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9 Novembre 2022

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Alpi Centrali · Aree Montane · Italia · Lombardia

Krzysztof Wielicki: “La nostra generazione è quella che ha fatto la storia” | L’intervista

Krzysztof Wielicki al Sondrio Festival 2022, il 28 ottobre. Foto: arch.Mario Corradini

Intervista a Krzysztof Wielicki, quinto alpinista al mondo a completare la salita dei 14 “Ottomila” ed esponente di punta di una generazione di alpinisti polacchi che negli anni ’80 affrontarono per primi i giganti del pianeta nella stagione invernale

In occasione del Sondrio Festival 2022 abbiamo incontrato Krzysztof Wielicki, il leggendario alpinista polacco che ha coronato la salita di tutti gli Ottomila scalandone ben tre in prima assoluta invernale.

Con umiltà e schiettezza Wielicki si è raccontato in una lunga chiacchierata, sfociata poi in un’interessante intervista.

di Massimo Dorigoni

Ho seguito con interesse alcune sue conferenze e ho intuito che ai suoi tempi nessuno chiedeva prove dell’arrivo in vetta. Era una questione di etica. Gli alpinisti nel tempo hanno approfittato di questo?
È possibile che qualcuno della mia generazione abbia detto il falso, cioè che abbia dichiarato di essere arrivato in cima, anche se non sicuro che quella raggiunta fosse veramente la vetta. In ogni caso ritengo siano molto pochi. Penso che se una persona dice il falso, non si può più guardare allo specchio, non può più guardare in faccia il suo partner. Forse questo fenomeno può avvenire nelle nuove generazioni. Forse… Ma in ogni caso il problema è della persona. Per esempio, quando sono sceso dal Nanga Parbat, in Patria e nel mondo nessuno mi ha chiesto prove. Mi hanno creduto. Ma io ho la prova: il chiodo che ho trovato sulla vetta e che era della spedizione Austriaca del 1976.

Parliamo di vette himalayane, ma di quelle invernali. I pionieri nel volerle raggiungere sono stati sicuramente gli alpinisti polacchi. Una curiosità: quale sentimento ha provato quando l’ex Gurkha Nirmal Purja assieme al suo team è arrivato in vetta al K2 in inverno?
Nirmal Purja è una brava e forte persona che ha organizzato molto bene. Ma per la storia la cosa più importante è chi è salito per primo; oppure la grande esplorazione. La grande storia è finita. La nostra generazione è stata quella che ha fatto la storia. Questa, ora, è una storia personale.

Parliamo di giovani polacchi e nuove mete. C’è ancora posto per altre imprese?
Per i giovani polacchi è difficile realizzare nuove imprese perché seguono un’altra filosofia. Una cosa è fare scalate. Altra cosa è conquistare. Adesso per i giovani basta solo scalare, a loro non interessa conquistare. È cambiato il modo di andare in montagna. Non spendono tempo per conquistare, preferiscono l’azione, la scalata. Oggi si può migliorare lo stile ma per ora l’esplorazione invernale è finita. Penso che bisogna lasciar passare del tempo. Fra cinque o dieci anni le nuove generazioni di alpinisti torneranno per conquistare le cime più basse: 6000 – 7000 metri. Spero in questo.

Simone Moro e il suo entusiasmo per le salite invernali in Himalaya. Lo ha mai visto come colui che poteva raccogliere la sua eredità?
Nei primi anni ottanta nessun altro aveva provato a realizzare salite invernali in quei luoghi, ma quando gli altri alpinisti hanno visto le nostre imprese in inverno hanno capito che era una cosa interessante. Ma solo pochi di loro vi si sono cimentati. Questo perché in inverno c’è solo il 5% di possibilità realizzativa. La difficolta sta nel rimanere al campo base per tanto tempo in condizioni estremamente difficili. Certo, Simone ha fatto alcune invernali. E come lui solo pochi altri.

Un argomento che affiora sovente parlando di spedizioni, al di là delle performance dei vari alpinisti, è quello dell’inquinamento ambientale. Quale è il suo pensiero? Pensa che se fosse imposta alle spedizioni una tassa governativa sullo smaltimento dei rifiuti si potrebbe in parte arginare questa “piaga”?
Il problema non è pagare o spostare i rifiuti dal campo base al villaggio. Bisogna smaltire i rifiuti. Ma non esiste un sistema. Bisogna che altri Stati aiutino per un sistema di smaltimento. Risolvere il problema è difficile. Ecologie e etica? Se ti limiti a spostare i rifiuti in basso non risolvi il problema, devi, come ribadisco, smaltirli. Allora bisogna educare, specialmente le popolazioni locali. Gli europei hanno rispetto per l’ambiente, ma i locali no. In ogni caso il problema rifiuti va regolato a livello mondiale. Nel mondo questo è un problema enorme, molto più che in montagna.

Il presidente della sezione CAI di Sondrio Paolo Camanni in compagnia di Krzysztof Wielicki, Luca Calvi e Mario Corradini nella sede CAI di Sondrio, 2022. Foto arch. Mario Corradini

 

Krzysztof Wielicki, Luca Calvi, Mario Corradini e Elio Parolini a Sondrio, 2022. Foto archivio Mario Corradini