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25 Febbraio 2015

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MATTMARK, TRAGEDIA NELLA MONTAGNA. Al Senato, una mostra per il 50° anniversario

189px-Mattmark_Roma-locandinaMATTMARK. FINO AL 28 FEBBRAIO AL SENATO UNA MOSTRA PER RICORDARE LA CATASTROFE DEL 1965

E’ stata inaugurata il 7 febbraio, presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, a Roma, la mostra fotografica “Mattmark, Tragedia nella Montagna”, il primo degli eventi legati alle celebrazioni commemorative per il 50° anniversario della Catastrofe avvenuta nel 1965, e promosse dal Comites Vallese, dall’Associazione ItaliaVallese e dal Comitato ad hoc “Mattmark 1965-2015”.

Uno struggente racconto per immagini di una tragedia annunciata, ‘Erano tre giorni che la montagna faceva la mossa’ ” (Corriere della Sera), con le testimonianze dei superstiti e i messaggi degli scampati alle famiglie in Italia.

La tragedia di Mattmark del 30 agosto 1965 resta, ancora oggi, a distanza di 50 anni, un ricordo vivo nella popolazione del Vallese, accomunando nello stesso tragico destino lavoratori migranti e svizzeri. Una sciagura in cui perirono 88 lavoratori di diverse nazionalità di cui 56 italiani.

La mostra rimarrà allestita fino al 28 febbraio 2015.

LA TRAGEDIA

Erano le 17 e 15 del 30 agosto 1965, quando il tempo si fermò. A 2.120 metri d’altitudine, un intero costone del ghiacciaio dell’Allalin, nelle Alpi del Vallese, si staccò e precipitò a valle travolgendo il cantiere e seppellendo sotto una montagna di ghiaccio gli operai che stavano lavorando alla costruzione della diga del lago di Mattmark, nella Valle di Saas, una delle infrastrutture più importanti d’Europa. 88 i morti, 56 italiani, 23 svizzeri, 4 spagnoli, 2 austriaci, 2 tedeschi ed un apolide. Gli orfani furono 85. “Pochi istanti prima che venisse giù parte del ghiacciaio, istintivamente, le vittime corsero verso le baracche nel vano tentativo di cercare rifugio, ignari che quella massa enorme era diretta proprio verso di loro – annota Toni Ricciardi, Docente all’Università di Ginevra, uno dei massimi studiosi di storia dell’emigrazione italiana in Svizzera -. In pochi secondi le baracche e quanti sperarono di aver trovato in esse riparo furono sepolti sotto oltre 50 metri di ghiaccio, ghiaia e sassi. La fase dei soccorsi fu complessa ed emotivamente molto toccante perché furono gli stessi colleghi di lavoro ad effettuare, insieme all’esercito, il recupero delle salme, o meglio, di ciò che rimase delle stesse. (…)”.

Periodo di Apertura della mostra:
dal 12 al 28 febbraio 2015
Orari da lunedì a venerdì ore 9:00 – 19:30
sabato ore 9:00 – 12:30

Fonte e approfondimenti

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