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31 Marzo 2020

Alpinismo e Spedizioni · Hiking e Trekking · Vertical · Walking · Resto del Mondo

Coronavirus in alta quota

Un operatore di Kathmandu Metropolitan City (KMC), spruzza disinfettante a Kathmandu (Nepal) il 26 marzo 2020. Fonte: Xinhua

Anche il governo del Nepal ha adottato misure restrittive. Misure simili anche in Pakistan

Le misure restrittive introdotte il 24 aprile dal governo nepalese in materia di contenimento dell’emergenza da COVID-19, e prorogate poi al 31 marzo, rimarranno in vigore fino al 7 aprile. Limitata la libertà di movimento  in tutto il paese. Si può uscire di casa solo per andare al lavoro, fare la spesa o consultare il medico. Tre i casi di infezione da Covid-19, finora confermati dal Ministero della Salute nepalese.

I confini con l’India e la Cina rimangono chiusi, è autorizzato solo il trasporto merci. Chiuso lo spazio aereo sul Nepal  per i voli internazionali e nazionali, ad eccezione degli aeromobili delle forze di sicurezza.

E’ dell’altro  ieri la notizia che la task force di controllo del Coronavirus del Nepal ha deciso di permettere alcuni voli speciali per rimpatriare i turisti bloccati in territorio nepalese, ma solo su richiesta delle ambasciate interessate. Nepal Airlines il 1° aprile riporterà cittadini australiani a Sydney e il 7 aprile abitanti dello Sri Lanka a Colombo.

Misure simili sono entrate in vigore  anche nella provincia pakistana di Gilgit-Baltistan per impedire la rapida diffusione del Covid-19. In questa provincia si trovano tutti e cinque gli Ottomila del Pakistan; gli altri nove sono in Nepal.

Il 21 marzo Islamabad ha sospeso tutti i voli internazionali fino al 4 aprile. “Il governo sta valutando la possibilità di riprendere parzialmente i voli internazionali dal 5 aprile”, ha dichiarato Moeed Yusuf, Assistente speciale del Primo Ministro per la Sicurezza Nazionale. Finora sono 7 i decessi registrati in Pakistan. (Fonte: AA )

Distribuzione degli 8000 tra Karakorum e Himalaya. Fonte: wikipedia

Un fattore di rischio, la bronchite cronica

Purtroppo tutte le regioni montane hanno infrastrutture mediche sottosviluppate. E’ abbastanza improbabile che i test per il Coronavirus raggiungano  le remote valli dell’Himalaya e del Karakorum; i malati gravi dovrebbero essere trasportati nelle città più grandi per ricevere cure mediche intensive.

Ma il Coronavirus, potrebbe avere  “gioco più semplice” in regioni con altitudine molto elevata? “Nessuno al mondo lo sa. Non ci sono dati disponibili “, risponde il professor Thomas Küpper, medico d’alta quota di fama internazionale dell’Universität Aachen. “I locali che vivono ad alta quota, sono a rischio indirettamente, se non del tutto, a causa delle precarie condizioni di vita, per  la legna che bruciano nelle case, dove la maggior parte delle donne (le più colpite)  è affetta da BPCO (malattia polmonare ostruttiva cronica), e questo è un fattore di rischio“.

Ulf Gieseler sottolinea inoltre che l’alta possibilità della popolazione locale di contrarre la bronchite cronica è aggravata dall’aria fredda e secca presente in  alta quota. Il cardiologo di Heidelberg, lui stesso alpinista, medico di spedizione  e collaboratore della Società tedesca per la medicina di montagna e spedizione (BExMed), invita gli appassionati di montagna a non prendere alla leggera la pandemia.
Gieseler afferma: “Affrontare un trekking o una spedizione con un’infezione da coronavirus (non ancora manifestata), sarebbe  fatale per la persona colpita e il campo base. Ad alta quota, anche infezioni banali come raffreddore, tosse o bronchite e diarrea guariscono  con grande difficoltà –  scrive il medico al blogger Stefan NestlerL’alpinismo d’alta quota è sempre accompagnato da una diminuzione delle difese immunitarie del corpo. Credo che un’infezione da Coronavirus sia  fatale in alta quota. Pertanto, chiudere le aree per il trekking e le spedizioni è assolutamente ragionevole.”

Turisti bloccati in Nepal: molti sono già rientrati nei loro paesi d’origine

Covid-19, turisti bloccati in Nepal. ©AA (Anadolu Agency). Fonte: tourexpi.com

Finora, sono stati 1.255 i turisti trasferiti in volo o via terra a Kathmandu, da quando è stato imposto il blocco, e quasi la metà provenivano dalla sola zona dell’Everest. Lo rende noto Nepalitimes.com. Molti di loro sono già rientrati nei loro paesi di origine. Di questi, oltre 900 erano europei.

Si stima che vi fossero circa 400 escursionisti e alpinisti nella regione dell’Everest. Altri trekker erano bloccati nei circuiti di Annapurna, Manaslu, Langtang e,  ulteriori 800 turisti circa, nell’area di Pokhara.
L’Ente per il turismo nepalese ha stimato in 10.000 i turisti presenti in Nepal, al momento del blocco, annunciato martedì scorso.

“Stiamo cercando di individuare turisti di altre nazionalità come giapponesi, canadesi e srilankesi e trovare modo di farli rientrare nei loro paesi d’origine”, ha dichiarato Dhanjaya Regmi dell’Ente per il Turismo del Nepal.

Si ritiene possano esserci ancora 600 canadesi in Nepal.