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22 Gennaio 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Cultura

Kurt Diemberger, premiato al Mendi Film Festival: “Ho sempre voluto esplorare”

Kurt Diemberger al Mendi Film Festival 2018, Bilbao. Foto: Dario Rodriguez/Desnivel

L’alpinista austriaco,  ha ricevuto  il “Grand Prize 2018″ per il suo contributo alla cinematografia di montagna. In un’intervista, ricorda Hermann Buhl

Quando scrisse “Tra zero e ottomila“(prima edizione pubblicata da Zanichelli nel 1970), un classico della letteratura di montagna, Kurt Diemberger pensava che sarebbe stato il suo unico libro e, anche se dopo ne sono venuti molti altri, quest’opera raccoglie i suoi ricordi di gioventù, le sue prime esperienze in montagna, le emozioni e gli insuccessi.

Alpinista, fotografo e cineasta, Diemberger è l’unico alpinista vivente ad aver scalato due Ottomila in prima assoluta, Broad Peak (8.047 m) e Dhaulagiri (8.167 m).

L’austriaco, che da molti anni vive in Italia, ha ricevuto a dicembre il ‘“Grand Prize Alliance 2018” per il suo contributo alla cinematografia di montagna. L’onorificenza gli è stata consegnato a Bilbao, nell’ambito del Mendi Film Festival 2018.

Durante l’evento, Dario Rodriguez (direttore della rivista spagnola Desnivel),  lo ha incontrato e ha ricordato con lui  alcuni episodi della sua vita alpinistica,  raccontati nel suo primo libro “Tra zero e ottomila”. Vi proponiamo l’intervista.

Kurt Diemberger premiato a Mendi Film Festival 2018. Foto: Dario Rodriguez/Desnivel

 

La “Grande Meringa” è stata la prima grande impresa alpinistica della tua vita, quella che ti ha aperto le porte…
La “Grande Meringa” era un fungo enorme, grande come una casa. Sembra impossibile da vincere. Dato che ero un giovane cercatore di cristalli, avevo voglia di esplorare, quindi volevo sapere cosa ci fosse al suo interno… Era come una grande casa di ghiaccio blu. Ora è crollata.

(ricordiamo che l’impresa fu effettuata nel settembre del 1956: Diemberger salì la parete nord del Gran Zebrù (3.859 m), nel gruppo dell’Ortles, suscitando scalpore nel mondo alpinistico perché  fu il primo a superare la famosa “Meringa”, un’enorme cornice di neve e ghiaccio che sporgeva dalla vetta).

Grazie a quel progetto, Hermann Buhl ti ha invitato in una spedizione al Broad Peak
Hermann Buhl era la leggenda degli Ottomila, l’unico uomo nella storia ad aver salito in solitaria  un ottomila, il Nanga Parbat (8.125 m). Sapeva che avevo fatto  la prima della Grande Meringa e mi chiese di andare con lui in Himalaya per salire un Ottomila in un nuovo stile, in stile alpino, che a quel tempo significava senza portatori e senza ossigeno supplementare, solo in tre o quattro amici. È così abbiamo fatto il Broad Peak (8.047 m). Quello stile alpino non è lo stesso di oggi, perché noi avevamo tre campi fissi in quota. L’importante è che ci siamo riusciti, senza ossigeno e senza portatori.
Hermann Buhl ed io siamo arrivati ​​insieme, al tramonto. È stato un momento unico.

Hermann Buhl sulla cima del Broad Peak. ©Kurt Diemberger


Il Broad Peak l’hai scalato praticamente due volte

Il Broad Peak ha due vertici, uno a 8030 m e un altro a 8047 m. La prima volta che siamo saliti in cima al primo,  in lontananza abbiamo visto l’altro, ma era troppo tardi e abbiamo deciso di scendere al campo base. Poi abbiamo avuto una lunga discussione sull’opportunità di ripetere la salita per soli 20 metri. L’ufficiale di collegamento ha detto che dovevamo essere precisi. Sebbene ci fosse rimasto poco tempo, dovevamo risalire. E così abbiamo superato quei 20 metri verticali. Il primo lo abbiamo salito il 29 maggio e l’altro il 9 giugno 1957.

Kurt Diemberger durante la spedizione al Broad Peak e al Chogolisa (1957). Foto: arch. Kurt Diemberger

La seconda volta, quando hai raggiunto la vera cima, sei salito due volte.
Hermann Buhl mi diede il permesso di continuare. Sono salito in cima ma ero molto triste perché lui era rimasto giù e iniziai la discesa. Ad un certo punto,  la sua giacca gialla apparve in lontananza. Stava arrivando Hermann! Poi sono ritornato con lui in vetta, al tramonto. È stato un momento unico della mia vita.

(pochi giorni dopo, Diemberger con Buhl, tentò di salire il vicino Chogolisa (7.645 m), dovendo però ritirarsi per il maltempo. Durante il ritorno, Buhl precipitò per il crollo di una cornice di neve).

Com’era Hermann?
Non aveva un fisico atletico, non era nemmeno grasso. Era l’opposto di come sono adesso. Era molto testardo e aveva molte idee. Lo scrittore Kurt Max disse di lui che allora era l’unico alpinista capace di fare cose originali.

Nella spedizione in cui Buhl perse la vita, ti aveva chiesto di essere il medico ufficiale
Hermann era unico, un essere creativo, e ho imparato da lui. Mi ha chiesto di essere il medico della spedizione e non sapevo come fare. Mi disse che avevo studiato, era vero, ma Economia e Commercio. Ma disse che non importava, ero il dottore perché avevo studiato.

In quella stessa spedizione hai tentato il Chogolisa ed è lì che Buhl perse la vita.
Hermann Buhl, sul Chogolisa, si sentiva come nel suo tentativo in solitaria al Nanga Parbat. C’era molta neve e ghiaccio e pensava che fosse come il Nanga, disse di sentirsi a casa; la verità è che era molto forte. Abbiamo marciato verso la cima ma il tempo era brutto;  poco prima della vetta abbiamo deciso di scendere… eravamo troppo vicini al limite e non si vedeva quasi nulla. Durante il ritorno Buhl è salito su una cornice di neve che sotto il suo peso ha ceduto e  lui è scompaso per sempre. Non avevo capito subito cos’era accaduto ma ho seguito le tracce, ho visto le impronte, le sue ultime orme nella neve e poi il bordo della cornice”.

arch. Kurt Diemberger

 

Kurt Diemberger continuò a scalare le montagne. Al documentarista,  leggenda dell’alpinismo mondiale, nel 2013 è stato assegnato un altro importante riconoscimento, il Piolet d’Or alla Carriera”. Vai alla video intervista di MB

Oggi Kurt condivide le sue imprese alpinistiche e la sua grande passione per la montagna attraverso i suoi libri, le sue opere cinematografiche e le sue fotografie.
Alcuni suoi importanti scatti  sono esposti in queste settimane al Lumen il nuovo Museo dedicato alla fotografia di montagna, inaugurato il 20 dicembre 2018 a Plan de Corones, in Val Pusteria (Alto Adige),  un’ex stazione a monte della funivia di Plan de Corones di 1800 mq, situato a 2.265 metri di quota.

Panoramica a 360° dalla vetta dell’Everest, 1978. ©Kurt Diemberger

Tra queste immagini fotografiche, la panoramica a 360° scattata da Kurt Diemberger dalla cima dell’Everest. Spiega Kurt: “L’ho scattata quarant’anni fa, il 15 ottobre 1978, quando ho raggiunto la cima dell’Everest con i primi francesi  (se ne vede uno con la maschera d’ossigeno, Jean Afanassieff; gli altri erano il capo Pierre Mazeaud e Nicolas Jaeger  (si riconoscono un pochino sul bordo inferiore) – prosegue Diemberer – Ho realizzato allora le prime riprese filmate lassù con sonoro sincrono (!!) una vera avventura, perchè avevamo solo un Mini-Nagra SN ed una cinepresa a molla – per cui dovevamo integrare successivamente i “buchi” del sonoro, che esistevano malgrado il nostro “ciak” a causa della molla. Il mio panorama (foto sopra), 16mm, l’ho scattato senza treppiede, a mano libera, girandomi sul tallone.”

Marcus Schmuck con un carico, sale in stile alpino. ©Kurt Diemberger