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27 Luglio 2020

GUIDA COMPLETA ALLA TRANSLAGORAI – Consigli utili e informazioni, tutto quello che c’è da sapere

GUIDA COMPLETA ALLA TRANSLAGORAI – CONSIGLI ED INFORMAZIONI UTILI DA CONOSCERE PRIMA DI AFFRONTARE QUESTO TREKKING SELVAGGIO NEL CUORE DEL TRENTINO

PREMESSA
Vista l’enorme espansione a cui i settori del trekking e dell’outdoor stanno andando in contro, c’è da tenere a mente che sempre più persone si approcciano a questo mondo. Rispetto ad una volta, quando intraprendere un trekking a tappe di questo tipo era il risultato di giorni e giorni di uscite preventive e di allenamento, oggi invece il modo di affrontare la montagna ed i trekking sta cambiando e si sta orientando ad un tipo di consumo molto più veloce e troppo spesso, purtroppo, improvvisato e privo di basi.

Non avete idea delle schiere di persone che, soprattutto quest’anno dopo la pandemia, hanno deciso di riversarsi sulle montagne convinti che “tanto è solo camminare, che difficoltà vuoi che ci siano?”. La montagna invece, ed il Lagorai in particolare viste le sue caratteristiche selvagge e remote, va affrontata con rispetto e con conoscenza. Cerchiamo quindi di arrivare a percorsi come questo per gradi, nell’ottica di una naturale progressione e di un giusto avanzamento dell’esperienza in montagna invece di “partire allo sbaraglio” presuntuosamente convinti di farcela nonostante la scarsa preparazione o l’esperienza troppo spesso insufficiente.

E sia chiaro che dico questo non perchè voglio essere il vecchio menagramo o il solito montanaro che vorrebbe le montagne tutte per sé, lo dico perchè uscite e trekking come questi è bello viverseli nel modo corretto, affrontando ogni ambiente ed ogni situazione con la tranquillità e la giusta preparazione, godendo al massimo di ogni singolo istante ed apprezzando ciò che la montagna e questi ambienti possono trasmetterci ed insegnarci.

 

COS’É LA TRANSLAGORAI
La Translagorai è un trekking di media distanza che attraversa la selvaggia catena montuosa trentina del Lagorai lungo la sua dorsale; si sviluppa partendo dalla Valsugana e arrivando fino alle Dolomiti dell’area di San Martino di Castrozza e Passo Rolle.

Caratteristica principe di questo trekking è il suo essere selvaggio ed incontaminato, oltre al fatto di svilupparsi in spazi molto ampi per cui ci sembrerà spesso, eccezion fatta per le zone più turistiche come Passo Manghen o Passo Rolle, di essere da soli ed avere tutta la montagna per noi. Inoltre la scarsità di rifugi (se ne contano solo 3 su più di 80 km di percorso) e la relativa inaccessibilità dei luoghi che caratterizzano questa traversata la rendono un trekking più che unico nel suo genere (in Italia).

GEOGRAFIA ED OROGRAFIA
Il Lagorai si estende, dal punto di vista geologico e geografico, su una vasta zona che va dal Monte Calisio al Passo Rolle per una lunghezza di circa 70 km. La dorsale della catena segue la sinistra orografica del torrente Avisio e si sviluppa per gran parte nell’area compresa tra la Valsugana e la Valle di Fiemme. Le sue rocce fanno parte del gruppo Vulcanico Atesino e sono composte da una potente successione di ignimbriti, lave e depositi epiclastici affiorante in Alto Adige e Trentino orientale e depositatesi nel Permiano, in un intervallo di tempo compreso tra 290 e 274 milioni di anni fa (in parole povere si tratta per lo più di porfido rosso e marrone).

La catena conserva una caratteristica flora arborea e una fauna montana (camosci, caprioli, aquile, corvi imperiali) di grande fascino, compresa la presenza di un coleottero carabide, il Chrysocarabus auronitens, unico nel Trentino.

Oltre alla sua ricchezza naturalistica, il Lagorai è ricco di fascino per la storia legata in particolar modo agli eventi bellici della prima guerra mondiale: sulle sue creste infatti si possono incontrare ancora oggi mulattiere, ripari e trincee che videro violentissimi scontri e che ancora oggi lasciano un segno indelebile sulla montagna.

 

LE DIFFICOLTÁ
Girando in rete e navigando su diversi siti, mi sono imbattuto in numerose relazioni che raccontano e descrivono questo trekking come “nel complesso semplice e privo di difficoltà, se non per la sua lunghezza e l’assenza di rifugi”.
É vero, i sentieri non presentano grandissime difficoltà e sono tutti segnalati in modo chiaro ed eccellente, ma devo essere sincero, questa definizione semplicistica e sminuente delle diverse difficoltà mi ha lasciato stupito.

Perché vi posso assicurare che la realtà è ben diversa! La Translagorai (TL) è un tipo di percorso che presenta tutte quelle che sono le caratteristiche per antonomasia di un trekking difficile. E non perchè lo dice Attila, ma perchè ci sono al suo interno diversi elementi “da manuale” da non sottovalutare e da approcciare con cautela rispetto alla classica uscita giornaliera piuttosto che non ad una più semplice Via degli Dei o Cammino di Santiago.

Questi elementi sono:

  • Anzitutto la scarsità di punti d’appoggio lungo il percorso.
    Se parliamo di rifugi, lungo la TL ce ne sono solo 3: il Sette Selle nei pressi del Sasso Rotto; la Manghen Hütte a Passo Manghen; il Colbricon (a 35 min da Passo Rolle); (diventano 4 se consideriamo il Rif. Cauriol da cui però teoricamente non si passa).
    Se parliamo invece di bivacchi (che per altro sarebbero al momento inagibili per via del Covid19) questi sono tutti costruiti nella parte tra il Manghen ed il Rolle e sono 5: il Biv. al Mangheneto sopra il Manghen; il Biv. Nada Teatin sopra Passo della Litegosa; Il Biv. Coldosè a Forc. Coldosè; il Biv. Paolo e Nicola a Forc. Valmaggiore; il Biv. Aldo Moro sopra Forc. di Bragarolo.
  • La scarsità di punti di collegamento a valle.

Il Lagorai infatti, che è secondo me uno dei motivi per cui ad oggi è ancora così bello e selvaggio, è attraversato in tutta la sua lunghezza solo dalla strada asfaltata che dalla Valsugana va verso la Val di Fiemme passando dal Manghen. Per tutto il resto della dorsale non ci sono strade che la attraversano. E questo significa una scarsa possibilità di avere delle vie di fuga ed in linea generale il fatto che, se dovessimo abbandonare il nostro trekking, ci si potrebbe trovare a dover camminare per 6/8 ore ed a scendere per 1500/2000 metri di dislivello prima di arrivare a valle.

  • La lunghezza del percorso, che non presenta particolari difficoltà tecniche ad esclusione di un paio di passaggi leggermente esposti e di un paio di scalette in metallo su sentiero attrezzato, su cui però non è necessario legarsi o portare con sé materiali da ferrata, ma che risulta impegnativo da affrontare nella sua totalità. I 75 km di lunghezza, unita alla mancanza di punti d’appoggio organizzati, costringe chi decida di affrontare questo trekking a viaggiare in totale autonomia, portando con sé tutto il necessario e dovendosi preoccupare di avere cibo ed attrezzature in giusta quantità per poter arrivare fino alla fine.
  • Oltre a queste difficoltà oggettive va anche inserito, per esperienza personale, il fatto di avere uno zaino da 12/15 chili sulla schiena per tutto il giorno ed il fatto di doverlo portare per una media di 15 chilometri e più di 1000 metri di dislivello al giorno su terreni sconnessi e che richiedono un’attenzione sempre alta.

L’unione di questi quattro elementi porta quindi a far sì che la TL non sia, per quanto privo di estreme difficoltà tecniche, un trekking facile o da prendere alla leggera. Per affrontarlo nel modo corretto, apprezzando il camminare in montagna ed evitando di morire sotto il peso dello zaino, è necessario informarsi e prepararsi al meglio con uscite preventive per conoscere le zone ed avendo un buon livello di allenamento, cercando sempre di non sottovalutare l’ambiente in cui ci muoviamo.


CHILOMETRI E DISLIVELLO
Il chilometraggio ed il dislivello totale dipenderanno ovviamente da quale traccia sceglieremo di seguire. A prescindere comunque dal percorso che sceglieremo, a livello di distanze da percorrere, la Translagorai si aggira tra i 75 e gli 85 chilometri di distanza e a livello di salita dovremo fare i conti con dislivelli che vanno dai 5000 ai 6500 metri d’ascesa complessivi.

ATTENZIONE però, perchè sebbene le distanze non sembrino esagerate vi assicuro che, trattandosi di terreni sconnessi e montuosi, si procede molto più lentamente rispetto ad un classico cammino in Appennino o ad una qualunque Via Francigena o cammino di Santiago che sia. Sarà quindi molto importante pianificare le tappe non esagerando troppo con le distanze di ogni singolo giorno e soprattutto tenendosi un po’ di margine d’errore in caso dovessimo incontrare qualche difficoltà lungo il percorso.

Un altro punto da tenere molto bene in considerazione, come già detto, è il fatto che la TL non offre moltissime “vie di fuga”. Nel caso quindi in cui noi o un nostro compagno di viaggio si faccia male o debba “abbandonare” il trekking, questa non sarà una cosa immediata e semplice da risolvere. Ovviamente vi dico questo non per scoraggiarvi ad affrontare questo trekking, ma più che altro per farvi comprendere il fatto che, nonostante si sviluppi a non molti chilometri da valli molto antropizzate come la Valsugana, il Primiero o la Val di Fiemme, questo trekking è, per fortuna, immerso in un’area selvaggia e senza grandi punti d’appoggio e strade che lo raggiungono e che quindi va affrontato con il giusto rispetto e la dovuta preparazione.


ALLENAMENTO
Questo elemento è senza dubbio una delle componenti fondamentali per la riuscita di una buona TL. Ma quanto allenamento è “abbastanza” per una TL?

Come spesso succede si tratta di una domanda da milioni di dollari! Ognuno di noi è fatto in modo diverso ed ognuno di noi ha un fisico che risponde in modo diverso allo sforzo e all’allenamento.

Quello che posso consigliarvi come prima cosa è di allenarsi a tenere lo zaino sulla schiena. Perchè un conto è portarci dietro uno zaino leggero da escursione di qualche ora o al massimo da escursione giornaliera, un altro invece è avere una schiena e delle spalle abituate a reggere il peso di uno zaino pieno di tutto ciò che serve per “sopravvivere” per tutto il giorno, per una settimana. Per allenarsi a questo scopo quindi possiamo prendere il nostro zaino da 40/50 litri, riempirlo con delle bottiglie d’acqua o con del peso in modo da raggiungere almeno gli 8/10 chili e fare delle uscite, anche brevi, un paio d’ore la sera tornati dal lavoro o ancora meglio in uscite giornaliere in cui porteremo con noi “per prova” lo zaino caricato come se affrontassimo la TL.

Per quanto riguarda invece la preparazione fisica dovremo avere un buon allenamento ed essere abituati a camminare per distanze di 15/20 chilometri ed a poter fare almeno 1000 metri di dislivello in una giornata.

Per arrivare preparati al meglio, un altro step importante potrebbe essere fare un paio di uscite in Lagorai, in modo da capire in quale tipo di terreno andremo a camminare e muoverci. Il Lagorai è tutto meraviglioso e ci sono davvero tantissimi sentieri ad anello da percorrere in giornata o su un paio di giorni.

 

PERIODO MIGLIORE
I più temerari (ma attenzione, bisogna essere ben informati e prestare estrema attenzione alle condizioni della neve e dei nevai che variano ogni anno) possono tentarla già dalla fine di giugno, mese in cui generalmente circa 2/3 della sentieristica è già sgombra dalla neve. Da questo periodo fino al 15 luglio circa la parte dal bivacco Aldo Moro fino alla Cima Cece ed alla Forcella Colbricon sono ancora molto cariche di neve e bisogna quindi prestare la massima attenzione ed avere buona dimestichezza con il muoversi su nevai.

Il periodo migliore è senza dubbio quello che va dalla fine di luglio alla fine di agosto e, nonostante si tratti di un periodo solitamente molto affollato per le zone turistiche del Trentino, in linea di massima così non è per la catena del Lagorai, in quanto camminando sui suoi sentieri infatti non rischieremo di incontrare orde di turisti o rifugi affollati.
L’ultimo periodo valido, prima di rischiare di incontrare forti piogge o addirittura le prime nevicate, è composto dalle prime tre settimane di settembre. In questo periodo avremo la possibilità di godere dei colori intensissimi delle foreste, dati dall’arrivo dell’autunno, e di un’aria tersa ed incredibilmente fresca.

NB: Sia nelle ultime due di giugno che nelle prime di settembre, muovendoci prevalentemente al di sopra dei 2000 metri, andremo ad incontrare temperature molto più basse di quelle che si incontrano a valle e sarà quindi molto importante portare con noi l’attrezzatura corretta.

 

QUANTI GIORNI SERVONO PER FARLA
Per godersi al meglio le tappe e non dover fare un tour de force con 2000 metri di dislivello al giorno, la TL viene generalmente divisa in 5 giorni di cammino e 4 pernotti o, per coloro che vogliono invece viverla in modo più “sportivo” camminando qualche chilometro in più, in 4 giorni e 3 pernotti.

Sia comunque chiaro che in fondo si tratta di 75/80 chilometri (per la TL classica) e che ci sono atleti che la compiono di corsa in giornata, ma che nel caso in cui volessimo percorrere distanze accettabili, senza partire la mattina alle 5 e finire la sera alle 20, e soprattutto godendoci i panorami e le emozioni che questo trekking può trasmettere, queste sono le suddivisioni che vengono consigliate.

Se la percorreremo in 5 giorni in linea di massima le tappe avranno tutte un dislivello compreso tra i 900 ed i 1100 md+ e copriranno una distanza media di 15 km per ogni tappa. Se invece opteremo per farla in 4 giorni i dislivelli staranno tra i 1300 ed i 1600 md+ al giorno ed il chilometraggio sarà tra i 17 ed i 20 km al giorno.

 

SUDDIVISIONE DELLE TAPPE

Translagorai in 5 giorni

Translagorai in 4 giorni

A livello di scelta dei sentieri esistono diverse micro deviazioni che possiamo scegliere di fare, vuoi per salire su alcune cime lungo il percorso, vuoi per allontanarci dalle creste in caso di pioggia o maltempo, ma in linea generale il tracciato segue una direzione abbastanza precisa. L’unica vera scelta dovremo compierla a Passo Sadole (venendo dalla Panarotta, a Forc. Coldosè se verremo dal Rolle) in cui si potrà scegliere se scendere in direzione di Malga Sadole (Rif. Cauriol) per poi risalire a Forc. Canzenagol e poi a Forc. Coldosè (è lunga 8,3 km con 800 md+) o se invece optare per scendere in direzione Refavaie e tenere il sentiero E302 in discesa e che diventa poi E339 in leggera salita verso il Biv. Coldosè e la Forcella (lungo 7,2 km con 380 md+).Potete trovare tutte le tracce gps, compresa la traccia totale, sia per la suddivisione in 4 giorni che per quella in 5 a questo link: https://en.mapy.cz/s/fegumorenu

Per quanto mi riguarda, personalmente, sceglierei ed ho scelto nella mia TL la seconda opzione. Il sentiero è stupendo ed offre una fantastica visuale sulla Cima d’Asta e sul Vanoi. Unica pecca di questo tratto è un sentiero non sempre chiaro in quanto la traccia diventa molto labile e spesso si perde nell’erba alta (tenete a portata di mano una cartina) sia per alcuni schianti di alberi post Vaia che vi costringeranno a dover scavalcare grossi tronchi o a dovervi togliere lo zaino per passare comodamente. Nonostante queste difficoltà comunque questa deviazione rimane la preferibile tra le due.

Per quanto riguarda invece il verso in cui intraprendere la TL in moltissimi scelgono di farla partendo dalla Panarotta e camminando in direzione del Passo Rolle. Io, come avete visto dai miei ultimi video, ho scelto di farla partendo da Passo Rolle e proseguendo in direzione opposta. Questa scelta è stata motivata da due motivi principali:

  1. Ho fatto la TL abbastanza presto (sono partito il 20 giugno) in un anno dove gli accumuli di neve nella zona dal Colbricon fino al Biv. Paolo e Nicola e sotto tutte le creste della Cima di Cece erano molto corposi con i sentieri che erano quasi totalmente coperti dalla neve. Per questo motivo avevo scelto di farmi prendere a pugni dalla neve il primo giorno, quando fossi stato fresco ed in modo da non arrivarci l’ultimo giorno, stanco ed affaticato, rischiando di farmi inutilmente male.
  2. Sarò strano, lo so, ma non mi entusiasma camminare con il sole in faccia. Percorrendola da Nord Est verso Sud Ovest invece avrei avuto il sole, tranne che nelle ultime ore di giornata, quasi sempre alle spalle e quindi avrei patito meno questo aspetto.

LO ZAINO
Lo zaino è il nostro amico più fedele, perchè conserva al suo interno tutto ciò che è in grado di proteggerci e nutrirci ma è al tempo stesso il nostro peggior nemico perchè in un trekking come la Translagorai il suo carico può raggiungere, soprattutto se non siamo dotati di materiali tecnici, pesi molto importanti!

Non facciamo quindi l’errore di portare con noi troppo materiale o troppo cibo: razioniamo bene le nostre scorte, selezioniamo bene le attrezzature di cui abbiamo necessario e stretto bisogno e una volta riempito, svuotiamolo e riempiamolo di nuovo lasciando a casa altro materiale!

Attenzione, con questa provocazione non voglio dire che si debba intraprendere un percorso come questo senza le giuste attrezzature o sguarniti dal necessario, vuole semplicemente dire che molto spesso andiamo a sovraccaricarci di elementi che poi finiamo per non usare, che si saranno fatti il viaggio con noi al solo scopo di aumentare il peso sulle nostre spalle.

Trovate comunque una guida generale a ciò che mi sono portato e quello che in generale mi porterei per un trekking di 4/5 giorni in questo articolo o in questo video.

 

BIVACCHI O TENDA?
Questa è un’altra grande questione irrisolta del come affrontare questo trekking.

Se sceglieremo i rifugi/bivacchi (ricordiamoci che in questo periodo estivo 2020 dovrebbero essere utilizzati SOLO PER EMERGENZA e non sarebbero teoricamente agibili) avremo senza dubbio un riparo “sicuro”, ma saremo legati a dover arrivare in un determinato punto a fine giornata. Ovvio che questa scelta ci permette di non avere il peso della tenda nello zaino e quindi di viaggiare più leggeri, al tempo stesso però non avremo la garanzia di un riparo garantito, in quanto viste tutte le persone che ultimamente si stanno avvicinando a questo trekking, si rischia spesso di arrivare in bivacco scoprendo che i posti letto sono già tutti occupati e che non c’è spazio per dormire (ricordiamoci sempre che si tratta di bivacchi con poche brande e non di hotel che devono garantire i posti letto).

La tenda è senza dubbio una scelta “più scomoda” e sicuramente più pesante, ma affrontare il Lagorai in tenda è una delle avventure più belle che io possa consigliare! Avremo infatti la possibilità di dormire in luoghi stupendi come il lago delle Buse o il lago delle Stellune o ancora i laghetti di Lagorai, oltre al fatto di non essere legati al dover raggiungere un determinato punto, avendo nello zaino il nostro riparo. Di contro questa scelta ci espone maggiormente agli elementi naturali (vento e pioggia), pesa sulla nostra schiena oltre al dover essere abituati a dormire all’aperto (so che sembra scontato ma così non è!). Il vantaggio principale però è la versatilità estrema oltre all’indescrivibile piacere di potersi godere panorami stupendi, spesso tutti per noi.

Personalmente se dovessi consigliare una delle due soluzioni propenderei senza dubbio per la tenda in quanto offre una scelta più versatile e ci permette di vivere tutta l’esperienza in modo molto più intenso e profondo, oltre a non doverci ritrovare a discutere per un posto letto in bivacco.


CIBO ED ATTREZZATURE CONSIGLIATE
Per quanto riguarda il cibo ognuno di noi ha abitudini e gusti differenti.
Lungo trekking come questi però, anche per via del peso e del fatto che bisogna essere autosufficienti quasi al 100%, si tende a privilegiare cibi liofilizzati o comunque che abbiano un peso ridotto ed un alto contenuto calorico in grado di compensare alle energie consumate durante il giorno.

Anche in questo campo esistono diverse aziende e diverse tipologie di cibo. Carne disidratata, zuppe liofilizzate, risotti precotti: insomma la varietà è molta e sicuramente sarete in grado di trovare qualcosa che soddisfi i vostri gusti.
Un elemento però importante è il cosiddetto comfort food, cibi solidi (ed ahimè pesanti) che però ci aiutano non solo dal punto di vista nutritivo ma anche dal punto di vista dello stare bene e che sono importantissimi per darci carica e benessere psicologico prima ancora che fisico. Io spesso mi porto un pezzo di lucanica trentina o dei pacchetti di Loacker mini che mi servono come “contentino” quando ho bisogno di un po’ di carica in più.

Un elemento importante poi è dato dai gel: è infatti molto importante, in trekking di questa tipologia, fare sì che il nostro corpo abbia un costante apporto di energie da bruciare e non vada in “down” rischiando di provocarci cali di energie e pressione. Un gel, che pesa poco e rende molto, assunto ogni 2/4 ore di cammino ci garantirà quindi un buon mantenimento di attenzione ed energie.

Dal punto di vista delle attrezzature invece ci dovremo dotare, per la gran parte, di normale attrezzatura da trekking. Un elemento sicuramente consigliato è un filtro per purificare l’acqua in quanto è sì vero che il Lagorai è una catena montuosa ricchissima di fonti e sorgenti a cui poter rifornire le nostre scorte ma c’è anche da ricordare che si tratta di un’ambiente alpino usato durante l’estate come alpeggio.
Per questo motivo quindi, non avendo la certezza di quali tipi di elementi siano entrati in contatto con l’acqua che preleviamo (fatto salvo per le fonti vicino ai bivacchi o le fontanelle costruite in alcuni punti), si rende necessario bollirla o avere con se un filtro specifico. Io ho un Sawyer micro con cui finora mi sono trovato molto bene e che, nonostante il prezzo (sui 50 euro) vale sicuramente come garanzia per non trovarci a dover rinunciare al trekking a causa del cagotto.

Altro consiglio importante è avere con noi dei sali minerali da integrare nell’acqua. Che si tratti di Polase, Isostad, Enervit o qualunque altra marca, anche qui ci sono gusti e composizioni diverse. A prescindere dall’azienda comunque questi integratori fanno sì che il nostro corpo processi l’acqua che beve, andando a trattenere i sali ed i liquidi di cui ha bisogno. Se invece bevessimo acqua senza sali questa verrebbe processata e scartata molto più velocemente ed in quantità molto maggiori rispetto a quella con aggiunta di sali (= se si beve solo acqua questa all 90% diventa direttamente pipì). Un motivo in più poi, nel caso in cui facessimo la traversata a fine giugno, è data dal fatto che l’acqua che ha origine dallo scioglimento della neve e dei ghiacci è molto spesso carente di sali minerali e se bevuta andrebbe a disidratarci invece che toglierci la sete. Aggiungendo i sali invece questo problema si risolve.


COSTI
Non dovendo pagare notti o cene in rifugio la TL avrà un impatto abbastanza contenuto sul nostro portafogli. La gran parte della spesa infatti sarà composta dalle scorte di cibo e da eventuali attrezzature (come il filtro per l’acqua) che ci mancheranno risultando quindi un trekking sì impegnativo ma a basso costo.

Un altro costo da tenere a mente è quello della doppia macchina. Non trattandosi di un giro ad anello infatti sarà necessario avere due mezzi posizionati uno alla partenza ed uno all’arrivo per poter tornare a casa in tempi ragionevoli. C’è ovviamente anche la possibilità di muoversi con i mezzi ma è fortemente sconsigliata in quanto per raggiungere i punti di Passo Rolle o Panarotta in autobus ci vuole più di mezza giornata.