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31 Agosto 2017

Ambiente e Territorio · Insight

Sulle tracce delle riprese de Il silenzio dei passi

Una bambina di pochi mesi si aggira a piedi nudi muovendo i suoi primi passi sul prato del rifugio Col Drusciè a Cortina, dove Tofana Freccia del Cielo ha organizzato la presentazione dell’ultimo libro di Andrea Bianchi, “A piedi nudi”, che segue di solo un anno la pubblicazione, sempre per Ediciclo, de “Il silenzio dei passi”.

La piccola cammina ancora incerta, appoggiando gli avampiedi e mostrando a tutti noi partecipanti al workshop di Andrea Bianchi sulla camminata a piedi nudi in natura la verità di quello che lui ci sta spiegando: l’appoggio del piede più funzionale e rispettoso della sua struttura invita ad appoggiare prima l’avampiede, poi il tallone. E mentre noi adulti cerchiamo di recuperare goffamente quell’antica postura, alla bimba vengono infilate le scarpe e… detto fatto: è subito camminata di tallone.

Siamo sul set del documentario dedicato alla camminata a piedi nudi proposta da Andrea, ambientato nei magnifici scenari dolomitici. Prodotto dalla trentina Decima Rosa in collaborazione con la londinese Freeside Films, il documentario è finanziato anche da Trentino Film Commission. È il primo giorno di riprese, ma il caso ci regala subito la prova visibile di quello che stiamo sperimentando, grazie alla comparsa di questa bambina insieme al papà che partecipa al workshop. La giornata è piena di sole, è il 29 agosto ma la luce è già tersa come agli inizi dell’autunno.

Nei gruppi esperienziali condotti da Andrea Bianchi succede sempre come oggi: ci si emoziona a riscoprirsi bambini, senza scarpe e (forse) con i piedi un po’ più per terra.

La giornata è un’ascesa: dal Col Drusciè dove il regista Andrea Monticelli fa le prime riprese saliamo alla stazione intermedia di Ra Valles a bordo della funivia molto vintage (compie 50 anni il prossimo anno) della Tofana. Qui il silenzio dei passi si interrompe un attimo per permetterci di assaggiare l’ottima pizza della pizzeria più alta d’Europa, prima di iniziare il secondo workshop della giornata sull’assolata terrazza in legno del ristorante.

Quattro rossi bambini tedeschi si divertono a scoprire le loro dita dei piedi che inaspettatamente non obbediscono alle strampalate richieste di Andrea, che a ogni nuovo workshop propone un passo in più: stavolta è sollevare un alluce lasciando le altre dita a terra mentre l’altro piede fa l’opposto. Una roba che già scriverla è difficile. Ma i bambini son più furbi e la soluzione è subito trovata: le dita delle mani suggeriscono a quelle dei piedi cosa fare. C’è poi una coppia di italiani arrivata per caso: lui ha appena finito di leggere un libro sulla corsa a piedi nudi che lo ha folgorato, e sulla Tofana di Mezzo chi trova? Andrea Bianchi, che ha messo quel libro nella bibliografia del suo ultimo “A piedi nudi”. Coincidenze o destino?

L’ultimo passo della giornata è la salita alla cima della Tofana di Mezzo, che con i suoi 3244 è la quarta cima delle Dolomiti.
Qui Andrea si trasforma: da folletto che era al Ra Valles, prende quasi le sembianze dello stambecco. Si staglia contro il cielo blu del pomeriggio inoltrato zampettando leggero tra un sasso aguzzo e l’altro. Ormai questa è roba per palati (anzi, per piante dei piedi) forti. Noi lo seguiamo nei nostri scarponi da montanari d’altri tempi, finché l’efficientissima Irene, che di questa giornata è stata madrina e organizzatrice, non richiama all’ordine lo scalzo e felice Andrea: è ora di tornare a valle e rimettere la scarpe, l’ultima funivia sta per partire.

Andrea è recalcitrante, ad ogni troncone di funivia spera che ce ne sia un’altra più tardi per poter stare ancora a saltellare sulla roccia dolomitica che nel frattempo si sta raffreddando, seguendo giustamente i ritmi del giorno e della luce. Ma dobbiamo scendere. Per fortuna l’avventura è appena iniziata, il prossimo appuntamento si gioca in casa, sulle trentine Pale di San Martino. E se è vero, come ha scritto il poeta Antonio Machado, che il cammino si fa camminando, non sappiamo ancora dove ci porterà il sentiero ma intanto è iniziato alla grande.

 

Camilla Endrici