MENU

20 Dicembre 2019

BIGO e l’idea di economie climbing sostenibili: Val d’Aveto (pt 2 di 4)

Cari amici,
ci siamo lasciati con la prima tappa di questa intervista multipla relativa alle economie sostenibili anche grazie all’arrampicata. Proseguiamo con il secondo step, sempre domandando a Bigo, cioé al ligure Fabio Pierpaoli.
Il nostro interlocutore è uno dei più importanti chiodatori italiani, con oltre mille vie attrezzate in diverse regioni, tra mono e multipitch, considerato non tanto per il numero di linee quanto più per lo stile e la deontologia quasi unica.
Per chi si fosse perso la prima puntata, può trovarla al seguente link

Che cos’è la falesia del Penna conosciuta come La Fungaia?
E’ la novità più importante di questi anni in Aveto, una lunga barra di ofiolite alta una ventina di metri in una splendida faggeta, accessibile a tutti sia per la logistica, per la difficoltà contenuta di molti itinerari, sia per la chiodatura abbondante a prova di accidentale rottura di appiglio. Con questo fortunato mix il successo è stato immediato, a coronamento di due mesi di certosino lavoro sia fisico sia diplomatico, visto che siamo in area Parco e quindi in zona soggetta a vincoli.
La sinergia tra sezioni Cai, Ente Parco e rifugio Casermette del Penna ha funzionato bene a dimostrazione che se la volontà è univoca le cose si possono fare, anche quelle apprentemente più complesse. Ricordo che la falesia era stata scoperta diversi anni fa da Eugenio Pinotti ed Antonio Nani e soci ma poi abbandonata per altri progetti.

Se ti chiedessi del Lame Blokko?
…A due passi dal lago delle Lame e dalla riserva integrale delle Agoraie, in un contesto ambientale quindi di altissimo pregio. E’ il 2015 quando mi arriva una foto da Alessandro Cigna, autentico custode delle falesie avetane, fatta durante uno dei suoi giri infrasettimanali. Si vede poco, parecchie fronde impediscono una visione di insieme, ma decido di andare lo stesso, come ho fatto tante volte… un ora e mezzo di curve e via! Dal vivo, come spesso accade, cambia tutto e decido che si può fare, anche se consumeremo molte spazzole di ferro. E così è stato grazie alla collaborazione con il Parco e l’albergo delle Lame.

E invece il Farfablocco?
Be’ il Farfa invece per decenni lo hanno visto tutti perchè a bordo strada, nell’area parcheggio per camper e merenderos di Farfanosa, ma coperto dalla vegetazione com’era non invogliava di certo, anche se poi capii che qualcuno negli anni precedenti aveva provato a salirci.
Era il 2012, e la prima esperienza per il nostro AleAveto come ‘promotore di falesie’, che andò benissimo riuscendo a coinvolgere tanti esercenti con donazioni da 50 euro che permisero l’acquisto del materiale. Una menzione particolare al sostegno fattivo di Sandro Sbarbaro e della ditta Pastorini Fulvio che ci ha dato una grossa mano per i disgaggi in parete, addirittura con l’utilizzo di microcariche e di una pala meccanica… un lusso esagerato a cui non siamo abituati!

 

Se parliamo solo della zona avetana hai un passato di riqualificazione?
In realtà ci sono molti precedenti, come a esempio il Ghiffi: parlamene. L’ordine cronologico parte da Soprlacruz nel 2003, un estate caldissima che però è stata molto fruttuosa grazie alla collaborazione con l’amministrazione comunale di Borzonasca che ha capito subito che una falesia attrezzata per l’arrampicata sportiva sarebbe stata un valore aggiunto per il territorio, grazie anche al local Simone Sturla che adesso gestisce la palestra indoor dell’Acquarone a Chiavari. Basalti di diverse colorazioni in un contesto ambientale dominato dal monte Aiona, con un arrampicata per nulla semplice ma molto didattica. La nostra collaborazione con il Parco dell’Aveto parte da qui per poi continuare l’anno dopo con le dirimpettaie placche del Ghiffi, un’arenaria-macigno a cui non volevo credere il giorno che Pikkone (n.d.r. Michele Picco) mi ci ha portato quasi di peso, visto che di quei liscioni non ne volevo proprio sapere, avendoli ben studiati nelle ore appeso a Zanoni. Anche qui una lunga contrattazione con il Consorzio che gestisce i terreni, ma quando c’è volontà e lungimiranza i problemi si risolvono quasi sempre.

Qual è il tuo prossimo progetto? 
Nelle ultime stagioni invernali ci siamo dedicati al restyling di alcune delle vie storiche che percorrono la parete Striata al Muzzerone, che negli ultimi anni ha subito un inevitabile declino della frequentazione dovuto al fatto che le protezioni in loco accusavano pesantemente l’aggressione degli agenti marini in maniera tale da pregiudicarne la sicurezza per gli arrampicatori. Era veramente un peccato perdere queste linee di scalata in un contesto ambientale così unico. E ancora una volta abbiamo messo a disposizione della Comunità Rampicante le nostre competenze, grazie al fondamentale sostegno economico di AlpStation Sarzana.

A questo punto non posso che aspettare io stesso la prossima puntata per focalizzarci sul Muzzerone e la meravigliosa parete Striata!

Buon’avventura!

Christian Roccati
Follow me on FACEBOOKInstagram

RINGRAZIAMENTI: vanno a Matteo Ceschina per alcune foto, scatto d’autore, che sono state aggiunte post editing articolo