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2 Gennaio 2019

Le vedove di due Sherpa scaleranno l’Everest, per onorare i loro mariti morti sull’8000

Furdiki Sherpa e Nima Doma Sherpa. Fonte: Facebook

Furdiki Sherpa e Nima Doma Sherpa a maggio cercheranno di scalare il “tetto del mondo” per sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema sociale e per lanciare un messaggio ad altre donne nella loro situazione

Durante la primavera del 2013, tre Sherpa morirono sulla  Sud dell’Everest, mentre guidavano i loro clienti nelle rispettive spedizioni, sulla via normale. Uno di loro era il marito di Furdiki Sherpa,  padre dei suoi due figli.

Un anno dopo, il 18 aprile 2014, sull’Everest si consumò la peggior tragedia di tutta la sua storia: una valanga spazzò via parte della via, nei pressi di Campo 1, provocando la morte di 16 sherpa. Uno di loro era il marito di Nima Doma Sherpa.

Furdiki Sherpa, 42 anni e Nima Doma Sherpa, 36 anni, hanno deciso di tentare di scalare l’Everest (8.850 m) la prossima primavera, l’Ottomila dove i loro mariti persero la vita. “Vogliamo  scalare la montagna per onorare i nostri mariti che non hanno potuto farlo”, hanno dichiarato  alla stampa.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, Nima Doma Sherpa ha confermato che entrambe  hanno seguito un allenamento specifico e che, prima di prendere in considerazione il  “tetto del mondo”, hanno scalato altre due vette minori.

Furdiki Sherpa ha spiegato che la morte di suo marito ha significato enormi conseguenze economiche per la sua famiglia. Entrambe vogliono lanciare  un messaggio positivo per altre donne nella loro stessa situazione. “La morte di mio marito non è la fine della mia vita”, dice Furdiki, che aggiunge  “effettuerò la spedizione per lanciare il messaggio che  donne rimaste vedove possono affrontare anche avventure difficili come questa”.

70 Sherpa morti in 10 anni

I numeri relativi agli Sherpa che muoiono nelle grandi montagne del Nepal sono preoccupanti. Non solo per le vite spezzate, ma per i problemi sociali che queste morti provocano, lasciando intere famiglie in una situazione economica precaria. Questo problema fu uno dei cavalli di battaglia della rivolta degli Sherpa che seguì la valanga del 2014 e che portò alla chiusura anticipata della stagione alpinistica  in Nepal.

Secondo i dati raccolti nel database himalayano, negli ultimi 10 anni (dal 2009 alla primavera 2018), 70 sherpa sono morti durante spedizioni sulle grandi montagne himalayane. Di questi, 43 hanno perso la vita sull’Everest. Nello stesso periodo, un totale di 128 membri di spedizioni non nepalesi sono morti sulle montagne dell’Himalaya, di cui 33 sono deceduti sull’Everest.

Ciò che emerge dal confronto delle cifre, è che il rapporto delle morti sull’Everest è molto più negativo per gli Sherpa che per gli alpinisti di altre nazionalità. L’Everest si rivela, pertanto, di gran lunga, la montagna più pericolosa per gli Sherpa (Fonte)

Le statistiche

L’Everest, al confine tra Nepal e Cina, può essere scalato da entrambi i versanti; secondo quanto riportato dal blogger Alan Arnette, il database himalayano ha registrato 9.159 vertici dell’Everest fino a dicembre 2018, su tutte le vie, compiuti da 5.294 persone diverse. 1.211 persone, per lo più sherpa, sono saliti più volte. Di questi, 548 solo donne hanno raggiunto la vetta dell’Ottomila.
Il versante nepalese è quello più praticato con 5.888 cime rispetto ai 3.271 vertici dal versante tibetano; 211 scalatori hanno raggiunto la cima senza ossigeno supplementare, circa il 2,5%.

Sempre secondo i dati riportati da Anette, dei 295 alpinisti morti sull’Everest dal 1924, 11 erano donne.

Nel 2018 ci sono stati 802 vertici, 240 dal Tibet e 562 dal Nepal e 1 salita compiuta senza ossigeno supplementare. 5 i morti.