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5 Marzo 2021

Alpinismo e Spedizioni · Altri · Fly · Vertical · Resto del Mondo

Droni in Himalaya

I droni stanno diventando indispensabili nell’alpinismo di alta quota per individuare vie, per la ricerca di scalatori dispersi e persino per i rifornimenti

Negli ultimi due anni, la crescente necessità di documentare le scalate ha reso i droni uno strumento indispensabile per gli alpinisti professionisti. Ogni documentario  si basa molto sulle riprese aeree realizzate dai droni: in The Ghosts Above, il regista Renan Ozturk li ha utilizzati ad altitudini precedentemente impensabili, catturando le immagini di scalatori sull’Everest e delle sezioni superiori del versante Nord.

Ma oltre alle riprese del paesaggio e dell’azione sulle montagne, i droni sono già stati utlilizzati per esplorare le condizioni delle vie e in diversi salvataggi.

Salvataggi su Broad Peak e Nanga Parbat

Nell’estate 2018, il pilota di droni Bartek Bargiel era in Karakorum per filmare la discesa con gli sci del K2 di suo fratello Andrzej. Ma le capacità di manovra dei droni di Bartek Bargiel contribuirono inaspettatamente a salvare la vita di Rick Allen, nel vicino Broad Peak. Allen stava cercando di aprire una nuova via quando, in fase di discesa, è caduto. Gli elicotteri non lo avrebbero raggiunto rapidamente e una ricerca via terra avrebbe costretto i soccorritori a brancolare in un terreno sconosciuto e pericoloso. Il drone di Bartek localizzò velocemente lo scalatore e guidò i soccorsi.

Per quanto riguarda il K2, i fratelli Bargiel realizzarono le loro ambizioni in una delle migliori spedizioni che la “Savage Mountain” abbia mai visto. I tre droni di Bartek filmarono l’intera salita e discesa, uno di questi  fino alla vetta.

Sul K2 Bartek ha persino utilizzato un drone che trasportava medicinali, per aiutare uno scalatore in difficoltà.

Mesi dopo, Alex Txikon e il suo team sospesero il loro tentativo invernale sul K2 per essere trasferiti  al Nanga Parbat e partecipare alle ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard dispersi sullo Sperone Mummery, una via molto difficile costantemente colpita da valanghe. Txikon usò i droni per esplorare lo Sperone, senza successo. Txikon ne perse uno, caduto da qualche parte. Questa esperienza, fece emergere i limiti dei droni, poichè in quota e a temperature rigide le batterie si scaricano velocemente.

Perché non sono stati utilizzati durante l’invernale al K2?

Questo è anche stato il motivo principale per cui i droni non sono stati schierati durante la ricerca di Ali Sadpara, John Snorri e Juan Pablo Mohr, scomparsi sul K2 il 5 febbraio scorso. Sarebbero stati necessari droni potenti e piloti molto abili, ha spiegato Moirah Ahmad (portavoce della famiglia Sadpara)  a ExplorersWeb. In ogni caso, le condizioni invernali non avrebbero permesso ai droni di funzionare correttamente. “Non solo per il freddo”, ha spiegato Ahmad, “ma anche per il forte vento, che ha quasi impedito agli elicotteri di volare.”

Dove e come sono consentiti i droni?

Oltre ai limiti tecnologici, i droni sono soggetti a restrizioni e normative in diversi paesi. Le due operazioni di ricerca sopra menzionate, in cui i droni hanno svolto un ruolo importante, sono avvenute in Pakistan e gli alpinisti li avevano con sè per le riprese. In Pakistan le normative sui droni prevedono che i dispositivi siano utilizzati solo per la ricreazione in zone montane isolate e, soprattutto, lontano dalle basi militari. L’Ufficio del Turismo del Pakistan non ha divulgato alcuna dichiarazione sul loro utilizzo, anche se è opportuno verificare in anticipo con i tour operator o con la Pakistan Civil Aviation Authority.

In Nepal vigono molte più regole. Secondo la  Civil Aviation Authority, sono permessi i droni più piccoli (più leggeri di due chili), purché non volino a più di 120 m dal suolo e a 500 m dal pilota. Devono evitare di sorvolare grandi ritrovi sociali, aree congestionate e qualsiasi veicolo o struttura.

Coloro che intendono utilizzare modelli più grandi e effettuare voli lontano dal pilota – come ad esempio sulle grandi vette – devono richiedere i permessi a vari uffici governativi. Siti web specializzati come UAV Coach precisano che anche i droni più piccoli necessitano di un permesso in alcune aree, come l’Annapurna Conservation Area.

Secondo i forum dei viaggiatori, la richiesta dell’autorizzazione richiede almeno tre giorni ed è meglio occuparsene in anticipo tramite le agenzie di spedizione.

Everest

Le normative sono in rapida evoluzione e anche le agenzie se ne stanno interessando vista la popolarità dei droni. Lukas Furtenbach ha utilizzato i droni in diverse spedizioni, tra cui sull’Everest tre anni fa. “Il Nepal, da allora, ha cambiato le norme”, ha riferito Furtenbach a ExplorersWeb. “Il permesso attualmente costa circa $ 5.000 e ai droni non è più consentito avvicinarsi al confine cinese, anche nell’area dell’Everest!”

Questo spiega perché né il team di Alex Txikon né il fotografo di Jost Kobusch Daniel Hug usarono i droni nelle loro spedizioni invernali sull’Everest all’inizio del 2020.

Tuttavia Furtenbach sta cercando di ampliarne l’utilizzo. “Attualmente stiamo lavorando a un progetto per utilizzare droni a carico pesante per trasportare ossigeno e altri rifornimenti ai campi alti”, ha spiegato. “L’idea non è quella di sostituire gli sherpa, ma di rendere il loro lavoro più facile e sicuro.”

Per coloro che sperano di utilizzare i droni nel post-COVID in Nepal, Dawa Steven Sherpa di Asian Trekking aggiorna in merito: “Al momento non sono vietati”, ha spiegato a ExplorersWeb. “Ci sono dei limiti, ma si può ottenere un permesso. Il problema sono i tempi per ottenerlo, fino a 45 giorni e costi fino a $ 18.000, poiché sono coinvolti nove diversi ministeri e dipartimenti governativi “.

“Se sai come muoverti, puoi riuscire ad ottenerli”, ha aggiunto Dawa Steven. “È una parte normale del mio lavoro, ma è molto impegnativo e fondamentalmente richiede da due a tre ore al giorno e una persona dello staff occupata a tempo pieno per 45 giorni”.

Per quanto riguarda eventuali tentativi di far entrare abusivamente il drone, nascondendolo nel bagaglio personale, meglio pensarci due volte. “Gli ufficiali di collegamento delle spedizioni controlleranno, così come l’SPCC [Sagarmatha Pollution Control Committee]”, ha affermato Dawa Steven. “Nei villaggi, la polizia nepalese controllerà droni e  permessi per le riprese. Così faranno le guardie forestali e persino l’esercito. Ci sono poche possibilità di cavarsela sull’Everest. “

Fonte e approfondimento