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27 Giugno 2023

Ambiente e Territorio · Cultura

Basta alle croci in vetta. Scatta la polemica. Il presidente del CAI: ‘Mai presa posizione’

Gran Sasso Corno Grande Vetta Occ. Foto Paolo Boccabella. Fonte Lo Scarpone

La discussione ha coinvolto il Club Alpino Italiano e alcuni esponenti politici di destra

Le parole pronunciate qualche giorno fa dal direttore editoriale del Cai Marco Albino Ferrari durante un convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano, in occasione della presentazione di un libro – “non saranno istallate nuove croci sulle montagne” – finiscono al centro di una polemica, con tanto di richieste di marcia indietro e dimissioni.  É il centro destra ad insorgere, capitanato da FdI. Si fa sentire anche il governo che con la ministra Daniele Santanchè chiede al Club alpino di rimangiarsi la decisione, lamentandosi di non essere stata informata.

Il 25 giugno, il presidente Antonio Montani divulga un comunicato ufficiale per precisare la posizione del sodalizio:

“Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci in vetta in alcuna sede, tantomeno prendendo una posizione ufficiale”, assicura scusandosi personalmente con Santanchè “per l’equivoco”, nato da “dichiarazioni personali” di Ferrari e da un editoriale su ‘Lo Scarpone’. Il portale del club aveva evidenziato la larga concordanza emersa nel convegno “sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime”. L’editoriale parlava di una tesi “condivisa pienamente dal Cai” e aggiunge: nessuno intende rimuovere le croci che già ci sono, ma è “il presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il Cai a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne”. “Non c’è una posizione univoca e non si è mai trattato l’argomento” ribadisce Montani che poi assicura: se se ne parlerà “il ministero vigilante sarà sempre interpelato e coinvolto”.

Intanto sulla sua pagina facebook, Ferrari posta quanto segue:

“Prima che questa pagina venga investita dalla valanga di detriti più o meno appuntiti riguardo a presunte mie posizioni su “rimuovere le croci di vetta” (presunte, appunto, e non vere), vorrei subito dire come la penso.
La cosa più interessante, però, non è tanto il mio pensiero, piuttosto come si è innescata questa valanga che è arrivata fino al TG1 e che domani andrà su tutti i giornali. Farò in questa pagina la ricostruzione e sarà uno spasso, anche se un po’ amaro…
Le croci di vetta rappresentano un elemento culturale delle nostre montagne che va preservato. Penso che il CAI debba, e lo fa, guardarle con rispetto e occuparsi della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli, …). Certe montagne, senza le loro famose croci non sarebbero neppure lontanamente le stesse (anche se si tratta di pochi metri di ferro). Allora a presto, con una nuova saga de “Le croci di vetta” 2!”

Le dichiarazioni dei politici

A partire all’attacco è Santanché. “Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto” dichiara alle agenzie, invitando il presidente del club a “rivedere la sua decisione”. “Dovete passare sul mio corpo per togliere anche solo un crocifisso da una vetta alpina” attacca a testa bassa il segretario della Lega Matteo Salvini. Scende in campo anche il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia): “Il dibattito sulle croci in cima alle vette, ritenute ‘anacronistiche e divisive’, mi lascia attonito”, dice indicando la croce come “punto di riferimento per gli scalatori” e simbolo religioso la cui “lezione di umanità è universale e valida per tutti”. Poi è un tutto susseguirsi di dichiarazioni indignate targate soprattutto FdI, che culmina con la richiesta di dimissioni per “chi ha avuto questa pensata” avanzata dal deputato Mauro Malaguti.

“Le croci sulle montagne della Lombardia e dell’Italia intera non si toccano e continueranno a essere installate quando ve ne sarà occasione” assicura il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che dopo la smentita di Montani derubrica l’accaduto a “un’uscita improvvida, dettata forse dai primi caldi”. Smentita di cui prende atto con soddisfazione capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che avverte: “la croce non si tocca”.

Messner: “dibattito anacroniscono e inutile”

“Le montagne sono di tutti, nessuno ha il diritto di metterci il cappello”. Lo dice Reinhold Messner che definisce “anacronistico e inutile” il dibattito suscitato dalla proposta del Cai sulle croci di vetta. “Le mie posizioni in merito sono ben note”, aggiunge all’ANSA Messner, che appunto ha dedicato un museo e un libro alle montagne sacre.
“Il fenomeno delle croci di vetta – spiega il re degli ottomila – è relativamente recente, è iniziato circa 200 anni fa con l’Illuminismo. Prima la gente aveva, infatti, troppo rispetto della bellezza e della maestà delle montagne”.

Dopo la Seconda guerra mondiale sono stati “soprattutto i movimenti giovanili cattolici nei paesi di montagna a portare le croci sulle vette”, prosegue Messner. “Le croci – aggiunge – esistono praticamente solo sulle Alpi, in Asia la gente del posto non saliva sulle montagne sacre, mentre sulle Ande si facevano sacrifici alle divinità”. Messner non si dice sorpreso della proposta del Cai, “che da tempo si occupa dell’importante questione ‘di chi sono le montagne’? Purtroppo anche questa volta si è sollevato il solito polverone di polemiche anche sui social“, conclude Messner.