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25 Maggio 2017

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Mario Vielmo verso la vetta del Lhotse

Vielmo, Valentini, Bonaiti. Fonte: pagina facebook Vielmo

Il vicentino potrebbe effettuare la spinta finale alla vetta della quarta montagna più alta del pianeta, tra oggi e domani

Il vicentino Mario Vielmo, da quasi un mese e mezzo in Nepal, ai piedi del Lhotse, la quarta montagna più alta della Terra con i suoi 8516 metri, lunedì  è partito dal Campo Base per tentare la salita di quello che potrebbe diventare il suo undicesimo ottomila.

Per due volte l’himalaysta di Lonigo ha tentato l’impresa, nel 2014 e nel 2015, ma una strage di sherpa sull’Ice Fall prima, il terrificante terremoto e la valanga al campo base poi, lo hanno impedito.

Con Vielmo (capospedizione), i compagni di cordata Sebastiano Valentini di Canazei e il padovano Nicola Bonaiti.

Ieri 24 maggio, in mattinata, i tre hanno raggiunto il Campo 3, a quota 7200 metri. La spinta finale verso la vetta è prevista tra oggi e domani.

I Campi del Lhotse. Fonte: granhimalayaexpedition.com

Il furto della tenta a C1

Una curiosità: Vielmo ha subito il furto della tenda a Campo 1! L’alpinista ha così commentato: «… brutta storia ma non importa, ce ne siamo procurarti un’altraSperiamo invece che la neve caduta abbondantemente non abbia rovinato i ripari che abbiamo lasciato negli altri campi».

Alpinismo e solidarietà

Ricordiamo che la spedizione “Lhotse-Arughat 2017”, è abbinata ad un’operazione umanitaria: la ricostrizione di una scuola distrutta dal devastante terremoto di due anni fa.
Subito dopo il tentativo di scalata del Lhotse, Mario Vielmo si recherà ad Arughat, piccolo villaggio nella valle del Manaslu per inaugurare la scuola, una delle seimila distrutte dal sisma, ricostruita con i fondi raccolti dall’himalaysta veneto e dai suoi amici.
«Il Nepal ci ha sempre dato tantissimo in termini di emozioni ed esperienze; dopo quello che è successo con il terremoto, era giusto dare un aiuto concreto agli abitanti del tetto del mondo. Un amico non si abbandona nel momento del bisogno», ha ripetuto in ogni occasione la guida alpina di Lonigo.