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9 Marzo 2017

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

THE CALL OF THE MOUNTAINS: vagabondo solitario sulle tracce di John Muir

Se pensate che certe cose siano difficili da realizzare o persino impossibili, allora forse questa mia esperienza potrebbe darvi qualche spunto interessante, forse incoraggiarvi, come è successo a mia volta, trovando ispirazione dalle storie di altre persone che come me, hanno scoperto quanto sia bello esplorare il nostro meraviglioso pianeta e di conseguenza vedere ed affrontare la propria quotidianità in modo diverso.
Ho imparato che non dobbiamo lasciare nulla di intentato e che i limiti stanno solo nella nostra mente.
Infatti mai avrei pensato di fare un viaggio in solitaria, dall’altra parte del mondo, immerso in una natura potente e sconosciuta, senza aver preso in precedenza un aereo per volare così lontano, verso un’incognita su tutto;
tornerò a casa con una delle esperienze più belle della mia vita.

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Sierra Nevada, esplorando il John Muir Trail

Sono assolutamente convinto e dico sempre a tutti che il nostro corpo, la nostra mente, bisogna saperli ascoltare; ci mandano segnali precisi e sta a noi avere la fortuna o l’esperienza di interpretarli in maniera corretta.
A me è capitato proprio questo, mi sono ritrovato all’inizio della scorsa estate a dover fare i conti con uno stato d’animo irrequieto, mi mancava qualcosa, sentivo da tempo che avevo necessità di spaziare oltre le mie amate valli e montagne, non solo con l’immaginazione, dovevo ampliare le mie conoscenze, i miei confini e soprattutto di mettermi alla prova.
Covavo questa cosa già da molti anni e la scintilla che ha innescato il tutto è stato un documentario dedicato alla valle dello Yosemite, visto una sera alla tv.
Racconti, storie e tanti aneddoti di quei posti leggendari, mi hanno convinto di li a poco a comprare un biglietto d’aereo con destinazione San Francisco.

Fuori stagione un volo verso la California lo si può acquistare facilmente con 500-600 euro, andata e ritorno compresi e la mia agenzia viaggi di fiducia ha fatto la differenza.

Primo ostacolo, appunto come trovare i soldi per pagarmi il biglietto?
Non ci ho pensato due volte, decido di rinunciare a tutto quanto di superfluo, compreso anche la mia più grande passione, ovvero al mondo del running.
Qualche sacrificio in più e mi ritrovo in poco tempo con una buona somma di denaro; potevo quindi realizzare questo mio sogno.

L’obiettivo che avevo maturato era quello di esplorare la Sierra Nevada attraverso il famoso Jhon Muir Trail.
Ma chi era John Muir, come mai è una leggenda in America?
Prima di partire, mi ero documentato abbastanza per capire e comprendere che fu una persona eccezionale, di origini scozzesi e naturalizzato statunitense, vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del 900; fu esploratore ed è diventato poi un mito anche per questa sua epica attraversata lungo tutta la Sierra Nevada, da nord a sud e per come ha raccontato e descritto tutto ciò.
Un riferimento da sempre sia per la scienza moderna ambientale che per gli appassionati dei lunghi trekking.

Affascinato pure io come i tanti da questo mitico personaggio, così come scritto in precedenza, decido di mettermi alla prova e di organizzarmi quindi emozionatissimo.
La soddisfazione personale aumenta quando ci si arrangia completamente su tutto; ho avuto comunque un grande e fondamentale incoraggiamento da parte dei miei più cari amici.
Durante i preparativi, selezionando scrupolosamente l’equipaggiamento, leggero e compatto, rimasi sorpreso per come oggi i materiali facciano la differenza, tutto stava perfettamente dentro al mio zaino che avevo chiamato affettuosamente “M5” il mio inseparabile amico.
In soli 50 litri di capienza avevo tenda, sacco a pelo, materassino qualche capo tecnico, alcune magliette, dei ricambi personali, un depuratore portatile, un fornelletto a gas, un pentolino compatto e del cibo liofilizzato, solitamente usato per le spedizioni in alta montagna.

Si parte…
Martedì 11 ottobre 2016, il giorno della partenza, saluto il mio carissimo amico Dario che mi aveva accompagnato all’aeroporto di Venezia aspettando il mio decollo che avevo con la British Airways.
Il volo era fino a Londra, il primo scalo, e poi ancora, con altre 11 ore di volo diretto fino in California.
Durante l’attraversata transoceanica ero seduto di fianco a due simpatiche signore americane di ritorno dall’Europa; mi stavo già esercitando a comprendere il loro accento, ingannando il tempo, tra una lettura e qualche riposino.
All’improvviso una di loro mi svegliò gentilmente, aprii gli occhi e le vidi sorridere mentre mi indicavano di guardare dal finestrino: stavamo atterrando in terra Californiana!

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San Francisco
Passati i severi controlli alla dogana, e grazie alla comodissima metropolitana BART, lasciai alle mie spalle l’enorme aeroporto internazionale, andando a immergermi in una citta’ a dir poco spettacolare; un mix di grattacieli moderni, porticcioli, parchi, colline, il mitico ed elegante Golden Gate sopra l’oceano, le spiagge e persino le foche, fotografate come le star di Hollywood.
Quanti colori e quante persone provenienti da ogni parte del mondo che camminavano veloci nelle affollate vie; ero senza parole, spaesato, non potevo crederci.
Abituato da sempre alla tranquillità delle mie vallate di montagna, mi trovavo in un mondo che avevo visto in precedenza solo sui libri, sulle riviste e in tv; potevo finalmente toccarlo con mano.
Mi ripetevo spesso nella mente “Aron adesso sei dall’altre del mondo” e sorridevo perchè era quello che volevo, sorridevo continuamente, passo dopo passo senza paura di nulla; dopo due giorni, smaltito in parte il jet lag, mi sentivo già come se fossi a casa.

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Decisi di trascorrere le prime due notti presso uno dei tanti ostelli perchè era l’unica unica soluzione per spendere il meno possibile in questa stupenda, ma costosa città; questo permise di orientarmi e capire la logistica su come raggiungere la mitica valle dello Yosemite; era la che incominciava la mia avventura.
Non avevo programmato nulla di proposito, avevo voglia di vivere l’attimo intensamente.
La California non ha un gran servizio con i trasporti pubblici e per girarla è fondamentale avere un’auto a noleggio; avevo comunque deciso di prendere un treno della linea Amtrack, da San Francisco fino a Madera; un viaggio di circa 3 ore e mezza per raggiungere la mia prima destinazione via terra.
Qui, grazie ai poteri di Facebook, alla stazione di arrivo mi aspettava un nuovo amico italo americano, originario dalle Dolomiti, Nilo!

Il mio compagno inseparabile M5

Con il suo volto simpatico l’avevo riconosciuto subito; lo abbracciai felice e iniziammo a chiacchierare sulle nostre Dolomiti  durante il tragitto in auto, verso casa sua, dove c’era tutta la sua famiglia ad accogliermi.
Splendidi momenti conviviali e che mangiate, sorridevo, continuavo a sorridere perché pensavo a quanto tutto fosse magnifico.
Durante la serata raccontai su quello che volevo fare; tante domande, foto, video ricordi, aspettando il giorno dopo…
La mattina seguente Nilo gentilissimo decise di darmi un passaggio fino alla valle di Yosemite.
Due ore di guida e finalmente arriviamo all’entrata di questo mitico luogo;
i miei occhi non potevano chiedere di meglio, una volta entrati nel Parco, da un punto panoramico ben attrezzato, mi sentivo finalmente protagonista della mia vita, davanti ad uno scenario grandioso e tanta gente era la insieme a noi, per fotografare quegli irripetibili istanti.
Sembrava di essere in un film.

Tutta la valle

Arrivò veloce l’ora di salutarci e dopo una pausa caffè fatta all’interno del famoso Hotel Ahawahnee, Nilo mi abbracciò e lentamente ripartì con il suo intramontabile fuoristrada d’epoca.

Lo vedevo man mano allontanarsi e seguendolo con lo sguardo, sentivo lo zaino aumentare dannatamente di peso; stavo pensando intensamente a tutti i miei cari; da quel momento non avrei più avuto modo di contattarli per diversi giorni e avevo una natura a me sconosciuta che mi aspettava, senza sapere come mi avrebbe accolto.
Lontano da ogni riferimento, persi per la prima volta il sorriso, ma fu solo per qualche istante, attimi, perchè non aveva senso perderlo…
Ottenuto il permesso di permanenza dai rangers presso il visitor center e chiesto alcune dritte, mi attrezzai per affrontare la prima notte nella Valle;
un solo pensiero da quel momento aveva iniziato a prevalente insistente nella mia mente: era la presenza dell’orso.
Ce ne sono davvero tanti nel parco del Yosemite ed è facile incontrarli.

Un’ esperienza nuova per me, non sapevo minimamente come avrei gestito le mie emozioni nel caso di un incontro ravvicinato con questa meravigliosa creatura, nonostante lo avessi già visto in Dolomiti durante uno dei miei allenamenti, ma qui era diverso, in questi posti è l’uomo che è ospite, con tutta la sua reale fragilità.

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Arrivo’ sera, la mia prima notte, piazzai tenda sotto la parete nord del celeberrimo Half Dome, in un’area attrezzata ( North Pines ) indicata dai rangers e decisi di fare una passeggiata notturna dopo cena, per avere un primo approccio con questo nuovo mondo.
Avevo necessità di aprire un dialogo intimo con questa natura che mi stava ospitando, io tra i tanti, come mia abitudine, indispensabile per me ovunque vada.

La serata era fredda, tersa nella valle e nonostante fosse ottobre, la trovai decisamente troppo affollata per i miei gusti, ma lentamente la quiete si stava facendo strada, in molti stavano preparando per andare a dormire.
Dicevo appunto della nottata, scoprii di non essere da solo nemmeno scrutando il cielo stellato; con stupore, abbassando lo sguardo sia a destra che a sinistra mi accorsi della presenza di luminosissime stelle a me molto vicine.
Non mi spiegai sbigottito come fosse possibile quel fenomeno, osservai meglio e mi resi conto che in realtà erano decine di alpinisti appesi sulle pareti verticali di granito che con le loro torce frontali, si stavano preparando, penso, anche loro per riposare.
Continuai a passeggiare nel silenzio di questa atmosfera magica, i miei sensi erano al massimo cercando rumori in mezzo al bosco, ma non avvertii nulla, tranne il mio cuore che batteva forte.
Nel gesto automatico di guardare l’orologio, vidi che era tardi, dovevo dormire, decisi così di recarmi verso la mia tenda e chiudere gli occhi per affrontare il giorno successivo con le dovute energie…

 

Fine prima parte