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27 Aprile 2017

REFORZO: Free-solo, para-climbing, solitarie, allenamento, creatività e follia

Capita alle volte che il ragazzo della porta accanto sia un talento in molte cose… non uno semplicemente molto bravo, ma proprio una vera cometa. Solo che ce l’hai li a portata e non ti rendi conto di quanto valga; sei fiero di lui, ma davvero non sei in grado di rendergli giustizia. Poi arriva un tale da fuori, un tizio qualunque che è in grado di stupirsi e allora ti rendi conto che il tuo amico è uno davvero speciale.

Ora… non so chi sia tu, sicuramente uno curioso e in gamba, ma ciò che posso dirti è che il tale qualunque sono io e il tizio speciale è un certo Reforzo… per dirla alla James Bond … Simone Reforzo.

Savonese e molto giovane, targato 13 maggio del ’90, Simone è esteticamente la versione barbuta di Iker Pou… Stesso modo di parlare, stesso modo di sognare e scherzare, ancora più “folle”, complimento ovviamente! Climber nel senso più ampio del termine, gestisce una palestra, organizza eventi benefici che magneticamente attraggono appassionati e non, si adopera per la para-arrampicata, effettua salite in solitaria tradizionale e integrale: semplicemente un vulcano.
Ho voluto conoscerlo… in 5 secondi mi ha entusiasmato. Ok, questo è fuori come un balcone: mi piace un casino.
Ho deciso di sponsorizzare il suo ultimo evento con tutte le forze rimaste e non ho potuto non intervistarlo…

Parlaci del meeting di arrampicata che organizzi
Il WHATSABLOCK 3.0 è una manifestazione creata dai componenti che attivamente collaborano nel matenimento e nel far evolvere la Palestra di arrampicata boulder indoor Urban Climb (sita in via Mentana 9, Savona). Più di una gara è un evento dove l’arrampicata diventa un pretesto per divertirsi, ballare, incontrarsi e scoprire nuove attività come la slack-line o il twerk, godere di delizie culinarie e passare una giornata spensierata destreggiandosi quindi tra magnesite, birra artigianale, amici e stands di articoli sportivi.

Che particolarità ha? ha anche uno scopo benefico?
Ottima domanda, il 21 aprile si è svolta la terza edizione del WHATSABLOCK e come ogni anno parte dei ricavati verranno destinati per un fine benefico, in particolare quest’anno li invieremo alla famiglia Patorniti, un caso molto sentito in Savona a causa della malattia invalidante (SMA) di due bambine gemelle aggravata a livello familiare dalla morte del loro Padre.
Quindi oltre a divertirci cerchiamo anche di attivarci a livello sociale.

Qual’è i tuo obiettivo?
Mi piace sottolineare il fatto che il WHATSABLOCK ha un obiettivo non mio personale ma perorato da tutti gli istruttori della palestra insieme ai ragazzi della MAREMONTANA ASD: progettare un evento, lasciare un ricordo, aiutare a creare una opportunità.
Progettare un evento è un lavoro lungo e ricco di sfaccettature, si scoprono contatti e si posso conoscere nuove realtà.
Lasciare un ricordo è per noi un punto di arrivo e anche un privilegio: se riusciamo a far piacere il nostro evento è grazie al nostro operato, ma è anche merito degli sponsors che credono in noi e permettono che vi siano premi, materiale e servizi utili alla riuscita della giornata.
Creare un’ ulteriore opportunità è un risultato di grande soddisfazione, infatti donare parte del ricavato da valore etico a quello per cui ci impegnamo.

Parlaci allora della tua attività
La palestra URBAN CLIMB A.S.D. è un sala di arrampicata boulder indoor, siamo una realtà viva e in crescita.
Essa nasce dall’unione della palestra No Gravity con la neonata Urban Climb, sicuramente l’unione fa la forza e infatti il connubio è stato vincente.
Fabrizo Mazzardo, anziano è il gestore della No Gravity, oggi la colonna portante della Urban Climb: lui mi ha accolto mentre studiavo dandomi la possibilità di crescere “arrampicatoriamente” e sopratutto facendomi entrare in questo mondo che mi da la possibilità di esprimermi e di realizzarmi.

Al riguardo qual’è il tuo scopo?
Work less, climb more… scherzo come gruppo palestra cerchiamo di crescere in modo da offrire maggiori servizi ai frequentatori che ogni settimana si “ghisano” sulle nostre prese. Inoltre ci applichiamo con perizia nel far conoscere questa attività collaborado col Circolo Scherma Savona facendo lezioni polidisciplinari ai ragazzi frequentanti le scuole di Savona e cooperando con altri enti come gruppi Scout, Scuole CAI e progetti per ragazzi creati dal CONI.

Da quanto vai in montagna e da quanto scali?
Grazie a mio Padre arrampico e scio fin da quando ero bambino, oggi cerco di far delle mie passioni la mia attività a tempo pieno.

Come hai iniziato?
Mio Padre mi ha fatto conoscere queste discipline e la montagna in genere, con il passare degli anni continuo a legarmi a lui cercando l’avventura negli spot più belli delle Alpi e continuo a divertirmi con mio fratello e amici.

Hai fatto delle solitarie? quali? quante?
Sì ho fatto alcune solitarie, una arrampicata avventurosa che da sempre mi affascina.
Sicuramente l’embolo da solitario è partito ascoltando e leggendo i racconti di Fulvio Scotto; così ho iniziato: i primi esperimenti di auto-sicura a Pianarella e Monte Cucco, passando quindi ai Campanili al Mongioie fino alla solitaria sullo Scarason, una vera avventura!

Che sistema usi?
In autosicura utilizzo una corda singola da 9.5, un GriGri1 modificato e posiziono alla sosta un dissipatore. Non esiste una tecnica consolidata, ogni solitario ha la sua ed è il frutto di esperienza e presa di responsabilità, di sicuro l’arrampicata solitaria va oltre tutte le certificazioni di sicurezza, per cui tutto si basa sulla propria “SCELTA”.

Hai fatto delle salite in free solo?
Pratico saltuariamente il freesolo su vie che conosco bene oppure su cui ho grosso margine.
Senza farci troppa filosofia sopra è un gesto sconsigliabile, ma che tanti climbers sognano di fare.
Ogni via ha un sapore più intenso indipendentemente dalla sua lunghezza, difficoltà e quota: tra le esperienze in questo ambito più belle sicuramente è stato il concatenamente di corsa e arrampicata in poco meno di cinque ore della parete ovest di Perti (via Pilastro di Josephine+super Walter), Pianarella (Grimonett) e Monte Cucco (Via del Tetto “classica”).

Un ricordo fantastico è stato festeggiare la mia la laurea con la salita dello Sperone della Brenva: di colpo ti catapulti in un ambiente severo in cui tutto è enorme, salita stupenda e un ritorno a Savona psichedelico coronato da una serata tra amici in Palestra.
La via che mi ha dato maggior soddisfazione però è la più corta di tutte ma tecnicamente la più difficile. Asgard al Sasso Scorpion è alta circa 12/15 metri, molto intensa e boulderosa, è una delle mie vie preferite e per me è il massimo farla conoscere e apprezzare ai miei amici.

Quando hai avuto davvero paura?
Paura, sono un fifone… direi un bel po’ di volte…

Quanto e come ti alleni?
Ho al fortuna di allenarmi costantemente in Palestra, il trave e il pan gullich sono i miei strumenti per purificarmi!!

Quali sono le tue migliori performance?
Le mie performance sono abbastanza blande in cofronto alla realtà arrampicatoria e alpinistica attuale. Posso parlare di soddisfazioni personali come aver salito in libera un solo 8a (Relax – Grotta dei pipistrelli), ho lavorato a lungo il tiro grazie ad amici e sopratutto alla mia compagna Denise, la mia donna-grigri… grazie a lei ho potuto realizzare parecchi sogni a livello sportivo e anche in altri ambiti.

Che progetti hai?
Vorrei operare nell’ambito del para-climb, una sfida per me che penso e spero di realizzare a breve.

A cosa pensi possa servire il tuo operato?
Mi impegno costantemente nel superfluo, nulla di estremamente importante o utile: ma sai cosa ti dico? Sono abbastanza egoista in questo: mi piace farlo e lo continuo cercando di migliorarmi. Ho la fortuna di vivere grazie alle mie passioni, sono un privilegiato e mi piace cercare di mantenere questo mio status.

Raccontaci qualcosa che non ci diresti?
Una volta mi sono bevuto la mia urina, avevo troppa sete… penso di non farlo più, è un gesto che sconsiglio.

Cosa provi in parete?
Di solito sono contento e mi diverto, ammetto che alcune volte soprattutto quando lavoro a lungo i tiri per me duri tendo a “sclerare” e lì entra in gioco la mia compagna che mi rimette in ordine.

Cosa diresti o cosa dici a un ragazzo che vuol iniziare?
Impegnati e stai attento perchè non ti basterà mai.
Arrivi a un grado e vuoi far quello più difficile; sali una vetta e ne vuoi far una più alta; arrampichi su roccia, be’ provi anche il ghiaccio…
Si cambia prospettiva e finisci a parlare di arrampicata, frequentare arrampicatori, mangiare pane e magnesite, entri a far parte di un branco e devo dire la verità è una bella sensazione.

E a uno che vuol migliorare?
Probabilmente sbaglio, offro un parere fortemente personale: se vuoi arrampicare, arrampica il più possibile e divertiti; se vuoi allenarti entra nell’ottica del sacrificio, non pensare allo sport, ma alla disciplina, alle domande che tanti ti faranno “perchè fai tante trazioni?”, “perchè ti attacchi dei pesi?” cerca senza esitare di esser sincero, ad esempio io rispondo: “lo faccio per andare un po’ oltre e forse perchè in fondo in fondo mi piace demolirmi”.

Christian Roccati
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