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1 Maggio 2016

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

SIMONE MORO E TAMARA LUNGER rispondono all’intervista di Facci su Libero

Simone Moro, Tamara Lunger. Fonte: pagina facebook Tamara Lunger

Simone Moro, Tamara Lunger. Fonte: pagina facebook Tamara Lunger

Si riaccendono le polemiche intorno alla prima ascensione invernale al Nanga Parbat.

Dopo l’uscita dell’intervista di Filippo Facci, pubblicata ieri sul quotidiano Libero, riportiamo per intero la risposta di Simone Moro, postata sulla sua pagina Facebook, che invita tutti a calmare gli animi e a chiudere con le polemiche:

Oggi è uscito sul quotidiano Libero un articolo / intervista che per il tono,  il titolo ed i virgolettati proprio non mi piace. Io ho voluto rimanere fuori da ogni polemica e questa intervista secondo me la riaccende gratuitamente. Mi spiace per il giornalista che è anche diventato un amico ma le mie premure nel raccomandare pacatezza non le ho ritrovate nel pezzo. Come ogni alpinista presente al CB, ho anche io la mia visione ed opinione dei fatti avvenuti sotto e sulla montagna, ma speravo e raccomandavo che si parlasse del Nanga Parbat tentato per molti anni e poi finalmente salito in invernale e non dei problemi personali che ci sono stati. Allora ora scrivo chiaro io, di mio pugno alcune cose:

Io voglio ringraziare, INDISTINTAMENTE, tutti quelli che hanno lavorato sulla montagna e su ogni via in questo 2016. Quando dico tutti intendo anche Daniele Nardi, con quello che ha voluto, saputo e potuto fare per lui e per gli altri. Ringrazio Tomek per le informazioni relative al seracco pericolante della Via Messner, ringrazio Ali e Alex per essere stati compagni fantastici, per averci invitati e accettati nella sua spedizione e Nardi per aver avvallato l’invito. Ringrazio Adam e Jacek per quello che anche loro hanno fatto per salire la Kinshofer ed il Nanga.

Ci sono stati come in ogni contesto di gruppo, delle tensioni, anche forti e dei problemi che hanno influenzato anche fortemente gli stati d’animo, decisioni e dinamiche e hanno stravolto anche la composizione delle squadre e le opinioni personali. Fare a gara nell’elencare tutti i dettagli, torti e meriti è proprio l’opposto di ciò che serve ed è un esercizio senza fine e senza utilità. Lo dimostrano la pioggia di interviste, smentite e repliche. La cosa più importante di quest’anno è che nessuno si sia fatto male seriamente, Daniele incluso, e che la Montagna rimane la sola vera protagonista, anche dopo la cima salita d’inverno da 3 persone ma grazie all’aiuto di tutti. Non ci sono ne eroi  in chi ha salito il Nanga Parbat ne in chi ha rinunciato. La gratitudine ed i meriti non sono merce che si presta a paragoni o gare. In nessun litigio ci sono vincitori e vinti, ma perdono tutti indistintamente e ciò che è il vero motore dell’alpinismo, la Passione e l’Amore per la Montagna, passano in secondo piano o, peggio, spariscono. 

Concludo dunque dicendo STOP, BASTA, con questo teatrino di chi ha ragione o tordo, di chi parla o pubblica a metà (a volte per problemi di spazio e tempo) basta al delirio del titolisti, basta con i virgolettati... Basta con le tifoserie pro o contro quello o questo. In questo modo portiamo il malcostume sportivo e di bassa quota anche nel nostro (di tutti) mondo della Montagna… Io voglio invitare tutti a calmare gli animi ed i protagonisti del Nanga Parbat del 2016, su tutti i versanti (Diamir e Rupal), a chiudere con i battibecchi e a stringersi la mano. Io voglio essere in pace con Nardi, Txicon, Ali, Lunger e tutti gli altri, indipendentemente se siamo stati o meno compagni di cordata. Se il Nanga è stato salito è perché tutti hanno contribuito al sogno e alla sua fattibilità.

Tutti abbiamo fatto errori, tutti abbiamo sognato quell’esperienza, tutti l’hanno realizzata indipendentemente dalla quota raggiunta. Auguro a questa vicenda, agli alpinisti e a questa montagna la serenità che si merita e che ci vuole. Le polemiche davvero non le voglio proprio più vedere e sentire e se queste, in qualsiasi modo, sono state generate da cose dette o non dette da me, allora il primo a chiedere scusa sono io.

L'articolo pubblicato sul quotidiano Libero

L’articolo pubblicato sul quotidiano Libero

Dalla sua pagina Facebook, risponde anche Tamara Lunger:

“Questa è la più grande cagata di titolo che io abbia mai letto. Meglio che qualche giornalista o titolista si metta a scrivere le fiabe!! Sono incazzata nera, perché basta adesso con l’immaginazione e le porcherie. Devono essere riportati più fedelmente gli stati d’animo, i nostri sono altri! Abbiamo fatto quello che per noi era il nostro sogno, non vogliamo avere né gloria, né polemiche. Io l’ho fatto per me e per non mettere in pericolo altri per la mia debolezza. NON sono un EROE e non voglio che mi venga dato un titolo così, perché mi posso prendere in giro anche da sola , non mi serve aiuto per questo!!!”