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7 Agosto 2020

Cultura · Alpi Occidentali · Aree Montane · Italia · Valle d'Aosta · Festival ed Eventi Cinematografici · Premi Cinematografici

XXIII Cervino CineMountain Festival: “Drømmeland” vince l’Oscar dei film di montagna

locandina

La pellicola di Joost van der Wiel che indaga il difficile tentativo di fuga dalla società del sessantenne Nils per rifugiarsi in montagna e la lotta con il continuo bisogno di contatto con gli altri attraverso il cellulare e i social, si aggiudica il Grand Prix des Festival – Conseil de la Vallée

Sette giorni per oltre 20 ore di proiezioni, con 18 anteprime: è una versione ridotta ma ricchissima di contenuti quella del 2020 del Cervino CineMountain che si è chiuso ieri sera con le premiazioni dei film vincitori del Grand Prix des Festival – Conseil de la Vallée e del concorso internazionale.

Film di grande qualità e tanti ospiti hanno regalato importanti testimonianze e spunti di riflessione ai tanti appassionati di montagna che hanno riempito ogni giorno le sale del centro congressi di Valtournenche e gli spazi all’aperto che hanno ospitato gli appuntamenti della XXIII edizione.

I Vincitori

“Drømmeland”, del regista olandese Joost van der Wiel, si aggiudica l’”Oscar dei film di montagna”, il Grand Prix des Festivals – Conseil de la Vallée, riservato ai film già premiati nei principali festival di settore provenienti dal circuito dell’International Alliance for Mountain Film.
Premiato al Dutch Mountain Film Festival Festival Di Graz, il film racconta l’avventura del sessantenne Nils, che decide di abbandonare la vita frenetica della società urbana per vivere in armonia con la natura, trasferendosi in una capanna sulle montagne norvegesi. Il documentario indaga nel profondo la continua lotta del protagonista alla ricerca di un equilibrio tra il bisogno di isolamento e il desiderio del contatto umano, ma ancor più della necessità di “condividere” il proprio isolamento con il mondo esterno attraverso il suo telefono cellulare.
Motivazione della giuria: “Una fotografia rigorosa e una scrittura cinematografica puramente evocativa sottolineano l’alternanza di stati d’animo di un avventuriero del ventunesimo secolo, nella sua ricerca di un equilibrio tra l’essere umano e la natura.”

Drømmeland”, Oscar dei film di montagna al XXIII Cervino CineMountain Festival

Menzione speciale va al Grand Prix “Beloved”, lo straordinario ritratto di una ottantenne che vive sola con le sue mucche nell’aspro paesaggio delle montagne iraniane. Una vita dura e indipendente a cui non vuole rinunciare, nonostante l’età e la fatica che comporta, raccontata con sensibilità e delicatezza dal regista iraniano Yaser Talebi.
Motivazione della giuria: “Un film nel segno del cinema di Kiarostami, ritratto di una donna indipendente e indistruttibile, che riesce addirittura a sostituirsi al regista utilizzando il linguaggio cinematografico per una testamentaria confessione finale.”

Il “Passo dell’acqua” del regista abruzzese Antonio Di Biase, si aggiudica il Premio Montagne d’Italia (per il miglior film italiano) e il Premio SONY (per la migliore fotografia). Il film è un omaggio alla terra abruzzese e ad un mondo antico che sta scomparendo quello di chi vive a stretto contatto con la natura, dalle vette della Maiella al mare Adriatico: sono le tre anime solitarie di Domenico, un vecchio pastore che passa le giornate con il suo gregge in alta quota, senza elettricità e acqua corrente, Nisida, una vedova di novant’anni che, mossa dalla fede, decide di intraprendere un pellegrinaggio verso l’eremo di San Bartolomeo e Nicola, un anziano pescatore in pensione che vive assieme a un gatto bianco tra le rovine del suo vecchio borgo marino circondato dalla città moderna.
Motivazione della giuria: “Dalla montagna al mare, la macchina da presa coglie con puro stile osservazionale i dettagli dell’esistenza di uomini e comunità. Un film su un territorio e un popolo, dove il passo dell’acqua è anche il passo del tempo.”

Il Premio “Montagne Tout Court” per il miglior cortometraggio va alla pellicola del regista Jon Vatne “Polyfonatura”, che documenta il progetto ambizioso del musicista Eirik Havnes: realizzare una musica nuova, attraverso una modalità innovativa, viaggiando e registrando i suoni della natura norvegese.
Motivazione della giuria: “Un musicista raccoglie suoni lavorando solo su materiali presenti in natura, contaminandoli con strumenti moderni: il risultato, un mix di poesia e ironia, è affascinante come il suo protagonista.”

Al film “Cholitas”, di Jaime Murciego, Pablo Iraburu il Premio CAI. Il film documenta l’avventura di cinque donne indigene boliviane coinvolte in una spedizione unica come gesto di emancipazione: scalare in abiti tradizionali l‘Aconcagua, la montagna più alta d‘America.

Cholitas, Premio CAI al XXIII Cervino CineMountain Festival

 

Il vento è l’elemento più imprevedibile sulle montagne polacche. “The Wind”, del regista Michal Bielawski, racconta l’angoscia degli abitanti di Zakopane, in continua attesa di sapere se e quando scatenerà la sua forza distruttiva, colpendoli e trasformando i pittoreschi sentieri alpini nel set di un film dell’orrore. Il film si aggiudica il Premio “Montagnes du monde” (per il miglior film straniero).
Motivazione della giuria: “Mostrando l’esistenza di una comunità di montanari polacchi dominata dalla forza del vento, il film capta il passaggio del tempo con una fotografia straordinaria e un’altrettanta buona presa del suono. Il montaggio fa il resto, mantenendo fino alla fine il silenzio sul mistero della vita.”

Il Premio del Pubblico

Il Premio del Pubblico della XXIII edizione del Cervino CineMountain è stato assegnato al film “Piano to Zanskar” del regista inglese Michal Sulima, dopo un testa a testa con il secondo più votato, “Cholitas”, già vincitore del Premio CAI.
Il film racconta la storia della più impegnativa e pericolosa consegna della vita di un accordatore inglese prossimo alla pensione: trasportare un pianoforte da Londra fino al cuore dell’Himalaya indiano, per donarlo ad una scuola elementare.

Ospiti della XXIII edizione e momenti speciali

Il Cervino CineMountain si è aperto quest’anno con l’omaggio al legno di Mauro Corona, nella sua veste meno conosciuta di scultore di questo materiale simbolo delle Terre Alte. Insieme a lui sul palco del Centro Congressi di Valtournenche sold out in entrambe le sale, il valdostano Dorino Ouvrier, personaggio di primo piano nel panorama dell’arte e dell’artigianato di tradizione e a sorpresa lo scrittore Enrico Camanni.

Tutto esaurito anche per la serata che ha visto incontrarsi sul palco due generazioni di alpinisti: quella di Hans Kammerlander, che ha scritto una parte della storia delle imprese sulle vette del mondo e in particolare sul Cervino, e quella nuova di François Cazzanelli, che a 30 anni sta già scrivendo e riscrivendo record e grandi successi.

Kammerlander è stato anche protagonista della prima matinée letteraria con un sempre amatissimo Kurt Diemberg, un confronto “altissimo” sui successi e le sconfitte della loro vita tra due pietre miliari dell’alpinisimo che ha emozionato e coinvolto il pubblico e gli addetti ai lavori.

La terza delle grandi serate del Cervino CineMountain ha visto protagonista la spiritualità, nel rapporto sempre più stretto di scambio e profonda connessione tra la montagna e la fede. Sul palco, per raccontare e confrontarsi sulle proprie diverse esperienze, accomunate da una profonda introspezione, l’ex climber e oggi Padre Didier Berthod, il parroco “alpinista” di Valtournenche Don Paolo Papone e l’arrampicatore “ballerino” Antoine Le Menestrel. Una serata che ha trascinato i presenti attraverso un viaggio che ha toccato i tanti punti di contatto tra l’esperienza in montagna e quella religiosa, lungo i percorsi tracciati dalle vite dei protagonisti che, seppur prendendo direzioni diverse, sono stati spinti dalla medesima ricerca dentro e fuori da se stessi.

Ieri sera, nella Piazzetta delle Guide, la serata di premiazione che ha visto ancora una suggestiva esibizione di Antoine Le Menestrel “a passeggio” tra i tetti e i balconi del centro di Valtournenche in un omaggio a Ennio Morricone.