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15 Gennaio 2020

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Notte agitata sul Gasherbrum I per Simone Moro e Tamara Lunger

Simone Moro, invernale al Gasherbrum I 2020 con Tamara Lunger. Foto: The Vertical Eye/Matteo Pavana. Fonte: facebook S. Moro

Il vento cancella tutto il lavoro delle settimane precedenti. Enorme il pericolo valanghe

Il maltempo in Pakistan non concede tregue a Simone Moro e Tamara Lunger, impegnati sul Gasherbrum I.

“Notte agitata quella che ci siamo lasciati alle spalle – scriveva poche ore fa Simone Moro sul suo Instagram –  Il vento è stato decisamente il protagonista, ci ha tenuti svegli tutta notte, distrutto la tenda Toilet e la tenda Doccia. Tutto il resto ha resistito perfettamente. L’esperienza mi aveva suggerito di posizionare il campo base in un avvallamento profondo, sede estiva del torrente che nasce dal ghiacciaio. Questa posizione riparata è stata preziosa e provvidenziale questa notte. Con il vento anche le nevicate degli ultimi giorni avevano coperto i nostri bagagli e i bidoni in plastica contenenti le provviste. Nulla di grave, bisognava spalare e far riemergere tutto e Tamara si è fatta carico di gran parte del lavoro.”

Pericolosissimo distacco sul ghiacciaio

Nonostante il cattivo tempo, Moro e Lunger sono ritornati sul ghiacciaio per provare a salire.

Scrive Moro: Tutta la nostra traccia era sparita, tutto il lavoro delle due settimane precedenti cancellato e abbiamo dovuto ricominciare da capo, spesso senza riferimenti e con un nuovo pericolo, le grosse placche a vento create proprio dal protagonista della notte. Dopo circa un’oretta di partenza dal campo base e alcuni tipici rumori di cedimenti della neve sotto i piedi ( il classico VOOM!) abbiamo provocato un pericolosissimo distacco che seppur di dimensioni non enormi poteva esserci fatale. Noi eravamo a valle in un canale e tutto il pendio sopra di noi ha ceduto ed è scivolato verso di noi fermandosi praticamente ai miei piedi. Un avvertimento chiaro! Fossimo stati sopra uno dei tanti seracchi pendenti del ghiacciaio sommitale, un distacco così sotto i piedi significa scivolare fino al bordo del seracco e poi cadere sotto nel crepaccio e venire sotterrati da tutta la placca di neve. Dietro front, tornati al Base. Le invernali non sono un “gioco” per chi osa di più ma per chi ha più pazienza e saggezza. Sono davvero ascensioni per pochi, qua ti salta il tappo velocemente. Non si tratta di essere esposti al freddo per pochi minuti al giorno ma costantemente per mesi, no stop, isolato dal mondo e dalle comodità basilari, dove non è il grado di difficolta a definire la prestazione ( magari fosse una questione di numeri e gradi) ma di resilienza e resistenza. Chi non ha mai provato, credetemi, non può ne capire ne immaginare. Nulla di eroico ma attenti a non ridurre il tutto alla sola bassa temperatura. I polacchi che hanno inventato questa specialità sono stati davvero “degli ice warriors” e a loro va la mia assoluta ammirazione. Aver raccolto da loro eredità (oggi anniversario mia prima invernale alla cima del Shisha Pangma dopo 17anni di insuccessi precedenti) significa ogni volta caricarsi di un peso gigante. Nonostante 16 spedizioni invernali, ogni volta mi viene richiesto il massimo dello sforzo fisico e mentale unito da quello decisionale. Ora aspettiamo il bel tempo. La testa adesso non è più solo al crepaccio in cima al ghiacciaio e alla scaletta da trasportare per attraversarlo, ma ora anche ai distacchi spontanei di neve. Tutto va considerato e affrontato nei prossimi giorni.

Invernale al Gasherbrum I 2020, spedizione di Simone Moro e Tamara Lunger. Foto: The Vertical Eye – Matteo Pavana/fonte facebook T. Lunger

Il commento di Tamara Lunger:

“Oggi la delusione è stata davvero grande. Abbiamo la scala e ha smesso di nevicare, ma il pericolo valanghe é enorme. Distacchi spontanei dal cammino in valle, che soprattutto in alto dove siamo in mezzo ai crepacci larghi e profondi non c’è da scherzare! Ci sono troppi casi dove persone muoiono per delle piccole valanghe, e noi sicuramente non vogliamo rischiare! Tutta la traccia é andata e quindi aspetteremo (anche giorni) per poter salire di nuovo in sicurezza facendoci aiutare dal nostro orologio Garmin, per non dover di nuovo trovare una altra via possibile!
Scendendo mi sono lasciata cadere nella neve e ho gridato (esiste la cura contro la rabbia gridando, e qui per lo meno non ci sente nessuno)
Ma come mi ha detto Simone: “stai calma, qui dobbiamo avere pazienza. La montagna non ha bisogno di noi e noi non abbiamo bisogno della montagna!! Analizzando questo dal punto di vista fuori dal mio mondo delle fiabe ha anche ragione. Dio, ti prego di aiutarci un po’, grazie”