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21 Novembre 2017

Climbing · Vertical · Alpi Orientali · Aree Montane · Italia · Trentino Alto Adige

Adam Ondra: i limiti del futuro, la gioia di arrampicare, il rispetto per Honnold

Adam Ondra su Project Hard. Fonte: www.adamondra.com

Intervista di Massimo Dorigoni al climber ceco Adam Ondra, ospite della rassegna Mese Montagna

Polo scolastico gremito a Vezzano di Trento per assistere alla serata dedicata dagli organizzatori della rassegna MeseMontagna al forte climber ceco Adam Ondra.

Lo scalatore, incalzato dalle domande del giornalista Rai Gianfranco Benincasa, ha ripercorso la sua carriera dedicata alla lotta contro la forza di gravità partendo dai primi passi, all’età di sei anni, fino ad ora. Molte le soddisfazioni di questo atleta che negli ultimi dieci anni si è messo in luce portando al grado estremo le sue performance. Dai tre titoli iridati è passato alla vittoria dell’Oscar per l’arrampicata giungendo infine alla conclusione del suo progetto denominato Project Hard al quale ha assegnato il grado di primo 9c mondiale.

Abbiamo fatto due chiacchiere con lui nell’imminente avvio della serata.

Adam Ondra a Vezzano, novembre 2017. Foto: arch. Mese Montagna

Hai portato l’arrampicata al limite? Quanto si può alzare ancora l’asticella delle difficoltà? «Con “Silence”, primo 9c mondiale, sono arrivato al limite in questo mio momento. Ora non riuscirei a scalare una via ancora più difficile, però c’è potenziale per aumentare il mio livello generale per poter fare ancora qualche cosa di più difficile. Per arrivare al grado 9c+ ci vorrà ancora tanto. Ora siamo ai limiti umani ma secondo me è possibile arrivare ai gradi 10, 10+. Sarebbe bello e interessante vedere un giorno qualche ragazzo arrampicare “Silence” *a vista».

Qualche consiglio da dare ai giovani che intraprendono questo sport? «Sicuramente è importante imparare a scalare bene e solo successivamente lavorare sulla forza. Muoversi bene sulla roccia è la base per sprecare meno energie e poter arrivare al tuo limite e scalare tanti anni senza infortunarti».

Un accenno alle Olimpiadi? «E’ una buona cosa che l’arrampicata sia arrivata finalmente alle Olimpiadi in quanto è diventato ora uno sport di massa, è diventato popolare in tutto il mondo. E’ uno sport semplice, immediato e con poche regole».

 

Adam Ondra si esibisce sulla palestra di arrampicata della Scuola di Vezzano. Fonte: arch. Mese Montagna 2017

Stefan Glowacz e Simone Moro: dall’arrampicata all’alpinismo in tempi e forme diverse…ti vedremo in futuro su altri terreni che non siano le falesie? «Il cammino che ha scelto Stefan Glowacz mi interessa tanto in quanto lui ha trasferito la sua capacità di arrampicata sportiva sulle grandi pareti con le mani e le scarpette. Piacerebbe anche a me fare questo perché quando arrivi sotto la parete e la vedi perfetta allora scali, scali con la gioia. Mi piacerebbe scalare un giorno la via Eternal Flame in Karakorum, sarebbe interessante. Al contrario fare un ottomila non la trovo una cosa molto divertente, anche se il panorama da lassù sarebbe sicuramente fantastico».

Alex Honnold e la libera. Quali le tue riflessioni? «Ho tanto rispetto per Alex, fa delle cose incredibili, lui riesce a controllare la mente su una parete di mille metri come il Capitan, per me è una cosa impensabile. Salire senza alcuna protezione è un rischio che non voglio accettare, mentre lui lo accetta pur essendo cosciente delle conseguenze in caso di un errore».

* Arrampicare “a vista” significa  arrampicare su via a noi sconosciuta senza averla prima vista fare da qualcun altro e senza mai aver ricevuto informazioni preliminari circa i passaggi della stessa. Al contrario, nella via “lavorata”, si effettuano vari tentativi sui singoli passaggi, anche con riposi, fino a riuscire a salirla.

Intervista di Massimo Dorigoni/Mountainblog