MENU

28 Agosto 2009

Memorie · Racconti

IL PONTE DEI MIRACOLI

cavaliere.jpgPoco a nord di Lozzo di Cadore, fra il bosco e il Piave, sorge la graziosa chiesetta della Beata Vergine di Loreto. In essa sono appese in bella mostra alcune icone «per grazia ricevuta» a testimonianza di fede, devozione e gratitudine per la Vergine generosa.

Il ponte in muratura che ora, non molto lontano dalla cappella, con­giunge la destra con la sinistra Piave e quindi Lozzo con i villaggi alpestri di Vigo, Pelos, Laggio e Lorenzago, era stato costruito interamente in legno ed era l’unico passaggio della zona. Su questo ponte transitò, una chiara mattina d’estate di chissà quando, due tre secoli fa, un notaro di Lozzo diretto ai paesi dell’Oltrepiave per esplicare i suoi doveri professionali.

Partì, dunque, di buon mattino in sella al suo fedele destriero quando le prime luci dell’alba fendevano appena gli umidori della notte. Ammira­va, il buon uomo, il gioco del chiarore novello che usciva dalle crepe del Crìdola, un gigante impietrito dentro un regale maniero le cui merlature erano sfiorate dal sole nascente e parevano di fuoco. Alle sue spalle le Marmaro­le si tingevano di mille colori; grigio pallido il Ciastelìn; quasi evanescente nella spettrale luce del mattino il Pupo di Lozzo; rossastra la Croda Bianca; viola cupo il Cimon del Fròppa. Più sotto si stendevano i prati e qua e là le rustiche malghe ancora immerse nel torpore del ri­poso.
Lentamente la natura si risvegliava e nel bosco gli animali cantavano le lodi alla vita come solo loro sanno fare. Lo stesso fece il notaro. Da buon credente si fece un bel segno di Croce mentre il suono della campana di Lorenzago accompa­gnava misticamente il rito.

Giunto al villaggio si dedicò agli appuntamenti presso i clien­ti che avevano la loro casa ponte-legno-su-piave.jpgaffacciata sullo splendido poggio fra Crìdola e Brentóni. Lavorò sodo, stese atti, verificò testimonianze, diede fede ai documenti più svariati, infine si mangiò una bella fetta di polenta e formaggio. La luna era sorta e già alta nella sfera nera del firmamento; la giornata era finita. Il notaro salutò amici e conoscenti, salì in groppa al suo cavallo e lenta­mente si avviò verso Lozzo.
Durante il giorno, non si sa per quale fatalità, il ponte in legno sul Piave andò distrutto dal fuoco. Del prezioso manufatto non restò che qualche rudere bruciacchiato e annerito. Nessuno si era preoccupato di avvertire il notaro, né questi aveva notato del fumo. Fu così che si avvicinò tranquillamente ai pochi resti avviluppati dalle tenebre impenetrabili quando l’incendio ormai era spento.

I parenti dell’uo­mo di legge, a conoscenza del fatto accaduto, non si impensierirono più di tanto. Pensarono che il congiunto si sarebbe fermato a pernottare presso qualche amico al di là del Piave. Perciò fu grande la loro sorpresa quando udirono il noto scalpiccio del cavallo nello spazioso cortile della casa.
«Ma… da dove vieni? Come sei arrivato qui?».
«Da Lorenzago, per il ponte sulla Piave… Da dove volete che arrivi?!».
E tutti, in una confusione incredibile, a spiegargli che non era possibi­le, che il ponte non c’era più, che si era bruciato, che nessuno poteva passare il fiume, incassato com’era fra le orride pareti di roccia.
«Boh! Sarà… ma io sono passato per quel ponte. Sapete che non bevo… io! E neppure il cavallo beve, Santoiddio! È sempre rimasto docile e calmis­simo… Come al solito, peraltro!»

La storiella corse per l’antico borgo, veloce come il venticello che spira tra gli anfratti del fiume, e alle prime luci del mattino il notaro, la sua famiglia, i paesani, il parroco e il farmacista, quasi in processione, si recarono sul luogo. Con im­mensa meraviglia videro che dell’audace ponte rimaneva solo una trave bruciac­chiata. Su di essa si vedevano, chiari e profondi, i segni lasciati dagli zoccoli ferrati di un cavallo. A gran voce grida­rono al miracolo e corsero al bosco, dalla Vergine di Loreto a ringraziarla per la nuova grazia ricevuta.

Un quadro ad olio, dono dell’antico notaro di Lozzo quale voto alla Madon­na, si può ammirare ancor oggi nella linda chiesetta alpina. Nel modesto dipinto, quasi a testimonianza di una realtà, si vedono transitare tranquilli un cavallo e un cavaliere sopra una trave sospesa nell’abisso.

Tutto questo mentre in fondo alla bolgia infernale il Piave continua a portare con sé le ultime leggende della valle alle quali nessuno più ci crede!

Italo Zandonella Callegher