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7 Febbraio 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Annullata la prima spedizione invernale “Leopardo delle Nevi”. Mancato un 7000

I 4 alpinisti della spedizione. Fonte: Desnivel

Le nevicate eccessive e il forte vento hanno impedito ai kirghisi Serguey Seliverstov e Semion Dvornichenko, e ai russi Roman Abildaev e Alexey Usatykh di scalare l’ultima montagna a loro mancante per completare i cinque 7000 dell’ex URSS, in inverno

Il  primo “Leopardo delle Nevi” invernale (Winter Snow Leopard),  riconoscimento che  viene assegnato a chi riesce a salire in inverno i cinque Settemila dell’ex URSS, dovrà aspettare.

La spedizione  composta dagli alpinisti di Russia e Kirghizistan che aveva questo obiettivo,   è stata annullata. Il team non ha potuto  raggiungere l’ultima vetta, il Peak Communism (7.495 m), la più alta di tutte.

I kirghisi Serguey Seliverstov e Semion Dvornichenko e i russi Roman Abildaev e Alexey Usatykh avevano iniziato  molto bene, raggiungendo la cima del Peak Korzhenevskaya (7.105 m) attraverso una nuova via il 22 gennaio. In precedenza, avevano superato il Peak Lenin (7.134 m), il 22 gennaio 2016; il Khan Tengri (7.010 m) il 26 gennaio 2017; e il Peak Pobeda (7.439 m), l’8 febbraio 2017.

Pik Ismail Samani (prima chiamato Pik Communism). Foto: Andrzey Barglel

Poi si sono diretti verso  il Pik Communism, ora ufficialmente chiamato Peak Imeni Ismail Samani. Con i suoi 7.495 metri, è la vetta più alta della catena montuosa del Pamir e dell’ex Unione Sovietica. Oggi si trova nel territorio del Tagikistan. Mentre la prima salita ha già quasi 85 anni, realizzata da Yevgeny Abalakov a settembre 1933, la prima invernale è stata completata solo il 4 febbraio 1986, da un gruppo di sette alpinisti russi guidati da Vladimir Balyberdin. Il Korzhenevskaya e il Communism spesso vengono scalati consecutivamente, nella stessa spedizione, poiché sono geograficamente vicini e condividono un campo base.

Sergey Seliverstov, Semion Dvornichenko, Roman Abildaev e Alexey Usatykh il 24 gennaio hanno completato la discesa del Korzhenevskaya e sono rientrati al campo base. Tuttavia,  non hanno potuto iniziare a salire il Peak Communism per diversi giorni, a causa del vento e del maltempo.

Il 31 gennaio erano a 5.350 metri, e il 2 febbraio  a 5.900 m, ma con un vento fortissimo che non li ha mai abbandonati, anzi è addirittura aumentato, in contrasto con  le previsioni meteo che davano una finestra di bel tempo. Il giorno seguente gli alpinisti erano ancora bloccati nella tenda.

Il 4 febbraio sono riusciti ad avvanzare un po’ di più e a raggiungere i 6.200 metri di quota, anche se di nuovo sono tornati ai 5.900 metri per rifugiarsi e trascorrere la notte. Era evidente che non ci sarebbe stata un’altra possibilità, visto il deteriorarsi delle condizioni. In realtà, tra ieri e oggi il vento ha superato i 110 km/h e per il prossimo fine settimana sono attesi forti nevicate e nuovi venti di oltre 100 km/h, che potrebbero raggiungere anche i 140 km/h in vetta.

A questo punto i membri della spedizione russo-kirghisa hanno preso la saggia decisione di annullare la spedizione e tornare a casa. L’obiettivo è sospeso e gli alpinisti stanno pensando di ritentare il prossimo inverno.

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