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26 Aprile 2024

Boulder · Climbing · Vertical · Alpi Occidentali · Aree Montane · Italia · Piemonte

James Pearson ripete il terrificante highball “29 Dots” (8A+) in Valle dell’Orco. Il video

James Pearson su 29Dots, in Valle Orco, aprile 2024. Fonte instagram

Si tratta della terza salita di questo grande masso alto 14 metri liberato nel 2015

James Pearson ha completato la terza salita del grande boulder highball “29 Dots” (8A+), situato a Noasca (TO), in Valle dell’Orco (Piemonte), salito per la prima volta nel 2015 dalla leggenda austriaca del boulder Bernd Zangerl.

Il blocco, alto 14 metri, finora, contava solo una ripetizione, firmata da Gabriele Moroni nel 2017.

“Ho trovato 29 Dots davvero difficile e terrificante!”, afferma il climber britannico.

Dal racconto di Pearson

“I video che potete vedere online di Bernd e Gabriele sul boulder, davvero non gli rendono giustizia! Innanzitutto sono entrambi ripresi da molto lontano e direttamente dietro la linea, quindi non si vede la dimensione delle prese o l’impressionante strapiombo. In secondo luogo, entrambi gli scalatori sono mostri di livello mondiale, quindi,  in grado di far sembrare il bouldering di 8° grado una  passeggiata nel parco. Tutto ciò fa sì che un pezzo di roccia davvero impressionante ed una salita spaventosa sembrino piuttosto semplici. Quando ho visto per la prima volta i video della salita, ho pensato che fosse una buona cosa tentare dal basso – quanto mi sbagliavo!

“Quando ti trovi la prima volta davanti al blocco,  non puoi fare a meno di rimanere impressionato […]. Le possibilità di riuscire a salire questa fantastica parete senza spit sembrano molto scarse”,  continua Pearson. “Dopo una prima sessione sulla via a temperature insolitamente calde, la via non sembrava per niente più facile e, anche se sono riuscito a eseguire la maggior parte dei singoli movimenti, mi sono sembrati tutti così difficili che non potevo credere di avere la potenza e la capacità di  collegarli insieme […] . Il punto chiave 8A è a 6 metri, il che è già abbastanza spaventoso, ma c’è ancora un’altra sezione difficile sopra quella, con movimenti potenti e poco sicuri. La linea alla fine raggiunge i 14 metri, che per dare  l’idea è quasi la stessa altezza di Harder Faster a Black Rocks, una delle vie più audaci e pericolose che abbia mai fatto!!! L’unica cosa a  favore di 29 Dots è che l’atterraggio è perfettamente piatto, il che rende sicuramente più gestibile la sezione iniziale del masso; tuttavia, una caduta dalla sezione superiore sarebbe comunque grave.”

“Il tempo pazzesco di questo periodo ha visto un’escursione termica di più di 20° in due giorni, e la volta successiva che sono tornato in Valle Orco c’erano 5° e un forte vento. Con temperature più fresche, i movimenti  sembravano molto più gestibili e sono riuscito a collegare il tiro chiave e poi l’intera linea, alcune volte su corda. Purtroppo ho avuto seri problemi per l’insensibilità  delle dita a causa del freddo! […]”

“Ho passato un paio d’ore a dondolarmi su una corda, migliorando la mia sequenza ad ogni tentativo, ma anche consumando pelle ed energia preziose. Sapevo che la scelta intelligente sarebbe stata quella di andare a casa e tornare  un altro giorno con un carico di pad, ma ero sicuro di poterlo fare e avevo paura di sprecare quelle “fantastiche” condizioni nel caso fosse stata quella l’ultima ondata di freddo prima dell’estate”

“Ho tirato fuori i pochi e preziosi pad che avevamo nel furgone, dicendo a me stesso che avrei fatto un po’ di boulder sui primi movimenti per vedere come mi sentivo… Ho sistemato tutto e ho spostato i pad un po’ a sinistra e un po’ a destra, cercando di immaginare la possibile traiettoria di una caduta dal punto chiave. Non mi sono preoccupato delle protezioni per la sezione più alta, perché una caduta da lassù sarebbe stata comunque brutta e, come tale, non valeva la pena prenderla in considerazione. L’ho fatta con la corda ancora una volta dal punto chiave alla cima per scaldare le punte, sono sceso, mi sono slegato e sono partito. Ho fatto i primi movimenti, sentendo le piccole tacche mordermi la pelle e percependo l’euforia di partire per un’altra avventura. Tutto mi sembrava molto bello,  poi all’improvviso ho sentito la stanchezza e sono caduto dal tiro chiave!”

” Per fortuna sono atterrato al centro dei pad, sono ruzzolato  e mi sono rialzato,  un po’ scosso e soprattutto un po’ scioccato per la caduta. Invece di prenderlo come un segnale d’allarme, come avrebbe dovuto essere, ho pensato che il mio ultimo tentativo in top rope, poco prima della partenza, fosse stato probabilmente un po’ eccessivo e mi avesse stancato.”

Dopo mezz’ora di riposo, il britannico si è sentito pronto per un altro tentativo, ignorando i “segnali di pericolo”.

“L’idea di trovarmi in solitaria su quella parete superiore senza sensibilità alla dita, mi terrorizzava, eppure per qualche motivo non me ne sono curato. Non aver fatto riscaldamento con la corda mi ha dato un po’ più di energia e sono riuscito a superare il tiro chiave a 7 metri […]. Ho deciso di correre contro l’intorpidimento [delle dita] fino in cima alla linea e di salire direttamente al secondo crux. Quando ho afferrato la prima tacca a sinistra, ho capito subito che c’era qualcosa che non andava: non riuscivo a sentire bene gli spuntoni sotto le dita e ho dovuto forzare più del necessario per portare i piedi in posizione.”

“Il passaggio successivo è, a mio parere, il più pericoloso  e, sebbene sia significativamente più facile dei movimenti inferiori, è ancora intorno al 7A+ boulder, con i piedi in alto e di lato che si oppongono alle mani su due tiri laterali. Sebbene non sia consigliabile cadere dal crux inferiore, si tratta di una caduta diretta verso i tappetini da una posizione eretta. Il secondo crux, pur essendo solo di un metro e mezzo più alto, prevede una posizione del corpo completamente diversa e probabilmente vi vedrebbe cadere lateralmente lontano dai tappetini, forse sulla schiena! Ho dato fondo a tutte le mie energie residue per controllare questo movimento e sono arrivato troppo vicino al bordo per i miei gusti.”

“Da questo punto in poi, l’arrampicata diventa leggermente più facile ad ogni passaggio e non ho mai considerato la possibilità di cadere da lassù. Non c’è da sorprendersi se, con poca sensibilità nelle dita, si spreca molta energia per controllare eccessivamente ogni presa, e mi sono trovato nella posizione infernale di avere le dita intorpidite e peggiorare di secondo in secondo. I movimenti che avrebbero dovuto risultare facili trazioni statiche sono diventati affondi di concentrazione e, per la prima volta dopo molti anni, ho pensato a come sarebbe stato cadere da li!”

“Se posso trarre una cosa positiva da questa esperienza, è che sono riuscito a mantenere la calma quando tutto intorno a me stava andando storto. La paura e il panico non hanno inciso e ho allontanato quei pensieri con la stessa rapidità con cui sono apparsi. Sembra una frase fatta, ma a questo punto l’unica cosa che contava era arrivare in cima e fortunatamente, anche se ho preso una decisione sbagliata per questa via, dopo centinaia di scalate difficili, il mio subconscio sapeva cosa fare.”

“Le vie ardite come questa sono di solito un’esperienza bellissima, in cui scalo all’interno di una bolla di pace e tranquillità, per poi dare spazio ad orgoglio ed euforia in cima alla via. Questa volta purtroppo non ho vissuto nulla di tutto ciò, solo paura e disagio, poi tristezza e vergogna. Sono arrivato in cima in silenzio, deluso per aver messo la mia famiglia in una posizione così terribile. Poi, ho preparato il furgone e sono tornato a casa.”

“Non sto condividendo tutto questo per creare un effetto shock o per cercare di far sembrare 29 Dots ancora più spaventoso. Il boulder è quello che è, non ha bisogno di me per essere ingigantito, e la mia esperienza è solo mia. Credo di raccontare questa storia in parte perché sono triste per aver sprecato l’opportunità di vivere qualcosa di veramente speciale, e se non fosse stato per la mia mancanza di pazienza, avrebbe potuto essere un’altra meravigliosa esperienza trad…. Ma soprattutto, voglio che questo sia un monito per gli altri scalatori là fuori a rispettare sempre la roccia e a prestare attenzione ai segnali. Questa volta me la sono cavata, ma non avrei dovuto farlo”.

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