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23 Aprile 2020

Alpinismo e Spedizioni · Climbing · Vertical · Alpi Orientali · Aree Montane · Friuli Venezia Giulia · Italia

Emilio Comici, “l’Angelo delle Dolomiti”

Emilio Comici. Fonte: Wikipedia

Il triestino fu uno dei talenti più straordinari del periodo tra le due guerre, nella storia dell’alpinismo e dell’arrampicata

Chiunque sia stato nelle Dolomiti per arrampicare, è facile si sia imbattuto in una via firmata da Emilio Comici (1901-1940). Soprannominato l’Angelo delle Dolomiti, aprì oltre 200 vie realizzando innumerevoli prime salite, la maggior parte delle quali in queste montagne.

Nel 1929, Emilio Comici  è stato il primo italiano a inaugurare il 6° grado – al tempo considerato la massima difficoltà alpinistica. Pioniere delle direttissime, fu precursore delle tecniche di arrampicata che avrebbero portato alle big wall.Viene ricordato anche per una concezione estetica dell’arrampicata, percepita come ricerca di un momento armonioso con cui fosse possibile esprimersi.

Nel 1929 fondò, con altri arrampicatori del GARS (Gruppo Arrampicatori, Sciatori) della società Alpina delle Giulie sezione del CAI di Trieste, la prima scuola di arrampicata in Italia  che, alla sua morte, prese il suo stesso nome per volontà degli istruttori dell’epoca.

I sostenitori dell’arrampicata libera più pura lo attaccarono per l’uso eccessivo di mezzi artificiali per realizzare i suoi progetti. Anche il suo fermo sostegno al regime fascista  generò risentimento intorno alla sua figura.

Morì neanche a 40 anni, per un banale incidente (la rottura di un cordino di cui stava provando la tenuta) sporgendosi da una cengia nella palestra di roccia di Vallunga. Per lungo tempo le esatte circostanze vennero taciute dalle autorità fasciste, che non vollero gettare ombre sulla figura di Comici.
Nel luogo in cui perse la vita nel 1940, ai piedi del Parei de Ciampac (Vallunga), un monumento in legno oggi gli rende omaggio.

Dalla speleologia alle Dolomiti

Emilio Comici in arrampicata libera in Val Rosandra. Fonte: Wikipedia

Emilio Comici nacque a Trieste nel 1901. La sua maturità coincide con la fine della prima guerra mondiale. Praticò anche la speleologia nel 1918, disciplina in cui stabilì un record mondiale di profondità scendendo fino a 500 metri in una grotta vicino a Trieste.

Iniziò a scalare nel 1927 con la prima salita della parete Nord della Torre Innominata (V, 550 m). L’anno seguente firmò già la sua prima via Comici (V+, 700 m), sulla parete Nord della Cima di Riofreddo. Nei suoi primi anni, il suo compagno di cordata era Giordano Bruno Fabjan, con il quale nel 1929 aprì la Via Comici-Fabjan (VI-, 800 m) alle Tre Sorelle del Sorapiss, la prima via italiana di sesto grado.

Nel 1931, Emilio Comici realizzò  la prima delle due grandi salite della sua vita. Con Giulio Benedetti aprì la Via Comici-Benedetti (VI, A2, 1.050 m) sulla parete Nord-Ovest del Monte Civetta, in due giorni di scalata. Nel 1932, decise di dedicarsi completamente alle montagne e si trasferì sul lago di Misurina, ai piedi delle Dolomitifrazione di Auronzo di Cadore, intraprendendo la professione di guida alpina e successivamente (dal 1939) a Selva di Val Gardena dove venne anche nominato commissario prefettizio.

Parete Nord della Cima Grande

Nel 1933, Comici compie il suo più grande successo. Tuttavia, la sua biografia registra prima l’apertura della Via Comici-Cassin (IV-, 140 m) sulla parete Ovest dello Zuccone Campelli, con quattro compagni di arrampicata tra cui un giovane Riccardo Cassin, che ha mosso i suoi primi passi in verticale come eccezionale allievo di Comici.

Ad agosto, Emilio Comici e i fratelli Giovanni Dimai e Angelo Dimai compiono la tanto attesa prima salita della parete Nord della Cima Grande de Lavaredo, con l’apertura della Via Comici-Dimai (VI-, A1, 550 m), ancor oggi considerata una classica dell’alpinismo.

Spiro Dalla Porta Xidias nel libro “Emilio Comici. Mito di un alpinista”, (Nuovi Sentieri Editore) scrisse in proposito: “La prima salita della Nord della Grande inizia una nuova era nella storia dell’alpinismo. Fino allora, infatti, una via di scalata si appoggiava alle conformità naturali offerte dalla parete: canaloni, camini, spigoli, diedri, ecc. L’attuazione stessa dell’itinerario era quindi condizionata dalla montagna: di fronte ad una facciata liscia, non si ventilava neppure l’idea di un tentativo. Per la Nord della Grande, Comici ed i fratelli Dimai hanno capovolto il concetto: non sono partiti dalle possibilità naturali presentate dalla parete per adattarvi il loro progetto, ma al contrario hanno imposto il loro sogno alla montagna. Per la prima volta l’alpinista ha qui concretato la sua volontà, prescindendo dalla materia.
Per la prima volta ha segnato la propria traccia sulla nuda parete, realizzando la sua via fuori d’ogni possibilità morfologica. Con la “prima” alla Nord di Cima Grande, l’alpinismo ha raggiunto una nuova tappa grandiosa della propria evoluzione: la creazione si è imposta alla materia, la via è diventata proiezione dell’io sulla roccia”.

Tuttavia, la scalata suscitò forti critiche nell’ambiente alpinistico, per l’eccessivo uso di chiodi (un totale di 80 in 400 metri). I Dimai sottolinearono che senza l’utilizzo di tutto quel materiale non sarebbe stato possibile per loro completare la scalata. Emilio Comici mise a tacere tutte le maldicenze e incredulità nel 1937, ripetendo la via in solitaria il 2 settembre di quattro anni dopo.

“In più di cinquant’anni non ho mai visto arrampicare con tanta apparente facilità, con tanta eleganza”, disse di lui il grande Riccardo Cassin.

Altre grandi salite

Il sesto grado fu un parco giochi ricorrente per Emilio Comici negli anni seguenti. Infatti, un mese dopo essere sceso dalla Cima Grande di Lavaredo aprì lo Spigolo Giallo (VI+, 350 m), realizzando la prima salita in libera dello spigolo Sud-Est della Cima Piccola di Lavaredo, con Mary Varale e Renato Zanutti.

Nel 1935, Emilio Comici fece un viaggio in Spagna e arrivò nella zona di Galayos. Lì, firmò la “Via Comici” al Gran Galayo con Lipoveo Zizzo.

Tornò di nuovo alla Cima Piccola nel 1936, per scalare con Piero Mazzorana uno dei percorsi tecnicamente più difficili della sua vita. La Via Comici-Mazzorana (VII, 350 m) salendo per la prima volta lo spigolo Nord-Ovest. Sempre quell’anno apre la Via Comici (VI, 600 m), prima salita della parete Nord del Dito di Dio, con gli stessi Piero Mazzorana e Sandro Del Torso.

Due salite in solitaria segnarono la sua attività nel 1937. Oltre a quella già menzionata  (Via Comici-Dimai nella Cima Grande di Lavaredo), realizzò anche la prima salita in solitaria della Via Preuss alla parete Est, sul Campanile Basso.

Un paio di mesi prima della sua morte, nell’ottobre del 1940, aprì l’ultima Via Comici (VI+, 450 m) sulla parete Nord del Salame del Sassolungo, con Severino Casara. Una linea dedicata al Generale dell’Aeronautica Militare Italo Balbo, morto a giugno, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Per chi volesse approfondire, segnaliamo il libro “Alpinismo eroico” di Emilio Comici, a cura di Elena Marco (Cda&Vivalda). Pubblicato postumo nel 1942, questo volume raccoglie tutti gli scritti di Comici. Si tratta delle relazioni delle salite compiute dall’alpinista triestino tra il 1925 e il 1940.

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