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29 Marzo 2021

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Cosa è accaduto a Sergi Mingote sul K2? Parla Carlos Garranzo

Sergi Mingote e Carlos Garranzo durante l’invernale al K2 2020-2021. Foto arch. Carlos Garranzo

Il compagno di spedizione dell’alpinista spagnolo morto sul K2, rivela le cause del decesso e altri particolari alla stampa

A due mesi dalla drammatica morte di cinque alpinisti sul K2, Carlos Garranzo, a nome della famiglia di Sergi Mingote, rivela al quotidiano  El Confidencial cosa è successo all’alpinista spagnolo sull’Ottomila.

“Prima di tutto –  anticipa Garranzo al giornalista Pedro Gil  –  Voglio dirti che parliamo con te e non lo faremo con nessun altro. Sappiamo che racconterai il tutto con rispetto e affetto e ti ringrazio anche a nome della sua famiglia per questo.  D’ora in poi, vogliamo solo ricordare Sergi con il sorriso”.

L’evacuazione di Garranzo dal Campo Base del K2

Il 14 gennaio l’alpinista Carlos Garranzo – compagno di spedizione di Mingote al K2 – è stato evacuato dal campo base del K2 da elicotteri dell’esercito pakistano, dietro pagamento di 15.000 dollari. La sofferenza fisica che ha dovuto sopportare per gran parte della spedizione si è conclusa con due iniezioni in vena e una intramuscolare. Il trattamento del dottor Asiqh Hussain allo Skardu DHQ Hospital ha sconfitto i parassiti che avevano infettato il suo apparato digestivo. Guarito, fa programmi per i giorni rimanenti fino al suo ritorno in Spagna. Ignora che presto la sua anima verrà spezzata.

La sua partenza dal campo base del K2, in parte si deve alla Federación de Montaña de Murcia. In Pakistan, le operazioni in alta montagna con gli elicotteri  sono effettuate esclusivamente da Askari Aviation. Questa società fa parte di un gruppo di aziende (Army Welfare Trust), di proprietà dell’esercito. Tutto ciò che Garranzo sa per certo, è che l’elicottero non si muove  se prima non ha incassato i soldi e la Federazione Murciana ha anticipato i soldi della copertura assicurativa.  Ha accelerato le pratiche burocratiche: non era cosa da poco. Si lascia il campo base del K2 solo in elicottero; volano solo se le condizioni lo consentono e le previsioni del tempo annunciavano instabilità. Qualche giorno di ritardo a causa della burocrazia e tutto si sarebbe complicato. Carlos insiste su questo particolare. “Questo non è il Nepal, dove ci sono società private che ti tirano fuori e poi saldi i conti. Qui devi pagare prima. Anche se, ad essere onesti, non volevano far pagare per il trasferimento del corpo di Sergi. L’assicurazione ha pagato e hanno restituito la salma”.

Garranzo, vigile del fuoco in pensione della città di Cartagena e compagno di spedizione di Mingote al K2, era alla sua prima invernale  insieme  a Sergi su un Ottomila. Si sono salutati per sempre la notte del 13 gennaio.  Garranzo racconta: “Sergi è venuto e mi ha detto ‘Carlos, se vuoi, non saliamo’lui e Juan Pablo Mohr stavano per fare la loro seconda rotazione di acclimatazione. Ho risposto di no (sto bene, l’elicottero arriverà domani. Non preoccuparti). Sono partiti all’alba.”

La notizia dell’incidente

Sergi Mingote al Chimenea House sul K2. Foto: Sergi Mingote

Sono passati due giorni dalla sua evacuazione e Carlos Garranzo si trova nella città di Kande. Il 16 gennaio, riceve una chiamata: è successo qualcosa a Sergi; è caduto scendendo verso il campo base. L’incertezza sulla gravità dell’incidente svanisce presto. Intorno alle 17:00 ora locale, Chhang Dawa Sherpa, il leader dell’agenzia nepalese Seven Summit che ha organizzato la spedizione, conferma la morte del suo amico.
Pochi minuti dopo una squadra di 10 sherpa raggiunge per la prima volta la cima del K2, conquistando  l’ultimo ottomila ancora inviolato nella stagione invernale.

La causa della morte

“Sono rimasto a Skardu fino a quando le procedure necessarie per il rimpatrio sono finite. Dovevo identificarlo. Queste procedure includevano una relazione medica eseguita dai pakistani. Hanno svolto un riconoscimento del corpo e uno studio radiologico. La conclusione è stata che Sergi ha accusato un forte trauma alla testa, con una emoragia, che gli ha causato la morte immediata. Quella ferita con tracce di sangue è una cosa che ho potuto vedere”, spiega Garranzo.

In Spagna, i medici hanno convalidato questi rapporti confermando un fortissimo impatto nella regione nasofrontale  provocato da un oggetto contundente e irregolare. Un sasso, probabilmente non molto grande, lo ha colpito al di sotto della linea di protezione del casco, provocandogli la morte cerebrale in modo irreversibile. La violenza del colpo ha causato la caduta nel vuoto. Non ha sofferto, è morto sul colpo. Sergi si trovava in un luogo che considerava sicuro. “È possibile che stesse effettuando riprese per il documentario che stava preparando”, aggiunge Carlos. Juan Pablo Mohr, durante la discesa lo precedeva e Sergi gli disse di proseguire senza problemi. Avevano fatto un secondo ciclo di acclimatazione ed entrambi erano in forma. Essere in un luogo sicuro e la necessità di avere libertà di movimento, hanno fatto si che a Sergi mancasse una sicura, un’ancoraggio alle corde disposte lungo la via. In ogni caso, e tenuto conto della relazione dei medici, questa circostanza avrebbe solo impedito la caduta del corpo esanime.

Carlos Garranzo tornerà sul K2 quest’estate. Ha preso un impegno con se stesso. “Voglio raccogliere gli effetti personali che Sergi ha lasciato nei campi alti e tentare la vetta. Inoltre, con alcuni colleghi cileni, lasceremo una targa al K2 Memorial, dove vengono ricordati gli alpinisti morti in montagna ”. Da quel tumulo, Sergi Mingote e i suoi compagni di squadra Juan Pablo Mohr, Ali Sadpara, Atanas Skatov e John Snorri continueranno a guardare il K2 e a sorridere.

Sergi Mingote al Memorial del K2. Foto arch. Carlos Garranzo