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27 Giugno 2023

Cultura · Alpi Occidentali · Aree Montane · Italia · Valle d'Aosta · Festival ed Eventi Cinematografici

Cervino CineMountain | XXVI edizione dal 29 luglio al 5 agosto a Cervinia e Valtournenche

I film in gara si contenderanno l’ambito “Oscar” del cinema di montagna

Sono cinque i film in gara per i Grand Prix des des Festival Conseil de la Vallée nella XXVI edizione del Cervino CineMountain che prenderà il via il prossimo 29 luglio e porterà a Cervinia e Valtournenche (AO) il meglio della cinematografia di settore ma anche tantissimi ospiti che saranno svelati nelle prossime settimane.

Ormai noti come gli Oscar del cinema di montagna,i film sono stati accuratamente selezionati tra i vincitori dei festival del circuito International Alliance for Mountain Film.

La Giuria 2023

A scegliere il vincitore sarà la Giuria internazionale, composta quest’anno da tre massimi esperti di cinema e appassionati di montagna: Giuseppe Cederna, indimenticato “Antonio Farina” in Mediterraneo di Salvatores, Joana Fresu De Azevedo, membro del direttivo AFIC (Associazione Festival Italiani di Cinema) e Jabi Baraiazarra, alpinista e presidente in carica dell’IAMF (International Alliance for Mountain Film). Saranno loro a scegliere i migliori film di questa edizione ed assegnare sia i Grand Prix che i premi delle varie categorie nel Concorso Internazionale: Premio SONY per la miglior fotografia; Premio Montagne d’Italia per il miglior film italiano; Premio Montagnes du Monde per il miglior film straniero; Premio Montagne Tout Court per il miglior cortometraggio. E poi il Premio del Pubblico e il Premio Kids, dedicato alla pellicola di animazione che avrà conquistato gli spettatori più giovani. Alla giuria CAI, formata quest’anno da Monica Brenga, Christian Roccati e Giorgio Viana, spetterà invece l’assegnazione dell’importante Premio per il miglior film d’alpinismo.

I Grand Prix des Festivals Conseil de la Vallée 2023

Premiato con la Genziana d’Oro all’ultimo Trento Film Festival, POLARIS (Francia/Groenlandia, 2022, di Ainara Vera Esparza) narra la storia di Hayat, esperta donna di mare abituata a navigare nell’Artico, e di sua sorella Leila. Il film entra nel profondo dell’intimità che lega Hayat, che veleggia lontano dal resto dell’umanità e dalla sua traumatica infanzia in Francia, e la sua sorellina, che dando alla luce una bambina, Inaya, capovolge i loro mondi conduce in un viaggio, guidate dalla stella polare, per superare il destino della famiglia.

THE LAST MOUNTAIN ((UK, 2021, di Chris Terril), vincitore del Festival international du film alpin des Diablerets e del Krakow Film Festival, è il drammatico racconto della storia dell’alpinista britannico Tom Ballard, scomparso insieme a Daniele Nardi mentre tentavano di salire il Nanga Parbat, in Pakistan, nel febbraio 2019. Tom era figlio dell’alpinista Alison Hargreaves, anche lei tragicamente deceduta durante una spedizione sul K2 nel 1995.

Vincitore della sezione documentari del Festival International du Film de Montagne d’Autrans, LIFE OF IVANNA (Russia, 2021), primo lungometraggio del filmmaker Renato Borrayo Serrano, è un ritratto femminile, la vita di una donna di etnia nenci, una donna dura che conduce una vita nomade con la famiglia nei territori innevati della tundra, ambientato nel nord brutalmente inospitale della Siberia, tra la popolazione Nenets. Una visione difficile e spesso disturbante.

In THE HERMIT OF TREIG (UK, 2021, di Lizzie MackEnzie) Ken Smith, un vivace anziano eremita, vive da quaranta anni in un remoto luogo nelle Highlands. La sua casa è una capanna di legno in riva al mare, pesca con la mosca, coltiva un piccolo appezzamento di terra e produce il proprio vino dalla linfa di betulla. Mentre affronta problemi di salute e una memoria in declino apre la sua vita a una giovane regista donna e si chiede se può vivere i suoi ultimi anni nel deserto che chiama casa.

AN ACCIDENTAL LIFE descrive in dettaglio il recupero dell’alpinista e velocista Quinn Brett che, mentre era all’apice della sua carriera atletica, ha vissuto uno degli incidenti più traumatici nella storia dell’arrampicata su roccia, che la lascia paralizzata dalla vita in giù e la costringe a mettere in discussione la sua identità e la sua comunità. La sua esperienza vissuta condivisa attraverso questo film sfida a riconoscere gli stereotipi e forse ad affrontare alcuni dei pregiudizi legati al privilegio dei normodotati e alla profonda trasformazione.

Tullio Macioce firma il manifesto del festival

La nuova immagine del festival è stata realizzata dall’art director Tullio Macioce, fondatore anche di Officine Zoum, che rompe gli schemi e porta il festival di montagna al mare. “Donde vengono le montagne più alte? chiedevo in passato. E allora imparai che esse vengono dal mare. Questa testimonianza sta scritta nelle loro rocce e nelle pareti delle loro cime. Dall’abisso più profondo, la vetta più alta deve giungere alla sua altezza”. Così descrisse il legame tra montagna e mare Friedrich Nietzsche in “Così parlò Zarathustra”, e allo stesso modo l’immagine realizzata da Macioce ne rievoca la profondità: “Il design più bello risiede in natura – afferma l’art director – questa immagine vuole celebrarla richiamando chi la osserva al valore del suo ecosistema che è formato dall’ambiente con le sue caratteristiche fisiche e chimiche e dall’insieme di tutte le popolazioni interdipendenti, interconnesse e in equilibrio fra loro”.