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31 Gennaio 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

Appello per Jesús Gutiérrez, in serie difficoltà dopo la caduta sul Fitz Roy

Pedro Cifuentes, con il Fitz Roy sullo sfondo. Fonte; barrabes.com

Con lesioni gravi all’Ospedale di El Calafate, l’alpinista attende di essere trasferito in Spagna

“Siamo qui da 8 giorni e nessuno ci aiuta. La compagnia di assicurazione  non si prende carico del problema, l’Ambasciata chiede notizie ma non fa nulla, il Consolato fa lo stesso. La situazione è seria e Jesus ha lesioni gravi”.

A rilasciare questa dichiarazione dall’Ospedale di El Calafate, a Barrabes,com, è Pedro Cifuentes compagno di cordata dello spagnolo Jesús Gutiérrez, vittima di una caduta sul Fitz Roy mentre partecipava alle operazioni di soccorso di due alpinisti brasiliani, ritrovati poi senza vita.

Il dottor Pani Fuentes ha chiesto l’immediato trasferimento in Spagna di Gutiérrez, per evitare il rischio di amputazione del piede. “La  situazione è inumana: abbiamo cercato di aiutare e salvare alcune persone, e siamo stati abbandonati “.

Pedro Cifuentes, era  in Patagonia per effettuare la prima ripetizione in solitaria della Traversata del Fitz Roy.  Ora si trova presso l’Ospedale di El Calafate, in una situazione molto complicata, a fianco del suo compagno di scalata e amico Jesus Gutierrez “Susi”, che  8 giorni fa è rimasto vittima di una brutta caduta mentre partecipava ad un tentativo di salvataggio sul Fitz Roy.

Jesús Gutiérrez Rey conosicuto come “Susi”. Fonte: http://www.teinteresa.es

L’appello e il  racconto di Pedro Cifuentes

“In spedizione con me  sono venuti 2 amici: Ruben Crespo, per  documentare l’impresa  con una macchina fotografica e un drone, e Jesus Gutierrez, amico e alpinista, per aiutarmi da El Chalten ai piedi della parete.”

Quest’anno il tempo è brutto in Patagonia. Due spedizioni erano impegnate sul Fitz Roy, una composta da 2 brasiliani e un’altra ceca. Davanti a loro, sono saliti alcuni italiani che in discesa  li hanno visti. Erano nella via franco-argentina. Ad un certo punto i cechi hanno superato i brasiliani, deviando sulla destra via Francesca. Nonostante si fosse scatenata una bufera, hanno continuato a salire, fino a quando  hanno deciso di scendere. Ma era già tardi.

Uno dei due cechi, dopo aver terminato una delle discese, non ha più visto scendere  il suo compagno. Ha chiamato ma non ha ricevuto risposta. Ha deciso di risalire e ha trovato il compagno di cordata già in ipotermia. Poi è sceso a El Chaltén.

Ha informato della morte del suo compagno e di non aver visto i brasiliani durante la discesa. Carolina Codó, la dottoressa di Chalten,e  mia amica, ha decideso di organizzare una squadra di soccorso, con alpinisti locali e stranieri che si trovano lì. Carolina mi ha chiamato e mi ha chiesto di partecipare.

Abbiamo avuto un incontro alle 6 del pomeriggio nel centro andino di El Chalten, e, alla fine, 3 gruppi erano pronti a partire: il primo composto da 4 italiani, senza pesi, per provare a  salire; un gruppo formato da italiani, argentini e Denis Urubko, con i materiali; e poi  Jesús Gutiérrez ed io,  in un gruppo con gli argentini Franco e Pedro, Rubén Crespo. L’idea del terzo gruppo era di aiutare nella discesa e, soprattutto (se il cielo si fosse aperto) di utilizzare il drone di Ruben  per vedere di localizzare gli scalatori dispersi

Siamo partiti alle 11 di sera. Con alcuni furgoni siamo giunti a El Pilar, e da lì al campo di Poincenot. Arriviamo all’1 e prendiamo la strada per la Laguna de los 3. È il luogo in cui vengono scattate la maggior parte delle foto del Fitz Roy. Da lì bisogna risalire un po’, e poi scendere con una corda fissa fino al ghiacciaio, prima di proseguire verso la parete.

Alle 3 del mattino arriviamo al punto in cui bisogna scendere alcuni metri dal ghiacciaio. Eravamo al buio, a -15 ° C, nevicava e c’era un  vento molto forte. Una raffica molto forte di vento colpisce Jesus e mentre sto scendendo all’improvviso vedo cadere Jesus. La parete non è completamente verticale, quindi nei 20 metri sbatte 4 o 5 volte contro spuntoni, finché  la caduta non si interrompe definitivamente, nell’acqua di un lago ghiacciato. Immaginate con quella temperatura e in quelle condizioni.

Lo chiamo e lui non si muove e neppure risponde. Scendo velocemente, e quando mi avvicino a lui vedo che si muove. Lo rassicuro, gli dico che lo porterò a casa, e lui ha la forza di rispondere che si fida di me.

Sta tremando molto, e urla dal dolore. All’improvviso vedo l’osso del suo gomito, ha una frattura aperta. … Lancio un grido di aiuto… Fortunatamente, i ragazzi argentini erano lì !!  Ci sono voluti 45 minuti… Abbiamo poi disteso Jesus su una stuoia all’interno della tenda. Tremava dal freddo e dal dolore. Ho visto il piede e la caviglia rotti, letteralmente frantumati. Ho messo delle stecche.
Per fortuna ho un kit con materiale che nessuno porta mai (sono un pompiere). In effetti, alcune cose non le hanno nemmeno a El Chaltén. Immediatamente chiamo la Dr. Carolina con il Walkie e lei mi dice di darle il Fentanyl, un oppioide sintetico molto forte. Continua ad avere molto male, e alla fine gli diamo anche una fiala di morfina.

Nel frattempo il medico organizza un altro gruppo di soccorso composto da 10 persone per evacuarlo con una barella. E verso le 8 di mattina arrivano. Alle 3 del pomeriggio siamo a El Chaltén, e di lì rapidamente all’ospedale di Calafate.

Lì si è scoperto che aveva cinque costole rotte, un polmone perforato, frattura del gomito,  lussazione della clavicola e della spalla. Per il colpo subito alla coscia gli  hanno dovuto rimuovere 1 litro e mezzo di sangue dall’ematoma e, soprattutto, ha una frattura di livello 5 della caviglia, ma la cosa peggiore di tutte e che vada in necrosi e sia necessario amputare il piede.

E lì è iniziato un altro incubo. Sono già trascorsi 8 giorni e non siamo giunti ad una soluzione. L’Insurance Federation, di Mapfre, riferisce di coprire solo fino a 20.000 euro, l’ambasciata non muove un dito, chiamano solo di tanto in tanto. Il consolato, uguale. Dicono di rimanere qui. Crediamo di essere coperti pagando l’assicurazione, ma  è falso.

Il fatto è che le ossa rotte della caviglia, che non possono essere sistemate,  possono andare in necrosi. E qui all’Ospedale non hanno strumenti adeguati. Il chirurgo che  lo ha operato, il dott. Pani Fuentes ci ha detto di rimpatriarlo subito. Voglio sottolineare il grande lavoro da lui svolto e dall’intero team dell’Ospedale. Ma ora qui non possono fare di più.

Non dormiamo da più di una settimana, non c’è cibo. Non so per quanto possiamo sostenere questa situazione. E’ inumano. Per aver partecipato a questo  salvataggio congiunto  siamo ridotti in questo modo, da soli e abbandonati da tutti, fino a quando? Non so più cosa fare. Le ferite sono molto serie. Ci sono cose che non possono essere curate qui e possono peggiorare. Se dobbiamo aspettare che la situazione migliori, non ne usciamo.

Jesus ha l’assicurazione della Federazione Madrilena. Nonostante ciò, attraverso la Castellano-Manchega, la mia Federazione, il Presidente ha parlato con il Presidente della Comunità per vedere se  può essere mobiliato un aereo UME. Siamo qui bloccati, senza aiuto e in una situazione molto difficile”.

Risponde la Federación Madrileña Montaña

Desnivel.com ha pubblicato in queste ore il comunicato della Federazione alpinistica di Madrid  in relazione al grave incidente occorso in Patagonia all’alpinista spagnolo Jesus Gutierrez Rey “Susi”, attualmente ricoverato presso l’ Ospedale El Calafate.

Per quanto riguarda il grave incidente subito da Jesus Gutierrez Rey sul Fitz Roy (Patagonia, Argentina), la Federazione Alpinismo Madrid (FMM) rende note le seguenti considerazioni:

– Dal momento in cui si è saputo dell’incidente, la FMM ha seguito l’evoluzione degli eventi in continuo contatto con i portavoce dell’alpinista ferito e con i responsabili della compagnia assicurativa.
– Le decisioni finora prese, sia da parte dei medici dell’ospedale SAMIC Calafate, in Argentina, come  quelle della compagnia di assicurazione, hanno avuto un unico scopo: stabilizzare il nostro collega Jesus dalle ferite gravi. Dalle informazioni in nostro possesso, questo obiettivo è stato raggiunto.
– Attualmente, ci è stato detto dai responsabili della compagnia di assicurazione, che equipe mediche in Argentina e Spagna stanno valutando le decisioni da prendere per  garantire il rimpatrio di Jesus senza  aggravare ulteriormente il suo stato di salute.
– La  FMM  è in continuo contatto con il portavoce del nostro collega Jesus e la compagnia di assicurazione; vogliamo inviare un messaggio di rassicurazione alla famiglia e a tutti gli alpinisti. Per tutti noi che ci stiamo adoperando per la risoluzione di questo sfortunato incidente, il recupero di “Susi” e il suo rientro a breve  in Spagna, sono l’unica preoccupazione.