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20 Novembre 2015

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Incontro con Mattia

Una volta ho sentito dire che accettiamo la fortuna in chi è lontano da noi, un attore, un politico, uno scienziato, ma quando qualcuno di noi fa qualcosa di grande, allora ne siamo gelosi.

Spesso mi trovo a collaborare in vari modi con personaggi noti del mondo della montagna o dello spettacolo e a raffrontarmi con le loro esperienze, ma non per questo dimentico il concetto appena considerato…

Per questo ho deciso di parlare di Mattia Vettorello, che ho conosciuto a Finale for Nepal 2015, mediante un’intervista semplice relativa al suo ultimo sogno.

frostscape - iceland15 - 073

Mattia è una ragazzo di 24 anni, nato a Conegliano nel 1990. Non in una vallata sperduta, non in circostanze particolari o estreme, è uno di noi. Parliamo di un designer e fotografo, una persona normale che ha voglia di avventura. Questo giovane “esploratore” ha studiato Industrial Design all’Università della Repubblica di San Marino, e passa il suo tempo in città a fantasticare nuove partenze e traversate. Questo è il suo valore: vivere oltre a partire dalla soglia di casa.

CONEGLIANO (TV): MATTIA VETTORELLO PRESENTA IL SUO VIAGGIO IN ISLANDA

Com’è la tua giornata?
Mi piace alzarmi presto, colazione: latte, pane marmellata e mail. Dopo mi metto davanti al computer a progettare e sviluppare Frostscape. A mezzo giorno o prima di cena cerco di andare a correre, un po’ di arrampicata. Chiacchierata con amici nel pomeriggio per staccare un po’ gli occhi dal computer. La vita social da quando ho dato vita a Frostscape è aumentata esponenzialmente.


Da quando vai in montagna e come hai iniziato?

1992 Da quando sono iscritto al CAI. La primissima era nello zaino sulle spalle del papi verso rifùgio Coldai nel Civetta.

Quali sono stati i tuoi trekking?
Nel locale Alpinismo Giovanile CAI nelle nostre Dolomiti (Tofane, Civetta, Tre Cime di Lavaredo)
Africa – Australia – Indonesia – Islanda

CONEGLIANO (TV): MATTIA VETTORELLO PRESENTA IL SUO VIAGGIO IN ISLANDA

Descrivi qual’è stato il tuo progetto islandese
Il progetto Iceland15 fa parte di un progetto più grande che si chiama Frostscape e vuole riattribuire al viaggio delle connotazioni introspettive e antropologiche. All’interno di Frostscape ci saranno avventure, che le differenziano da altre, definite “A Passo Lento”. Significa che sono tutti slow e local, appunto a passo lento, pensati per immergersi nel luogo vistato/esplorato, entrando così a far parte della vita quotidiana e dei modi di fare delle persone, volendo andare oltre limiti culturali o vuoti stereotipi. Questo l’obiettivo ultimo di Frostscape: riesumare l’essenza del viaggiare- il perdersi in se stessi, oggi tanto necessario e così ignorato, stare in mezzo alla natura e godere del privilegio del contatto diretto con gli elementi – e portarla su carta.
Il fatto di scegliere l’Islanda si è basato sulla voglia di stare in mezzo alla Natura, la necessità di (ri)trovare il contatto con la natura (necessità innata dell’uomo), il bisogno di andare oltre ai paletti che la società di oggi impone totalitariamente, ignorando l’individualità di ciascuno. Il ritrovarsi da soli in mezzo a Madre Natura permette di confrontarsi in primis con se stessi diventando quella figura di esploratore introspettivo che il progetto ‘Frostscape’ intende divulgare, uno capace di cogliere la completa essenza di ciò che incontriamo sulla nostra strada (persone, animali, paesaggi).


Descrivi la tua giornata tipica in trekking

Nel trekking in Islanda la giornata tipo era: Sveglia senza sveglia, mi svegliavo naturalmente, piccola colazione con pezzetto di speck, cercavo di lavarmi i denti (cosa fondamentale il fatto di rinfrescarsi per rigenerare corpo), impacchettavo tenda e zaino, inizio a camminare (orario partenza variava, poteva essere 7am come 9/10am – dipendeva da condizione meteo fuori dalla tenda)….cammino…cammino (media 30km al giorno), alcuni giorni mangiavo verso le 2pm altri verso sera quando mi fermavo (un pasto al giorno), durante il cammino avevo lo speck e grana, e dei semi di soia come snack, verso le 7pm mi fermavo e piantavo la tenda (alcuni giorni sono andato avanti fino tardi), se non mangiavo a pranzo, ne approfittavo per cenare e poi mi godevo un po il panorama o andavo dentro il sacco a pelo diretto. buonanotte!

Descrivi come è stato effettivamente il trekking
Il trekking lo definirei interessante. La sensazione di libertà che ho provato in mezzo al deserto è stata singolare. Però allo stesso tempo ti senti piccolo di fronte alla potenza della natura. Quando tirava tanto vento e con una certa potenza (dai 15m/s ai 20m/s) facevo veramente fatica ad andare avanti. La forza con la quale arrivata l’aria mi faceva anche perdere l’equilibrio sbilanciandomi. Camminavo testa bassa e con la maschera da sci per proteggermi dalla sabbia che si alzava e mi abbracciava, tanto che avevo granelli di sabbia ovunque. Durante un esperienza al limite come questa provi diverse sensazioni ed emozioni, ho imparato molto a lavorare mentalmente. Nei momenti di difficoltà dire a se stessi di andare avanti, manca poco, ancora qualche chilometro e poi posso piantare la tenda, sono serviti per arrivare fino in fondo. La stanchezza mentale è più difficile da battere di quella fisica.

Parlami del deserto
Il deserto é rumoroso, non c’è stato un secondo da quando sono entrato in quella piana color cenere che il vento non tirasse. Alcune volte era accompagnato dalla sabbia, altre solo dalle correnti che venivano giu dal Vatnajokull.

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Parlami dei vulcani
A contrario del deserto, i vulcani sono silenziosi, immobili nella loro posizione. Lavorano al loro interno per poi un giorno, e chissaà quando, uscire e ricordare alle persone quello che permette all’Islanda di essere una terra così unica nel suo genere.

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Parlami dei ghiacciai
Blocchi immensi di ghiaccio in continuo movimento, che l’occhio umano non può percepire. Di un bianco accecante che moltissime volte scambi per nuvole. La linea di confine è impercettibile, l’unione tra la terre e il cielo.

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Qual’è il tuo prossimo progetto?
Mongolia, Svalbard, Nepal, Fiume Giallo, Nilo Vittoria… Il mondo è pieno di luoghi e persone da conoscere. Tutte con una loro storia da raccontare. Io le voglio raccontare tutte “a passo lento”.

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Qual’è il progetto più grande che per ora immagini?

Essere Felici. Sembra una frase fatta, ma non lo è, poter fare quello che mi piace seguendo le mie passioni non è una cosa scontata al giorno d’oggi.

Christian Roccati
SITOFACEBOOK