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19 Dicembre 2022

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Broad Peak: il primo ottomila di Raffaele Barbolini. Il racconto del vertice

Raffaele Barbolini, selfie. Broad Peak estate 2022

Barbolini: “Tutto è già deciso prima ancora che accada”

Il 19 luglio 2022, alcuni membri della squadra di Seven Summit Treks scalano con successo il Broad Peak (8.047 m), in Pakistan. Tra gli italiani in vetta alla 12ma montagna più alta del mondo,  Raffaele Barbolini, 49 anni, alla sua prima esperienza su un Ottomila.

Originario di Modena ma residente in Alto Adige, Barbolini  – insegnante e grande appassionato di alpinismo –  ha raggiunto il vertice senza l’ausilio di ossigeno supplementare, scalando gli ultimi 200 metri insieme ad una leggenda dell’alpinismo internazionale, Denis Urubko, conosciuto qualche mese prima a Bolzano.

Ecco come Raffaele ci ha raccontato quella impegnativa salita.

Broad Peak, estate 2022.  La partenza

Trekking di avvicinamento al CB: portatori e Torri del Trango. Foto: Raffaele Barbolini, estate 2022

Trekking di avvicinamento al CB: muli. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

È stato difficile immaginare di partire per un 8000 da solo ma in questa stagione di grandi ascensioni è stato ancora più difficile immaginare di salire solo uno dei 5 Ottomila presenti in Pakistan. Non è un gioco di parole ma la realtà; ormai le agenzie offrono pacchetti combo con la salita di due o tre 8000 in un’unica spedizione ovviamente conditi di sherpa, hight altitude porters, ossigeno, campi alti attrezzati e cibo in alta quota.

È vero che il trekking in Baltoro partendo da Askole è molto lungo e lo si può completare esclusivamente a piedi coprendo la distanza tra cinque e sette giorni all’andata e tre al ritorno, è anche vero che il Pakistan rispetto al Nepal ha ancora tempi di attesa molto più lunghi tra cancellazioni, ritardi, imprevisti, spostamenti e quindi che un viaggio complessivamente richiede almeno due settimane circa solo per la logistica per arrivare e tornare dal campo base: quindi può essere comprensibile che qualcuno cerchi di capitalizzare tutto questo tempo per salire più di una cima, ma stiamo parlando pur sempre di un 8000. E’ anche vero che, con tutti i supporti esterni e logistici dell’agenzia, i tempi e la fatica si riducono tantissimo, ma alla fine cosa resta oltre al selfie in vetta se si sono utilizzate tutte le facilitazioni possibili?

Nel mio caso si tratta della mia prima esperienza a 8000 metri e voglio essere umile e cauto, oltretutto l’idea che la partenza si stia procrastinando da oltre due anni mi logora e mi sfinisce. Simulare la partenza, cercare soci, passare in rassegna le varie montagne di 8000 mt. in base alla stagione e alla destinazione, chiedere preventivi, preparare cartolina e manifesti, cercare sponsor oltre che mantenermi allenato e andare in montagna è davvero un impegno enorme e una grande perdita di energie. E io non ho più risorse da sprecare.

Raffaele Barbolini durante il trekking del Baltoro, insieme al cuoco. Sullo sfondo a dx il K2. Foto arch. R. Barbolini, estate 2022

Raffaele Barbolini, estate 2022: soddisfazione per l’arrivo a circo Concordia. Foto arch R.Barbolini

Fino alla primavera 2022 rimandare è stata una necessità, ora mi chiedo quanto è necessario continuare a spostare la data qualora qualcosa non vada per il verso giusto e mi convinco che è giunto il momento di partire. Risolverò gli imprevisti strada facendo.

Scelgo il Broad Peak una montagna enorme che si trova nel  Godwin Austen del ghiacciaio Baltoro, il ramo più remoto situato nel Baltistan, la regione più a nord est del Pakistan. In questo ramo di ghiacciaio si trovano due dei 14 giganti della terra il Broad Peak accanto al K2.
In termini di affluenza significa che questa zona è la più frequentata di tutto il Pakistan; sul K2 che è la seconda montagna più alta della terra dopo la sua conquista invernale si sono accesi i riflettori e solo quest’anno sono stati rilasciati 400 permessi. Significa quindi che tutta l’attenzione e le risorse sono concentrate su quella montagna e che magari al Broad Peak si riuscirà a stare un po’ più tranquilli.

Il campo base del Broad Peak è il più vicino e meglio posizionato per l’ascensione alla montagna e si sviluppa già per sua natura su una superficie molto allungata; ciascuna agenzia occupa una collinetta sul ghiacciaio con una decina di tende e non ci sono mai situazioni di sovraffollamento; le agenzie sono molte e servono solo pochi clienti che sono quelli che saliranno il Broad Peak. Chi ambisce a salire entrambe le cime è collocato nel campo base del K2.
È la situazione che cercavo.

Baltoro. Foto arch. R. Barbolini, estate 2022

Campo Base. Foto arch. Raffaele Barbolini, estate 2022

Broad Peak, estate 2022: tenda di Seven Summit Treks. Foto arch. Raffaele Barbolini

Campo base

Arrivo al campo base il giorno 8 luglio. I membri di Seven Summit Trek sono già tutti arrivati da più di una settimana, sono 6 in tutto più me, 4 di loro salgono con sherpa al seguito gli altri due sono soli per cui possiamo vedere di condividere la salita. Loro hanno già fatto una prima rotazione di acclimatamento e tra un paio di giorni è in programma la seconda rotazione. Io sapevo già che per un imprevisto mi sarei trovato a partire in ritardo e a dover cercare di recuperare la rotazione che avevo mancato.

Fare una rotazione significa molto sinteticamente acclimatarsi a una quota più alta di quella a cui ci si trova, quindi normalmente si sale a un campo più alto per alcuni giorni per poi ridiscendere al campo base per riposare. Se le rotazioni sono effettuate in modo corretto il sangue si adatta all’altitudine e trasporta correttamente l’ossigeno. Le varie rotazioni vengono effettuate in modo progressivo, salendo sempre più a una quota superiore,  per potersi acclimatare sempre meglio verso il punto più alto da cui parte la spinta alla vetta.

Sgambata di acclimatamento con Sajid Ali Sadpara, estate 2022. Foto arch. Raffaele Barbolini

Raffaele Barbolini con Tom verso Campo 1. Foto: R.Barbolini, estate 2022

Rotazioni

Il campo base si trova a 4700 metri: in teoria ho in mente di salire diretto fino al Campo 2 a 6200 mt. e lì passare due notti eventualmente salendo ancora oltre 6200 mt., in pratica, in base a come mi sento: se questo programma funziona la prima rotazione dovrebbe essere molto efficace. Il trasporto invece che mi aspetta fino al Campo 2 è di uno zaino carichissimo e nonostante io sia ben allenato non sopporto bene i carichi troppo pesanti.

La prima parte della salita si svolge sul ghiacciaio su terreno facile, arrivati al crampon point cioè il punto dove si calzano i ramponi si sale velocemente di quota tra roccette e scivoli nevosi; nonostante sia partito presto dal CB il pendio è già affollato di gente che sale e il pericolo di essere colpiti dalle rocce che cadono è persistente.

E così il giorno 10 luglio con uno zaino di oltre 20 kg, dopo 1500 mt di dislivello salgo al Campo 2 e quando arrivo sono sfinito, non ho le forze per reagire e passo 24 ore in tenda come ipnotizzato nell’attesa di sentirmi meglio. Il giorno dopo gli altri del mio gruppo scendono al campo base e io come da programma resto per la seconda notte, sto progressivamente meglio ma non sono in grado di muovermi dalla tenda per salire ulteriormente, o almeno non per farlo da solo.

Salita verso C2. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Rotazioni: notte a C2: in tenda con Moses Fiamoncini. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Mi basta così. Nel frattempo la grossa perturbazione prevista è in arrivo e il giorno 12 è l’ultimo utile per scendere in sicurezza al CB e mettersi al riparo. Mi metto in movimento per scendere ma la situazione non sembra così disastrosa, il K2 che è sempre in primo piano alle mie spalle non è avvolto dalle nuvole e questo è buon segno. Altri climber stanno scendendo da Campo 3. E’ il team di ‘Nims‘ (il nepalese ex soldato Gurkha autore del film e libro 14° Peaks): era salito per un tentativo di vetta per poi trasferirsi al K2, ma il meteo non è migliorato e alla fine ha dovuto desistere. Alcuni ritenteranno dopo aver salito il K2, per altri sarà l’ultimo passaggio dal Campo 3 del Broad Peak. La possibilità di salire un 8000 dipende prima di tutto dalla disponibilità economica, stiamo parlando per il K2 di pacchetti full compresi tra i 40.000 e 50.000 euro mentre per il Broad Peak tra i 20.000 e 25.000 euro ma poi, l’impegno fisico mentale e psicologico reale è  maggiore di quanto ci si immagina al momento di prenotare la spedizione, quindi molti si accontentano SOLO del primo 8000.

La discesa è veloce e sicura, anzi meglio dire che più è veloce e più è sicura perchè le rocce sovrastanti possono essere di qualsiasi dimensione e si staccano spontaneamente per lo scioglimento del ghiaccio sottostante.
Al campo base ci ricongiungiamo con il gruppo e iniziamo a fare programmi per i giorni dopo la tempesta: i giorni 13, 14 e 15 luglio saranno di brutto tempo ma il giorno 16 si potrebbe già partire per il Campo 2 visto che la previsione meteo che inizialmente dava una grossa nevicata sembra essere molto più lieve.

Io non sono ancora acclimatato a sufficienza ma nemmeno così poco da dover effettuare una seconda rotazione completa quindi il giusto compromesso potrebbe essere di sostare una o due notti a Campo 3 durante la ‘summit push’ partendo con il gruppo il giorno 16. Questa idea mi convince sempre di più, mi sento bene e so che per me è la scelta giusta: Moses  e Tom faranno altrettanto mentre il resto del gruppo, guidato dagli sherpa, salirà durante la notte del giorno stesso in cui raggiungeremo tutti il Campo 3.

Preparativi e attesa

Nei giorni 13, 14 e 15 inizia a salire la tensione e i preparativi per l’attacco alla vetta. Tutto è programmato meticolosamente con anticipo: quando indossare il tutone, cosa mangiare e come alimentarsi, che margine di tempo in più calcolare per la salita, quindi cibo, gas, barrette e poi calzini, guanti, maschera, occhiali e crema solare. Ogni elemento è un peso in più da portare e da riportare a valle in caso non venga utilizzato, quindi va valutato bene se prenderlo oppure no, ma la finestra di bel tempo a cui stiamo per andare incontro è davvero di tanti giorni quindi credo che il trasporto vada limitato al minimo. Non voglio trovarmi a trasportare per la seconda volta uno zaino pesantissimo e sfinirmi sotto il peso di cose che poi non utilizzerò.

Per il giorno 14 è atteso l’arrivo dal campo base del K2 del Lama che si occuperà della Puja: per gli sherpa è indispensabile che venga espletato il rito di preghiera e di purificazione prima di partire per la vetta: la preparazione del tempio e delle decorazioni per la celebrazione ci occupano tutta la mattina. Essendo la nostra agenzia nepalese è un rito che coinvolge tutti e tutto lo staff; i pakistani restano in disparte e osservano la cerimonia con rispetto. Da quel momento in poi l’energia emanata dalla nostra collina benedetta e con le bandierine di preghiera colorate al vento, sarà l’elemento che contraddistinguerà il nostro campo al Campo Base del Broad Peak.
Due giorni di totale riposo per me possono bastare, non ho tanto la stoffa dell’attesa e il giorno 15 completamente libero da impegni lo digerisco un po’ a fatica.

Seconda rotazione

Campo 2 basso. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Campo 2 alto, estate 2022. Foto Raffaele Barbolini

Fissiamo la partenza per le 4 di mattina del giorno 16: questa volta non possiamo correre il rischio di caduta di pietre dall’alto, vogliamo essere i primi a salire il pendio. Siamo in tutto 11 alpinisti: 4 membri con i loro 4 sherpa e poi Tom, Moses ed io. Gli sherpa si regolano normalmente in base al passo del cliente e quindi in breve prendo io il comando e mi metto in testa al gruppo. Il pendio è tutto su neve fresca e completamente da tracciare, dietro di me Bruno, il canadese con il suo sherpa, e poi Tom. Bruno è in forma, il suo sherpa un po’ meno e volentieri rallento un po’ il passo per aspettarli. Sto bene e mi andrebbe di forzare un po’ la progressione ma non abbiamo fretta, l’obiettivo è raggiungere il Campo 2 e poi riposare.

A metà tra C1 e C2 un pendio con 40 cm di neve fresca ventata sembra trovarsi lì apposta per scaricare una slavina su chi è sotto di noi; sarebbe la fine della spedizione, mi distanzio dagli altri e mi accosto il più possibile alle roccette a sinistra per non appesantire troppo il pendio. È gia successo all’inizio di luglio che un portatore di alta quota in servizio per la Fuertenbach sia scivolato sul versante cinese e scomparso, la spedizione è poi stata cancellata; così come è stato un miracolo se non siamo tornati tutti a casa per alcuni casi di covid confermati al campo base del K2: quindi meglio non fare errori ora che tutto sembra andare per il verso giusto.

Tutto fila liscio e in poco tempo arrivo al Campo 2 seguito da Bruno e Phurbu che è il suo fido sherpa. Sto bene, sento buone vibrazioni e quindi avanti col carro.

Raffaele Barbolini in arrivo a C2 alto, estate 2022 Selfie

Nella salita al Campo 3 del giorno dopo non mi voglio sfinire, rinuncio al sacco a pelo ma avrò con me nello zaino il tutone per la summit push che indosserò anche per la notte in tenda insieme ai calzari in piumino e ai guantoni; in poche parole indosso più materiale di notte piuttosto che di giorno!!
La neve dell’ultima nevicata si sta assestando in fretta; sui pendii molto ripidi che vanno dal Campo 2 al Campo 3 già non restano molte tracce delle nevicate recenti anche e soprattutto per il caldo micidiale e alla prevalenza di bel tempo.
Non sono ancora salito oltre i 6200 metri quindi prevedo di andare con calma, da questo momento in poi devo essere cauto e combinare bene acclimatamento e progressione.

La salita è molto lunga e lo zaino comunque non è mai leggero, stiamo trasportando un’ulteriore tenda a C3: potrebbe essere vantaggioso, in caso di rinuncia alla cima in questa summit push,  avere già una tenda piazzata sia a C2 che a C3 ma a me pare che stiamo trasportando un po’ troppo materiale in quota, tra cibo, fornelli e attrezzatura. Arrivo per primo a C3 e inizio a preparare la piazzola per montare la tenda ma la fatica di scavare nella neve e spianarla è davvero enorme; vorrei che i miei due soci di tenda fossero qui con me per aiutarmi ma per ora devo arrangiarmi. Il Campo 3 si trova a 7000 mt. in una posizione decisamente ideale: spazioso, non troppo esposto a cadute di seracchi, senza crepacci intorno ma purtroppo anche questo in forte pendenza su neve quindi con la necessità di livellare la tenda.

Campo 3. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Dopo poco, verso le 12, arrivano sherpa e membri; il loro programma è quello di mangiare un boccone, riposare un po’ e poi ripartire per la vetta verso le 19 con ossigeno fin da Campo 3: gli sherpa sanno bene come comportarsi con i clienti, per loro in ballo c’è il ‘summit bonus’, che è l’importo che il cliente paga per aver raggiunto la cima e questo è l’unico motore che li spinge a rischiare e a faticare per il raggiungimento dell’obiettivo; durante la spinta alla vetta lo sherpa normalmente trasporta almeno due bombole di ossigeno più il materiale del cliente, con uno sforzo immenso, non adeguatamente ripagato dal ‘summit bonus’.
La scelta di ripartire dopo poche ore è legata al fatto che il cliente spesso, per età, condizioni fisiche e acclimatamento, non sopporterebbe bene un’intera notte e un intero giorno a 7000 metri pertanto cercano di ridurre al minimo la loro permanenza in alta quota spremendo al massimo le energie del cliente per quelle ore necessarie a raggiugere la vetta e per poi riportarlo a valle nel più breve tempo possibile. In altre parole, la permanenza in alta quota uccide.

La mia strategia è invece quella di sfruttare l’intera notte e il giorno successivo e parte della seconda notte come acclimatamento prima della summit push. Se dovesse essere necessario ho ancora un margine di ulteriori 24 ore da passare a Campo 3 ma penso che perderei le energie mentali necessarie per salire. Ceno e mi metto a dormire.
Dormire senza sacco a pelo fa uno strano effetto, ma comunque non avrei dormito, si tratta solo di riposare rigirandosi di tanto in tanto da un lato e poi dall’altro per ammazzare il tempo che non passa mai. Dopo una notte così la cosa migliore è non passarne una seconda quindi dal momento del risveglio parte il conto alla rovescia per la partenza a mezzanotte. Andremo solo io e Tom, Moses vuole ritardare di un ulteriore giorno ma per noi non è un problema.

Prepariamo tutto e attendiamo con ansia il rientro dei nostri 8 amici, servono notizie certe sulle condizioni della cresta finale che al momento non abbiamo. L’unica notizia sicura è che non ci sono corde fisse dalla forcella situata a 7800 mt fino in vetta: un tratto lunghissimo che per percorrerlo occorrono 5 ore andata e ritorno. È il tratto chiave della salita, molto esposto, con cornici enormi e a picco sul versante cinese.
Tutti gli incidenti che si collocano su quel tratto sia in salita che in discesa sono mortali e sono per caduta non per sfinimento. Al momento si conta solo un decesso quello del portatore pakistano del gruppo Fuertenbach qualche settimana prima; il secondo sarà di un britannico da lì a poche ore, il giorno stesso della mia spinta alla vetta, circa un’ora dopo il mio arrivo al vertice.
Il mio gruppo quello di Seven Summit Treks fa rientro al Campo 3 nel pomeriggio; sono tutti sfiniti e hanno rinunciato al colle a 7800; la cosa mi preoccupa ma non ho tempo per approfondire, ho solo poche ore di sonno davanti a me e preferisco riposare: la sveglia è per le 23.00. Nessuno va in vetta il giorno 18.

Summit push

Salita sul Broad Peak con vista sul K2. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Ultimo pendio prima del colle a 7800 metri. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Broad Peak: Raffaele Barbolini al Colle. Selfie, estate 2022

Sguardo verso il Colle. Foto Raffaele Barbolini, estate 2022

Sguardo alla vetta del Broad Peak, estate 2022. Foto Raffaele Barbolini

Ore 23: sveglia, non c’è vento, cielo limpido ma buio pesto;
Ore 00: si parte, Tom ed io;
Ore 00.30: sul ghiacciaio fa un caldo disumano con il tutone in piuma, mi spoglio completamente togliendomi dell’intimo dalle gambe e cercando di arieggiarmi un po’;
Ore 3.00: mi distanzio progressivamente da Tom;
Ore 04.30: inizia a far giorno, alle mie spalle il K2 fa sempre da cornice, è meraviglioso essere lì. Davanti a me vedo solo un lungo e ripido scivolo nevoso che si stringe a imbuto e arriva fino al colle;
Ore 8.00: arrivo al colle a 7800 mt. La giornata è splendida, mi riposo un attimo e nel frattempo arriva Denis Urubko con il quale vado in vetta;
Ore 11.00: arrivo in vetta;

Broad Peak, estate 2022: Raffale Barbolini in assetto veloce con Denis Urubko. Foto R.Barbolini

Raffaele Barbolini in vetta con Denis Urubko, estate 2022. Foto R. Barbolini

Raffale Barbolini sul Broad Peak, estate 2022. Alle sue spalle il K2. Foto arch. Raffaele Barbolini

Vista dalla vetta del Broad Peak, estate 2022. Foto Raffaele Barbolini

Ore 12.00: precipita il Britannico;
Ore 13.00: sono di nuovo al colle;
Ore 18.00: arrivo a Campo 3;
Ore 19.00: sono finalmente tranquillo in tenda;
Ore 19.30: si teme che il Britannico sia in realtà Tom (ancora non si conosce l’identità dell’alpinista deceduto);
Ore 21.00: Tom arriva in tenda: è festa per tutti;

E’ stata una salita lunga e impegnativa, scandita prima solo dal buio della notte, dalle corde fisse e dai crepacci nascosti fino al colle a 7800 poi da una cresta lunga e articolata fino all’anticima rocciosa per poi arrivare in vetta in una lunga traversata mai banale e sempre al lato di cornici insidiose.

Tutto è già deciso prima ancora che accada.

Raffaele Barbolini