I due alpinisti baschi hanno perso la vita dopo essere stati travolti da una valanga mentre scendevano dal Fitz Roy
Gli alpinisti baschi Amaia Agirre e Iker Bilbao, travolti il 19 gennaio scorso da una valanga di neve bagnata alla base della Brecha de los Italianos, ai piedi del Fitz Roy, in Patagonia, e finora ritenuti dispersi, sono stati dichiarati ufficialmente morti dalle autorità argentine. La valanga li ha trascinati in un profondo crepaccio alle 9:30 ora locale, seppellendoli.
Il crepaccio in cui sono caduti è lungo 100 metri per 8 metri di larghezza (circa); la visibilità [al suo interno] è di 15 metri, fino al tappo di neve dove risultano sepolti i due alpinisti. La profondità effettiva del crepaccio è sconosciuta.
Il Comitato di Soccorso di El Chalten ritiene che non ci siano speranze di trovare i due alpinisti in vita e che non ci siano le condizioni per avviare le operazioni di ricerca e salvataggio.
Agirre (membro della squadra femminile di alpinismo della FEDME) e il suo compagno di cordata Bilbao erano con Josu Lizana e stavano scendendo dal Fitz Roy dopo aver scalato la via Afanassief. Lizana, sopravvissuto alla valanga, ha dato l’allarme alle 12:15 circa, secondo quanto riferito da Pedro Cifuentes, un alpinista di Cuenca che, come ogni anno, si trovava in zona.
Questo il comunicato ufficiale finale, divulgato dalla Federazione spagnola di alpinismo e arrampicata sportiva (Federación Española de Deportes de Montaña y Escalada – FEDME):
“Il Comitato di Soccorso del Centro andino El Chalten (Comisión de Auxilio del Centro Andino El Chalten) informa di aver appreso il 19/01/23 alle 12:15 dell’incidente avvenuto alle 9:30 alla base della Brecha de los Italianos.
Abbiamo chiesto agli alpinisti che stavano ancora scendendo la stessa via sul Fitz Roy, di osservare all’interno del crepaccio dove i due alpinisti baschi sono stati trascinati e sepolti, se ci fosse qualche segno di vita. La mobilitazione di una squadra di ricerca avrebbe richiesto almeno sei-otto ore per raggiungere il luogo, poiché non erano disponibili mezzi aerei nella zona, e dopo 12 ore dall’incidente le possibilità di sopravvivenza si riducono drasticamente.
Le condizioni del sito con iso 0 (zero) sopra i 4000 m di altitudine hanno continuato a mantenere alto il pericolo di nuove valanghe.
Il crepaccio in cui sono sepolti i due alpinisti è lungo 100 metri per 8 metri di larghezza (circa) e profondo 15 metri fino al tappo di neve; la profondità effettiva del crepaccio è sconosciuta.
Pertanto, un’operazione di ricerca e scavo comporterebbe diverse ore di lavoro di più soccorritori all’interno del crepaccio, con tutti i rischi che ciò comporta.
In conclusione, gli alpinisti non sono dispersi, sono rimasti sepolti in un crepaccio per 48 ore e riteniamo che la ricerca dei loro corpi esponga i nostri soccorritori volontari a rischi troppo elevati.
Pertanto, il CAX di El Chalten considera il salvataggio concluso. (Fonte)