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26 Febbraio 2019

BANFF World Film Festival – recensione 2019

Cari amici, anche nel 2019, come ogni anno, ho potuto godere del BANFF World Tour.

Itaca, che ha portato in Italia questo grande appuntamento, è la stessa che si occupa anche dell’Ocean Film Festival e del Reel Rock e in questi giorni è alle prese con l’oscar di un certo film …Free Solo, sempre la medesima distribuzione!

BANFF …Dal 2013 non ne ho perso uno; si tratta di un momento respirando ancora il grande sogno outdoor, per poi uscire dal cinema e realizzare quel pensiero. Una grande scalata per alcuni o magari una semplice passeggiata nel verde a poca distanza da casa per altri. Questa è la caratteristica di questo Festival, dà uno spazio libero alla fantasia di ognuno di noi.

Per non influenzare la lettura dei commenti di questa recensione, ho deciso di parlare dei filmati senza rispettare l’ordine di proiezione, ma citandoli come viene, viene, esattamente come accade rimescolando le emozioni nella mente, secondo un indice impressionistico.

ICE AND PALMS è il primo filmato a cui penso in questa giornata di fine inverno. Parla di un lungo viaggio in bici dalla Germania fino a Nizza, a opera di due amici, due alpinisti d’eccezione. Viene ripreso il tema della grande traversata alpina che fu inaugurato cinematograficamente dalla leggenda Patrick Berhault, che con altri incredibili protagonisti tra cui Edlinger e Magnin, compì un primo viaggio dal Triglav al Marguareis, salendo 21 incredibili pareti. Ricordiamo purtroppo anche il secondo viaggio con il tentativo alle 82 cime che superano i 4000 metri nelle Alpi in 82 giorni.

In questo movie possiamo godere di una simile grande avventura e di una medesima magia, senza particolare rumore. I protagonisti emozionano il pubblico scalando e sciando tutte le cime più importanti a  oltre 4000 metri trovano lungo il percorso. Max e Jochen in 5 settimane percorrono 1800 km  e valicano 35.000 metri di dislivello, spostandosi in bicicletta o in sci (con la mtb in spalla), salendo le pareti con i ramponi ai piedi e scivolando su versanti vertiginosi, senza mancare per questo acrobazie free style e bivacchi romantici.
SKI – BIKE / Germania 2018 / REGIA Philipp Becker, Max Kroneck, Jochen Mesle, Johannes Müller / PRODUZIONE El Flamingo Films

REEL ROCK 12: BREAK ON THROUGH è il documentario che tratteggia la figura di Margo Hayes, diciannovenne di Boulder, Colorado, dalle prime fasi della sua carriera, con flash back relativi all’adolescenza e crescita, sino al trasferimento in Europa. L’atleta viene paragonata a Lynn Hill, intervistata per l’occasione per dar peso e credito alla giovane promessa. Margo decide di affrontare due delle più iconiche vie che scomodano il grado 5.15 al mondo, dapprima La Rambla, quotata in gradi francesi 9a+, in Spagna e poi Biographie in Francia.

Margo attacca per prima la via spagnola liberata nel 2008 da Ramón Julián Puigblanque. Dopo aver colto il successo si dedica a Realization, chiodata da Jean-Christophe Lafaille. La via fu liberata da Arnaud Petit fino alla prima catena da lui stesso implementata. La linea fu ribattezzata da Sharma Biografie dopo la sua libera integrale del 2001, secondo l’usanza americana. Fu considerata la prima arrampicata al mondo di 9a+ sino al 2008, momento in cui Adam Ondra ripeté la linea Open Air di Alexander Huber innalzandone la difficoltà.

Margo si trova ad affrontare il limite estremo senza perdere le sue caratteristiche: l’innocenza e la tenerezza di una giovane ragazza, la caparbietà ai limiti dell’autodistruzione di una guerriera. Il mix fenomenale di queste caratteristiche la portano a vincere, raggiungendo i suoi scopi. Il filmato viene proiettato di norma verso il termine della serata e ciò regala la sensazione di stanchezza al fruitore che si sente una volta in più nei panni della giovane ragazza determinata. Il documentario solleva le tematiche dell’ossessione e della libertà nella determinazione, che si miscelano intrecciandosi; la Hayes non se ne cura e persegue la sua strada, che non è giusta o sbagliata, ma semplicemente quella che sceglie e della quale è l’unico e assoluto giudice.

Si tratta di un’opera davvero potente, peccato solo per la “tremenda” comparsa del piede dell’operatore durante la realizzazione de La Rambla e della velocissima conclusione del filmato dopo Realization, che ostacolano molto la perfetta sinergia che c’era tra spannung e scioglimento e, nel primo caso, offrono uno spoiler a chi si gode il film, che di colpo viene ributtato in una sala cinematografica, mentre pensava di essere in sosta in falesia in Spagna dopo tanta fatica…
CLIMBING / USA 2017 / REGIA Matty Hong, Nick Rosen, Peter Mortimer / PRODUZIONE REEL ROCK

CHOICES  conosciuto anche come What it Takes è il breve ma intenso movie che parla di un montain-biker  che dal nido famigliare esplode la sua fantasia verso il mondo dei percorsi da esplorare, in ogni momento della giornata e in molteplici modi. L’energia vibra a partire dalla colonna sonora; il viaggio onirico viene interrotto dalla voce di un bimbo.

La prole chiama “daddy, daddy, daddy” …e il biker risponde realizzando nella realtà un nuovo sogno, che coincide con quello di suo figlio, così ben rappresentato in un suo disegno a pastelli. Il messaggio è splendido, la fotografia eccelsa, la musica azzeccata. Minuti davvero ben spesi che strappano il sorriso al fruitore.
MTB / USA 2017 / REGIA Tim Dacosta / PRODUZIONE Lightbulb Media and Listen Up Media

DREAMRIDE III Questo breve cortometraggio, quasi un trailer, descrive l’incredibile viaggio di Mike Hopkins e termina con il capitolo finale dell’omonima saga. Il teatro delle scene è la nuova Zelanda, location perfetta, e il film si rivela un viaggio tra luoghi straordinari, allo stesso tempo meravigliosi e ostili. Il sogno di Mike lo conduce tra crinali, campi di massi erratici e foreste che sanno quasi di jungla, con immaginarie creature invisibili che lo inseguono. L’abilità sopraffina del protagonista sulle due ruote, gli permette un peregrinare che talvolta diventa fuga e in altri momento esplorazione onirica.

Lo screenplay è davvero d’eccezione, fluido e semplice, scorre attraverso sfaccettature di una fotografia leggera che lasciano il tempo all’ironia, purtroppo difficile da trasmettere nelle sale italiane in cui sovente non sono moltissime le persone abituate ad ascoltare film in lingua anglosassone. Dopo 80 secondi la voce fuori campo parte serena con un “Sometimes”… poi il narratore si ricorda che sta raccontando un filmato epico e quindi si schiarisce il timbro e ricomincia a parlare con grande profondità. A ogni proiezione sono una manciata gli astanti che ridono di gusto per questa caricatura, mentre gli altri non capiscono. Alla fine della sequenza una nuova battuta sfrutta lo stesso schema e viene ancora meno percepita della precedente. Purtroppo senza questi sforamenti della quarta dimensione, il mood del filmato perde potenza, ed ecco che una foca comparsa dal nulla per seguire Mike diventa meno divertente, gli esseri invisibili meno paurosi, e la dimensione del sogno si perde, quindi il ritorno alla veglia meno eccezionale. Il limite è la comprensione di chi ascolta e non è insito nel filmato: anche se sicuramente questo movie può aver più credito fra astanti madre lingua, la bellezza di piani sequenza e l’eccellente utilizzo del drone restano inequivocabili. (Sembrano impensabili i passi da gigante percorsi rispetto al 2013, in cui nella maggior parte delle produzioni al mondo, era accettabile che nell’inquadratura comparissero le ombre dei dispositivi volanti)…
MTB / Canada / REGIA Mike Hopkins / PRODUZIONE Mike Hopkins, Juicy Studios

FAR OUT: KAI JONES Questo movie sebbene corto e diretto, non è né un trailer né un teaser, ma un vero e proprio docufilm, simpatico e importante …in miniatura! Kai Jones ha 11 anni e non è abbastanza grande per andare al cinema da solo oppure ordinare un panino al pub, ma nella follia della società moderna, in montagna può affrontare i pericoli che nemmeno gli adulti più navigati si sognerebbero di gustare… Il giovane protagonista segue le orme della sua famiglia, mediante discese free style, pensando ad affrontare i suoi limiti ma “senza spaventare troppo la mamma!”

Al di là della dimensione scherzosa iniziale e della critica sociale, si evidenziano le straordinarie capacità dell’atleta di cui sentiremo parlare molto presto. Non si descrivono gradi o pendenze, il filmato evince da sé l’abilità del fanciullo e anche ai non addetti ai lavori è chiara la performance che una volta ancora diventa mezzo, struttura a sostenere concetto e non fine a se stessa nel campo della sterilità. La sceneggiatura riprende le tematiche giovanili con motivi evoluti, un mix esplosivo e piacevole che diverte il fruitore che in pochi minuti viene colpito dall’opera.
SKI / USA 2018 / PRODUTTORE Steve Jones, Todd Jones / PRODUZIONE Teton Gravity Research

TIERRA DEL VIENTO Avete mai visto fotografie uniche e incredibili? Panorami che escono dalle immagini ed entrano nei vostri occhi e nel vostro mondo? …e se voi poteste andare al di là di quello schermo, se voi poteste bucare la tela e scoprire cosa c’è dietro il sipario, come in un quadro di Fontana. Patagonia: più a Sud di quanto la maggior parte delle persone osi spingersi, c’è una terra di infinita vastità e bellezza.

Il fotografo Elisio Miciu esplora questo luogo mitico, e impara qualcosa in più su sé stesso. Ed effettua questo cammino con leggerezza, alla ricerca della vita per l’arte, dell’arte per l’arte, discendente da due generazioni di artisti eppure, ciononostante in viaggio per sé. Un semplice capolavoro.
PHOTO / UK 2017 / REGIA Laura Belinky / PRODUZIONE Wild River

ROGUE ELEMENTS: CORBET’S COULOIR Ironia e incredibile livello tecnico sono richiamati anche questo movie. Chiunque abbia mai sciato a Jackson Hole, sa quanto il famoso Corbet’s Couloir metta a dura prova i nervi di chiunque si cimenti con esso, anche nelle migliori condizioni di neve. Il filmato si apre con due biker che letteramente saltano una cabin ove si sta riposando uno sciatore: ed ecco che l’istinto irrefrenabile lo porta ad agganciare gli scarponi e a inseguire i due ciclisti dell’estremo, intrecciando scie e vita, sulla neve e poi oltre …per esempio trasportati da una delle due mtb, quando la neve finisce. Avevamo già goduto della stessa struttura tra biker in sfida oltre il vuoto, anche in questo caso letteralmente, fino al salto con il paracadute laddove il terreno finisce. To be continued? Speriamo di si.
SKI – MTB / USA 2017 / REGIA Todd Jones / PRODUZIONE Teton Gravity Research

NOTES FROM THE WALL Nel febbraio 2017 tre tra i più forti climber vanno in scena: sono Sean Villanueva O’Driscoll, Nicolas Favresse e Siebe Vanhee. Hanno arrampicato in libera “El Regalo de Mwono”, una via di 1200 metri sulla parete est della Torre Central del Paines, una linea tra le più dure della Patagonia. Il filmato procede con lo stesso stile semplice e divertente degli altri di questa edizione del BANFF, con i due veterani che fingono di insegnare all’irriverente giovane prodigio la loro potente irriverenza e lui …impara subito! La narrazione è districata mediante un ipotetico diario che viene letto e sovraimpresso con realtà aumentata sulle riprese, miscelando antico e moderno con sapienza. Non lo scalatore incallito, ma il semplice appassionato è in grado di capire quasi tutto ciò che succede. Ciò che manca al fruitore medio comunque non viene di norma compreso anche dal super climber (…considerando che c’è ancora chi definiscie “fare un tiro pulito“, senza alcun riferimento al clean climbing, per intendere la libera… il che è tutto dire).
La via viene attaccata con grande deontologia e onore andando incontro a rischi enormi, come il rimanere in parete per 19 giorni quando le scorte standard finivano al quindicesimo e il tempo può bloccare in parete. Il livello dei compagni è talmente alto che ripetere la via in artificiale non sembra sia mai stato un problema in grado di impressionarli e, quando i tre decidono di andare in vetta, in libera sul “facile”, semplicemente ci vanno. Il problema è l’RP dei tiri più duri, che comunque arriverà, con una lotta ai limiti della mente e della fantasia.

Qual’è davvero il tema del filmato? No, non la parete, quello è il motivo, per usare elementi di classicismo. Il tema è la vita da campo, quando il campo è sospeso nel vuoto …è qui la quarta parete è talmente rispettata che ci si chiede se fosse presente un operatore a far volare i droni e l’assistenza al campo o se gli scalatori fossero davvero solo in tre. Davvero un filmato come non se ne vedevano da tanto tempo.
CLIMBING / Belgio 2017 / REGIA Nicolas Favresse, Sean Villanueva O’Driscoll, Siebe Vanhee / PRODUZIONE Guillaume Lion, Siebe Vanhee

…e ora non possiamo che darci appuntamento per Free solo!

Christian Roccati

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