reticolo di quadrati di 25cm di lato partendo dal centro. La sonda si inserisce in verticale, perpendicolare alla superficie del pendio. Se ad un certo punto si ridurrà la profondità di penetrazione e sembrerà di toccare qualcosa sarà prova di ritrovamento. A questo punto manterremo la sonda nel punto per iniziare lo scavo.

Se si è in più persone si procede allo scavo con uno schema a V. Un soccorritore inciderà la neve e gli altri faranno in modo di asportarla, sgomberando sempre più l’area. Bisogna individuare rapidamente quale parte del corpo affiorerà per prima per capire subito dove scavare per liberare il capo del seppellito e le sue vie respiratorie.

Conclusioni

Le procedure e informazioni qui elencate forniscono solo uno spunto. È fortemente consigliato, prima di intraprendere qualsiasi escursione su terreno innevato, anche con la dotazione qui descritta, frequentare corsi specifici con guide alpine ed esperti.

Segnaliamo che il marchio Ortovox annualmente organizza i SAFETY DAYS
Corsi strutturati in lezioni teoriche e pratiche sull’uso della strumentazione e di autosoccorso.

Photo Credit 1 : Scott Rinckenberger  |  MSR.
Photo Credit 2 : Ortovox.