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3 Agosto 2016

Altri · Corsa in Montagna · Mountain Bike · Running · Sky Running · Trail Running

LIVIGNO SKYMARATHON FRA TRAIL E DOWNHILL: l’esperienza “veloce come il vento” del nostro Francesco Russo

Mi ritrovo a svolgere il ruolo di giornalista in Alta Valtellina. Dovrò assistere a due eventi: Livigno Skymarathon e Livigno Trail. Il giorno prima della gara mi sento con Eleonora Arrigoni, Responsabile Marketing SCOTT Italia, che ringrazio vivamente per l’invito. Ci diamo appuntamento a pomeriggio con gli altri giornalisti per organizzarci per l’evento di domani. E’ mattina e le chiedo cosa potrei fare avendo la mattinata libera. Mi invita ad andare a noleggiare da Mottolino una bicicletta e passare la mattinata così.

Sono sincero, il mondo delle biciclette non lo conosco bene ma mi ha sempre incuriosito. In primis sono anni che vorrei provare DownHill e non mi sembra vero che mi sia capitata un opportunità del genere. Accolto dai gestori del noleggio vengo subito attirato dalle biciclette. I miei occhi vengono colpiti da una miriade di colori fluorescenti diversi, dal vestiario tecnico che dovrà servire a proteggermi da eventuali cadute, dai caschi e tanto altro.

scott

 

Mi sento come un bambino che sta entrando per la prima volta in un parco giochi e viene subito distratto dai giocattoli. Le bici per il DownHill non sono come le classiche mountain bike. Diversamente da ciò che pensavo le biciclette sono leggere ed hanno sospensioni e forcelle importanti per assorbire al meglio le asperità del percorso e massimizzare la tenuta e la velocità. Dopo qualche spiegazione tecnica mi vesto: giubbino, protezioni varie, casco, guanti, occhiali. Sono pronto a partire!

Vengo accompagnato all’impianto di risalita da Matteo, la mia guida, assieme a due ragazzi inglesi. Per chi si approccia per la prima volta a questa disciplina penso sia utile farlo con una guida. Ho fatto una sola discesa con Matteo ma è servita a prendere fiducia, capire i rischi e soprattutto a conoscere la bicicletta ( come sfruttare il suo peso o la sua tecnologia per scendere al meglio ). La prima discesa è stata frammentata da pause volte a darmi dei consigli su come affrontare un passaggio tecnico ( saltini, curve strette, discese in mezzo agli alberi, ghiaioni, ecc.. ). Davvero utile.

Ultimata la discesa di prova mi sono buttato da solo per ben due volte giù per lo stesso percorso blu ( il colore blu indica il percorso più semplice ): alla terza discesa mi sentivo un razzo e la bicicletta sembrava parte integrante con il mio corpo. Che bella sensazione. Purtroppo ho dovuto smettere proprio quando iniziavo a prenderci gusto perché dovevo rientrare in albergo e poco dopo incontrarmi con gli altri giornalisti. Se mai vi capiterà di soggiornare qualche tempo a Livigno vi consiglio vivamente di provare anche solo per una mezza giornata questa bellissima disciplina: il divertimento è assicurato.

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E’ tempo di lavorare. Arrivo nella piazza di Livigno dove è presente il Truck Scott, un camion di proprietà Scott che farà da palco per gli speacker della gara. Bellissimo e immenso. Il tetto del Truck è il nostro punto di ritrovo dove assieme agli altri giornalisti e al Team Scott organizzeremo come seguire la gara.

Il team Scott è organizzatissimo e ci propone due alternative per seguire la Gara. Tutti i giornalisti decidono di seguirla sfruttando 3 postazioni chiavi dislocate nel percorso. Per quel che riguarda me come battuta avevo chiesto a Eleonora se potevo correre la Livigno Trail, 17 km con 1000 m di dislivello. Io in montagna vado spesso per fare passeggiate e arrampicare. Non ho mai corso ma mentre ci raccontavano della gara, di come si sarebbe svolta, del numero elevato dei partecipanti e del pubblico, dentro di me cresceva sempre più una voglia matta di partecipare. Adoro correre ma vivo in pianura e non ho mai corso per più di 10 km ma amo le sfide.

Eleonora mi concede il lusso ( lo definisco un lusso perché in quel momento correre per me era diventato un piccolo sogno da realizzare ) di partecipare e mi inscrive alla gara. Non so se avete mai fatto gare secche ( nel basket o nel calcio per intenderci sono quelle gare dentro fuori, o si vince o si va a casa ), dove la sera prima inizi a sentire le farfalle nello stomaco e sei invaso da momenti di adrenalina pura e carica a momenti di timore di non essere all’altezza. Ecco, anche se la mia partecipazione è del tutto amatoriale, senza pretese di risultato ma solo per divertirmi, mi sono sentito come un atleta e dentro a tutto quello che precede una gara. Bellissimo. Finita la nostra cena sono andato subito a letto attendendo con ansia che arrivasse la mattina per poter iniziare la gara.

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Mattina. I pro della Livigno Skymarathon sono appena partiti. Ero carico per loro. E’ davvero emozionante assistere da così vicino alla partenza, ma ancora di più lo è vedere come gli atleti si concentrano, si riscaldano, chiacchierano tra di loro per confrontarsi su come affrontare una salita, un passaggio tecnico, ecc.. C’è davvero tantissimo dietro ad una semplice gara.
Tra poco tocca a me. Siamo più di un centinaio a partire ed essere in mezzo agli atleti mi fa correre il cuore anche se sono fermo, quasi immobile cercando di gustarmi il momento presente. Dentro di me penso se mai sarò in gradi di arrivare al traguardo correndo o se arriverò camminando. Avvolto dai miei pensieri vengo distratto dallo speaker che annuncia l’imminente partenza. 3..2..1… sparo. Iniziamo a correre piano piano lungo la strada asfaltata che dalla piazza del paese ci porterà al primo piccolo strappo su per le montagne. Mi accodo subito nelle retrovie non sapendo come gestire una distanza del genere.

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Arrivo alla prima salita leggermente stupito dal ritmo dei primi 600 m: pensavo andassero più piano. Poi, appena incomincia la salita, vedo che tutti iniziano una camminata veloce e conservativa. Ciò mi consola. Essendo abituato a camminare con zaini pesanti inizio a superare subito un po’ di atleti. Il mio approccio alla gara è del tutto “giornalistico” ( senza pretese ) ma non nascondo che il sorpassare i concorrenti mi genera una piccola soddisfazione personale. Alla fine del primo strappo riprendo a correre senza problemi. Sento le gambe forti e i muscoli che rispondono tranquillamente a ciò che gli chiedo. Poco dopo incomincia un sentiero che attraversa torrenti, prati, boschi, e man mano che sale si apre hai miei occhi uno scenario meraviglioso.

In quota c’è ancora neve che contrasta con il verde degli alpeggi e il grigio delle rocce. Che spettacolo. Devo assolutamente fermarmi per fare delle foto. Riprendo subito a correre e arrivo al primo intermedio dove possiamo bere acqua o sali minerali. Li ci sono gli altri giornalisti a scattare foto: li saluto velocemente per poi riprendere a correre. Sono entrato nel vivo della gara e sento l’adrenalina scorrermi nelle vene quasi partecipassi in maniera competitiva. Tra sali e scendi, nell’intermedio prima di arrivare al secondo punto di ristoro c’è spazio anche per chiacchierare brevemente coi concorrenti. Mentre corriamo abbiamo il fiato per fare qualche battuta di come affronteremo la salita vera e propria e mi accorgo che tutti sanno al dettaglio le difficoltà tecniche del percorso. Ciò aiuta a sapere come gestire le proprie forze e prepara la mente ad affrontare la fatica.

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Arrivati al secondo punto di ristoro scopro ad accoglierci un sacco di gente che fa il tifo per noi ( si anche per me!!! Bellissimo vedere come cercano di spronarti ). Davanti ai tavoli delle bevande è presente un gruppo di bambini che ci vengono in contro con i bicchieri pieni di acqua o di sali ( anche di coca cola se uno la volesse ). Decido di fermarmi un pò con loro pensando a com’ero felice quando ero bambino e un atleta scherzava con me. In fondo loro non sanno che sono un “finto atleta” e quando gli chiedo se vogliamo fare una foto, la stanchezza che incominciava a farsi sentire nelle gambe svanisce di colpo: il loro sorriso e la loro carica nel corrermi vicino sono bellissimi. Bevo, mangio un po’ di frutta e decido di ripartire.

Dopo poche decine di metri parte una salita che non finirà più ( almeno questa è stata la mia sensazione ). L’affronto prima a piccoli passi ma correndo, poi camminando veloce ed infine camminando come se stessi andando in montagna con lo zaino. Siamo un gruppetto di 4 corridori. La testa guarda in basso e il fiato non si spreca più in chiacchiere. I miei passi sono scanditi dal battito del cuore che ora sembra un tamburo impazzito. I polpacci si sono fatti duri e le gambe iniziano ad essere pesanti. La salita sembra non finire mai e solo raramente alzo lo sguardo per vedere quando terminerà.

Attraversiamo i primi tratti nevosi e noto come il tempo incomincia a cambiare. Avevano messo pioggia dal primo pomeriggio ma sicuramente arriverà prima. Ho la testa svuotata dai mille pensieri che ogni giorno mi assalgono. Nelle nostre giornate capita spesso che mentre facciamo una cosa ne pensiamo ad un altra no? Ecco, qui, mentre sto salendo, penso solo a mettere un piede dopo l’altro. Sono concentratissimo quasi non mi accorgo che la salita sta per finire. Avendo lo sguardo basso noto ciò perché le gambe iniziano a farmi meno male, i polpacci a tirare meno e aumento il ritmo senza sforzo. Di colpo alzo la testa e tra nevai e nuvole scopro che il paesaggio è cambiato. Gli alpeggi hanno lasciato spazio alle rocce e alla terra. Siamo quasi in cima a Carosello 3000 e c’è una visuale incredibile. Peccato per i nuvoloni grigi.

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Il sollievo della pianura dura poco perché il sentiero riprende subito a salire per altri 200 m circa fino alla cima. Qui ho le gambe davvero stanche anche se mi accorgo di aver tenuto un ritmo super per non avere mai corso prima. Ho un sacco di atleti alle mie spalle che vedo salire piano perciò una volta in cima decido di mangiare e bere a volontà riprendendo fiato.
Il tempo che prima minacciava di piovere ora promette pioggia e incomincia subito ad alzarsi un vento gelido. Dentro di me penso a come sono stato furbo a non prendere su una giacchetta per ripararmi dal vento ma ormai è andata così.

Appena riprendo a camminare per fare gli ultimi metri di salita e poi iniziare i 5 km di discesa che mi porteranno al traguardo incomincia a piovere. Ecco il classico temporale estivo di montagna dove piove come se non ci fosse un domani. In un attimo sono bagnato come un pulcino e soprattutto congelato dal vento gelido. Mi viene da ridere pensando a come mi divertivo da piccolo a stare sotto la pioggia. Inizio a scendere ma dopo qualche centinaio di metri ecco un crampo ai polpacci. Dentro di me mi dico: hai visto che sei salito troppo in fretta?

Decido quindi di fermarmi e provare a riposare un po’. Ormai ho il punto di ristoro lontano perciò mi siedo su un masso ad ammirare il paesaggio sotto l’acqua. Mi sorpassano in molti ed alcuni mi chiedono se ho bisogno. Dico di no pensando che al massimo arriverò giù camminando. Guardo il paesaggio dove in lontananza le cime incominciano a nascondersi dietro le nuvole. L’acqua mi cade addosso quasi a voler massaggiare i miei muscoli. A volte può essere piacevole stare sotto la pioggia. Il freddo ora diventa pungente e decido di ripartire: anche stando fermo sto bruciando tantissime energie per cercare di mantenere il corpo caldo.

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Riprendo piano piano sentendo ancora i polpacci indolenziti e mi preparo ad un altro crampo immediato. Per alcuni minuti corro come se non mi fossero mai venuti ma ecco che appena penso a ciò percepisco un morso in entrambe le gambe. Ci risiamo. Ora sono vicino ad un rifugio dove man mano che mi avvicino camminando sento delle voce incitarmi. Bellissimo. C’è della gente all’interno che deve essersi rifugiata li ma che continua a tifare per noi. La carica che ti può dare un tifoso è assurda. Nonostante il male decido di riprendere a correre. Ad un certo punto c’è un bivio che mi riporta in un classico sentiero di montagna. Qui devo stare attendo a non scivolare. Vengo raggiunto e sorpassato da un pro che a vederlo sembra volare in discesa. La rapidità di gambe che ha sul bagnato è impressionante. Davvero ci rimango quasi male. Poi mi riunisco ad un “comune mortale” come me e percorriamo l’ultimo tratto assieme fino a vedere la strada asfaltata che ci separa di circa 500 m dall’arrivo. La pioggia non accenna a smettere e purtroppo da quassù sembra che la gente l’abbia data vinta ritirandosi nei bar o ritornando a casa rinunciando al tifo.

Arrivato però in strada mi accorgo di aver torto. Sfruttando i bar, piccole tettoie, ombrelli ci sono ancora tante persone che mi incitano a non mollare fino all’arrivo. E’ stata un emozione grandissima arrivare al traguardo correndo. Acqua, freddo, stanchezza, crampi ma nulla di tutto ciò ha compromesso la felicità che ho provato al traguardo.

Correre in montagna ha il suo fascino. Nonostante lo sforzo, i dolori in gara e quelli che ho avuto post gara, ritengo ne sia valsa la pena. I paesaggi che si presentano ai nostri occhi valgono la fatica appena fatta. La mia Livigno Trail si conclude con un 89esimo posto, un grande sorriso e un grazie di cuore a Scott e a Eleonora. Mi hanno permesso di vivere questo week-end, vivere la gara da dentro ma sopratutto mi ha permesso di conoscere il mondo Scott. Sono stati due giorni intensi ma davvero belli.

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Francesco Russo – MountainBlog.it