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29 Settembre 2023

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Team polacco scala alcune interessanti vie sui 4000 del Tien Shan

Team polacco nel Tien Shan, settembre 2023. Fonte Polski Himalaizm Sportowy (PHZ)-2

La squadra ha operato nel Parco Nazionale di Ala Archa

Tra il 1° e il 18 settembre, gli alpinisti polacchi Piotr Rozek, Tomasz Kujawski e Wojciech Mazik  hanno scalato alcune interessanti vie sui Quattromila della catena del Tien Shan, in Kirghizistan.

Polski Himalaizm Sportowy (PHZ) precisa che la zona è quella del Parco Nazionale di Ala Archa, un luogo profondamente radicato nella storia dell’arrampicata sovietica.

In quest’area, a soli 35 km da Bishkek (capitale del Kirghizistan), si possono trovare vie con difficoltà fino al 6B (il livello più alto nella scala di difficoltà sovietica), Qui, un tempo, venivano ospitati i Campionati di alpinismo dell’URSS.

Secondo gli alpinisti locali, settembre  è stato caratterizzato dal tempo peggiore degli ultimi anni (con venti da uragano, tempeste e nevicate), tuttavia, il trio polacco non si è risparmiato.

Gli obiettivi dei polacchi: Uchitel Peak, Beichechkey, Korona Peak, Semenov Thian Shansky e Free Korea Peak

Rozek, Kujawski e Mazik hanno stabilito un campo base al rifugio Ratsek, a 3.400 m. Per acclimatarsi, hanno salito l’Uchitel Peak a 4.560 m (alcune fonti lo indicano a 4.540 m). Anche se tecnicamente non è una montagna difficile, i forti venti e le nevicate possono renderla pericolosa.

Il team ha poi puntato su una via rocciosa chiamata Schwab (5A, VI, 550m) sul Beichechkey (4.515 m). Dopo nove ore di progressione, i tre hanno dovuto ritirarsi da quota 4.400 m a causa del maltempo. L’obiettivo successivo è stato il Korona Peak, a 4.810 m, dove la squadra ha salito in circa cinque ore la via di ghiaccio Plotnikov (5A, 500 m).

Approfittando di una breve finestra meteorologica, il team ha poi deciso di spostarsi al rifugio sul ghiacciaio Uchitel per tentare una via di roccia. Hanno scelto  Nikiforenko (5b, V+, A2, 500m) sul Semenov Thian Shansky (4.895 m), la montagna più alta dell’Ala Archa.

“Abbiamo salito il primo tiro su misto, eseguendo una traversata abbastanza rischiosa (circa M5) attraverso rocce fortemente fessurate (non abbiamo preso abbastanza spit per superare in sicurezza la variante originale all’inizio attraverso ghiaccio altamente ripido). Purtroppo le condizioni della parete erano sfavorevoli, la roccia era a tratti ghiacciata e coperta di neve sciolta”, hanno raccontato. Gli alpinisti hanno quindi dovuto rinunciare a salire la via classica.

Hanno cambiato obiettivo e sono saliti per una linea tecnicamente più difficile attraverso un pilastro. Dopo 11 ore, erano in cima al pilastro, a pochi tiri di  misto dalla vetta. Ma ancora una volta, a causa dell’avvicinarsi di una tempesta e di diversi giorni di maltempo, hanno deciso di scendere.

La spedizione si è conclusa sul Free Korea Peak (4.777 m). Hanno salito la via di ghiaccio “Barbera” (5B), lunga 900 m, trovando buone condizioni  in parete. Il punto chiave è stato un traverso di misto con scarse protezioni al centro della parete. Dopo 8,5 ore in condizioni meteorologiche terribili, hanno finalmente raggiunto la vetta. E’ stata l’unica via della loro spedizione dalla quale è stato necessario scendere per la via di salita utilizzando il sistema Abalakov.